Elezioni dell’11 maggio 2008: la Serbia resiste

di Enrico Vigna – Portavoce del Forum Belgrado Italia

su L’ERNESTO

Si va verso un governo di unità nazionale dei partiti non asserviti agli interessi stranieri dell’occidente.

Risultati

Secondo i dati della Commissione elettorale della Repubblica di Serbia questi sono i risultati finali delle elezioni tenute l’11 maggio:

la lista “Per una Serbia europea” di B. Tadic ha ottenuto il 38,44 per cento dei voti, ovvero 102 seggi;
il Partito Radicale Serbo il 29,36 per cento dei voti, ovvero 78 seggi;
la lista “Partito Democratico di Serbia – Nuova Serbia” di V. Kostunica ha ottenuto l’11,59 per cento, ovvero 30 seggi;
il Partito Socialista di Serbia – Partito dei pensionati uniti di Serbia – Serbia Unita il 7,60 per cento dei voti, ovvero 20 seggi;
il Partito Liberal democratico di Cedomir Jovanovic 5,24 per cento, ovvero 13 seggi.

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Rifondare la sinistra comunista per fare più forte tutta la sinistra

di Haidi Gaggio Giuliani

A Genova i processi sul G8 stanno per terminare; incontro uno dei giovani che si è speso in questi anni in difesa di 25 capri espiatori. “E dopo che cosa farai?” gli chiedo. “Non lo so, andrò in montagna, a coltivare la terra”, mi risponde, amaro. Penso che coltivare la terra sia un’ottima cosa, se si tratta di una scelta, ma non se è determinata da una disillusione.
Sera al circolo del Partito: dei vecchi compagni discutono animatamente. “Abbiamo perso perché ci hanno tolto questo”, sbotta uno di loro, la mano aperta su una bandiera con falce e martello. Penso che i simboli sono importanti perché ci rappresentano, parlano delle nostre idee e della nostra storia; penso che è possibile anche rinunciare ad un simbolo, quando storia e idee sono talmente affermate da non avere più bisogno di carta d’identità; ma nella voce di questo compagno c’è la rabbia di chi si sente derubato, gli sono state tolte le parole che conosceva, non gli sono stati dati altri strumenti.
Leggo nella lista ligure: “Il vuoto politico di questi mesi ha fatto sì che io mi senta sempre più un corpo estraneo e solo, rischiando a volte di non sapere se faccio cose giuste”.

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Gramsci ci aiuta ancora

Lettera di un gruppo di intellettuali sulla “crisi italiana”

A partire dagli anni Novanta, Gramsci in Italia è stato forse studiato, quando non rimosso, ma non valorizzato per l’utilità politica che il suo metodo di pensiero, le sue domande e le sue categorie di analisi ancora rivestono. Come si forma un nuovo senso comune? Come reagire allo straordinario processo di passivizzazione che attraversa le società occidentali? Come ripensare il nesso egemonia-democrazia? Come si costruisce il movimento storico sulla base della struttura? Quali sono i termini, oggi, di una riforma intellettuale e morale? Il deficit di cultura gramsciana nel dibattito politico odierno consiste soprattutto nell’aver smesso di porsi tali domande. Non ovunque è così. Ad esempio in America latina queste sono domande ben presenti e vive nel dibattito politico.

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Prima di tutto vennero a prendere gli zingari…

 

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht

Assalto razzista nel cuore di Roma

di Sara Menafra Marina Zenobio

su Il Manifesto del 25/05/2008

Un gruppo a volto coperto devasta tre negozi e pesta un immigrato: «Avete rotto il cazzo. Andatevene». Applausi dalle finestre. Una testimone: «C’erano delle svastiche»

Sono circa le cinque e mezza, quando Sat Paul, indiano, proprietario di un piccolo spaccio nel quartiere Pigneto a Roma, li vede arrivare. La sua bottega è in via Macerata 28, e lui racconta di aver immediatamente riconosciuto almeno il «leader» degli aggressori. Un uomo di quarantanni circa, a bordo di una moto, seguito da un gruppo di ragazzi tra i venti e i venticinque anni, armati di mazze di legno e di un piede di porco. Tutti hanno il volto coperto da un fazzoletto bianco e nero, racconta ad una giornalista del manifesto che arriva sulla scena mentre l’assalto è ancora in corso: «Il capo è un uomo adulto, piuttosto conosciuto nella zona. Si è presentato qui questa mattina, raccontando che qualcuno gli ha rubato il portafogli proprio mentre si trovava qui di fronte. Ha accusato un tunisino che frequenta spesso questo negozio e ha insistito col dire che voleva indietro sia il portamonete sia i cinquecento euro che conteneva».

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Maradona: “Bush assassino, Matarrese mafioso”

Antonio Matarrese? Un mafioso.
Bush? Un assassino.
Pelè? Un uomo senza dignità.
E’ lui, è il solito, inimitabile Diego Armando Maradona che, alla presentazione del film-documentario ‘Maradona by Kusturica‘ spara a zero su tutto e tutti, senza peli sulla lingua, davanti ad un divertito Emir Kusturica e una platea di giornalisti impietriti dalle stilettate del Pibe de Oro, giunto oggi al Festival di Cannes.

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