Lettera aperta

Ai Rappresentanti Istituzionali

Al Comandante del 187° Reggimento Paracadutisti “Folgore”

 

Egregi Rappresentanti Istituzionali,

Egregio Comandante,

 

Come ogni rappresentante popolare e militare sa, avendo prestato solenne giuramento sulla nostra Costituzione Antifascista, le libere istituzioni repubblicane e la stessa dignità nazionale trovano il loro fondamento storico, politico ed etico nella guerra di Resistenza del nostro popolo e nella sconfitta del fascismo. Senza la Resistenza, dell’immagine del nostro paese non resterebbe che infamia e vergogna per le sofferenze e la schiavitù portate a tutti i popoli (compreso il nostro) aggrediti dall’imperialismo fascista. Lo stesso vale per il nostro esercito.

Al di là del rispetto dovuto e riconosciuto per l'”eroismo” tragico di molti e per il doloroso ricordo delle tante vittime, anche militari, dell’avventurismo del Duce e dei suoi accoliti, noi siamo fortemente preoccupati che dietro la celebrazione della Battaglia di El Alamein che avete organizzato nella città di Livorno, non emerga neanche quest’anno, nonostante le polemiche e contestazioni che da tempo circondano questa manifestazione, la volontà da parte degli organizzatori di mandare un messaggio di chiarezza alla nostra città sul significato di questa giornata.
Vi chiediamo quindi di esprimere con nettezza, di ribadirlo se pensate che questo sia comunque implicito nelle vostre azioni e nelle vostre espressioni, il giudizio di netto ripudio del regime dittatoriale che portò al disastro di El Alamein.
Pensiamo sia dovuto alla sensibilità della maggioranza dei livornesi, pensiamo sia dovuto anche per dare il giusto senso alla stessa manifestazione di oggi.
Perché, al di là delle volontà degli organizzatori, oggi arriveranno allo Stadio Comunale di Livorno anche quanti rivendicano, pure attraverso El Alamein, la loro continuità ideale e politica con un passato di oppressione e morte.
Il comando, gli organizzatori, i partecipanti alla manifestazione soprattutto istituzionali, non possono chiudere gli occhi di fronte a questo fatto che apre una contraddizione con la città di Livorno, medaglia d’argento della Resistenza, che solo chi organizza può risolvere.
Allo stesso modo, conformemente al dettato costituzionale, siamo a rivendicare l’applicazione dell’art. 11 della Costituzione Repubblicana che esprime il ripudio da parte del nostro paese della guerra e quindi a ribadire la nostra totale disapprovazione della nostra presenza militare in Afghanistan che troppi morti e sofferenze sta provocando tra le popolazioni civili e gli stessi militari italiani. Per questo siamo a chiedere di nuovo il ritiro immediato delle nostre truppe da quella zona di guerra.

Livorno, 14 novembre 2009

Alessandro Trotta

(segretario PRC – fed. di Livorno)

No Berlusconi Day Conferenza Stampa 13/Novembre 2009

COMUNICATO STAMPA Manifestazione “No Berlusconi Day” 5 dicembre 2009 Roma

 

 

La crisi economica sta determinando una sofferenza sociale sempre maggiore. L’aumento della precarietà, la perdita di posti di lavoro, salari e pensioni con cui si fatica ad arrivare a fine mese sono il panorama comune a tutto il Paese.

 

Il Governo, invece di intervenire per risolvere questa situazione, la aggrava con tagli alla spesa sociale e all’istruzione, con la compressione di salari e pensioni, di cui l’attacco al contratto nazionale di lavoro è solo l’ultimo atto. Inoltre, questo Esecutivo si adopera a fomentare la guerra tra i poveri con provvedimenti razzisti e xenofobi sull’immigrazione.

 

Come se non bastasse, il Governo ha varato provvedimenti come lo scudo fiscale che legalizzano l’evasione fiscale e il malaffare, ha stanziato una quantità enorme di denaro per le banche, per l’acquisto di cacciabombardieri e per grandi opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina.

 

Il Governo contribuisce, quindi, ad aggravare la crisi, difende i poteri forti e parallelamente si adopera per demolire la democrazia italiana portando a compimento la realizzazione del piano della P2 di Licio Gelli. Le proposte di manomissione della Carta Costituzionale si accompagnano ad una quotidiana azione di scardinamento della Costituzione materiale, al tentativo di mettere il bavaglio alla libera informazione, di limitare l’autonomia della Magistratura, di snaturare il ruolo del sindacato e di ridurre al silenzio i lavoratori.

 

Per contrastare quest’operazione che è allo stesso tempo antidemocratica, fascistoide e socialmente iniqua, riteniamo necessario costruire una risposta politica generale, forte e unitaria. Siamo impegnati a costruire un‘opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel Paese e nei luoghi di lavoro e che obblighi il Governo a cambiare la politica economica e sociale.

 

Ecco perché chiediamo le dimissioni di Berlusconi anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio. E proponiamo a tutte le forze di opposizione di convocare per il prossimo 5 dicembre una manifestazione unitaria contro la politica del Governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.

 

Per questi motivi aderiamo all’assemblea promossa dal comitato NO BERLUSCONI DAY -LIVORNO convocata per lunedì 16 novembre ’09 alle ore 18 presso il Cìrcolo ARCI “Colline” via di Salviano 53\a per organizzare la partecipazione di tutti i soggetti organizzati e dei cittadini che sono interessati alla manifestazione del 5 dicembre.

 

Questi sono i contatti per aderire al pullman che è stato organizzato: cell. 347.3807495 oppure mail: IDVLIVORNO.GIOVANI@GMAIL.COM GIOVANI@PRCOMUNISTALIVORNO.IT (con partenza da Livorno – Rosignano – Cecina, prezzo €18).

 

 

Paolo Bertolini – Coordinatore prov.le Giovani Italia dei valori Livorno

Niccolò Gherarducci – coordinatore prov.le Giovani Comuniste/i Livorno

Giacomo Serini – Coordinatore prov.le Federazione Giovani Comunisti Italiani

Libertà per i compagni arrestati!

COMUNICATO STAMPA

 

10 novembre 2009

 

Nell’ambito dell’inchiesta per i fatti di Pistoia dell’11 ottobre questa mattina (9 novembre) all’alba la polizia ha perquisito le abitazioni di due compagni del Movimento antagonista livornese notificando ad entrambi la misura degli arresti domiciliari.

I due compagni erano tra coloro che risultavano già denunciati l’undici ottobre stesso quando furono prelevati dall’assemblea pubblica a cui stavano partecipando.

È bene ricordare le circostanze in cui 8 compagni furono denunciati e 3 arrestati – dei tre i due compagni di Livorno, Elisabetta e Alessandro, furono messi agli arresti domiciliari dopo alcuni giorni. Quel giorno le forze di polizia sotto il comando della questura di Pistoia perquisirono il circolo Arci “Primo maggio”, dove era in corso un’assemblea regionale contro le ronde, senza mandato. Furono tutti prelevati e tenuti 10 ore nella questura di Pistoia, al termine della quali gli arrestati furono tre, due compagni del MAL e il segretario regionale dei CARC. Alcuni giorni dopo ai due compagni livornesi vennero concessi gli arresti domiciliari mentre per Alessandro La Malva veniva confermato il carcere; Alessandro è ancora in attesa di ricevere l’autorizzazione dal PM affinché la sua famiglia possa ricevere l’assegno di mobilità indispensabile alla loro sussistenza.

Oggi – a quasi un mese da quei giorni – l’ennesima doccia fredda con l’arresto, ai domiciliari, dei due compagni del MAL. Non riusciamo a capire lo scopo di queste ulteriori misure, ci troviamo del tutto sorpresi. Escludiamo che siano emerse nuovi fatti e nuove prove contro i compagni ma a questo punto è del tutto necessario che gli organi preposti informino l’opinione pubblica del loro operato dato che l’informazione su questo è stata pari a zero, in ogni caso a noi pare evidente la loro estraneità  alla vicenda della devastazione della sede fascista; pericolo di fuga (?!) dopo un mese?

Questi interrogativi hanno bisogno di risposte.

Se non risultassero immediate evidenze oggettive, come non risultano, siamo portati a pensare  che i provvedimenti abbiano una chiara matrice politica. Si tende ancora colpire una realtà da anni impegnata nella difesa della costituzione repubblicana, nella difesa dei valori dell’antifascismo e nella difesa dei lavoratori e dei più deboli. Appare come un atto chiaramente repressivo, contro un parte politica ben definita.

Questi fatti, che vanno ad aggiungersi a quanto successo a Massa, Lucca e Firenze, mirano a rompere il tessuto di coesione sociale alla base della convivenza civile e democratica, nel confermare il proprio impegno antifascista, il Partito della Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti italiani ribadiscono che le forze dell’ordine e la magistratura farebbero bene a perseguire coloro i quali ogni giorno calpestano la Costituzione e che rievocano in molteplici forme quel regime fascista che trascinò nel terrore e nella violenza il nostro Paese.

Facciamo appello a tutte le forze democratiche affinché prendano posizioni chiare e nette a favore della liberazione di questi ragazzi ingiustamente detenuti e che si adoperino perché questo avvenga. Come Partiti sosterremo ogni mobilitazione democratica per raggiungere questo obiettivo, al fine di ottenere verità e giustizia su quanto accaduto, durante e dopo l’irruzione delle forze dell’ordine al Centro “Primo Maggio” di Pistoia.

 

Ugo Bazzani – Segretario federazione PRC di Pistoia

Tiziana Bartimmo – Capogruppo PRC-PdCI Comune di Livorno

Bianca Bracci Torsi – Direzione nazionale PRC, resp. nazionale antifascismo PRC

Lorenzo Cosimi – Consigliere comunale PRC-PdCI Livorno

Stefano Cristiano – Segretario reg. toscano del PRC

Ilicia Di Ienno – Resp. regionale toscano antifascismo PRC

Italo Di Sabato – Osservatorio sulla repressione

Niccolò Gherarducci – Coordinatore Giovani Comuniste/i Livorno

Alessandro Leoni – CPN PRC, resp. nazionale Apparati dello Stato PRC

Aldo Manetti – Consigliere regionale toscano del PRC

Michele Mazzola – Segretario federazione PdCI di Livorno

Gianluca Schiavon – Responsabile nazionale Giovani Comuniste/i

Giacomo Serini – Coordinatore FGCI Livorno

Alessandro Trotta – Segretario federazione PRC di Livorno

Nell’Europa dell’est cresce la nostalgia del comunismo

su Reuters del 09/11/2009

Solo il 30% degli ucraini si dice a favore del passaggio alla democrazia, quando nel 1991 era il 72%. In Bulgaria e Lituania, il crollo del numero dei favorevoli al cambio di regime si è fermato poco sopra la metà della popolazione, quando nel 1991 i tre quarti degli abitanti erano favorevoli alla transizione. In Ungheria, uno dei paesi più colpiti dal peggioramento economico, il 70% di quelli che nel 1989 erano già adulti confessa di esser rimasto deluso dai risultati del cambio di regime.

Vent’anni dopo la caduta del comunismo, Belene (Bulgaria) è un posto ormai dimenticato e soltanto una piccola targa di marmo ne ricorda la storia. Mentre la nostalgia del passato cresce nel piccolo paese balcanico e nell’ex blocco sovietico. Il fallimento del capitalismo nel migliorare le condizioni di vita (della popolazione), nell’imporre lo stato di diritto e nell’arginare la corruzione dilagante e il nepotismo ha aperto la strada a ricordi del tempo in cui il tasso di disoccupazione era a zero, il cibo era economico e la sicurezza sociale era alta.
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Vivevano meglio nella DDR

A giugno 2009 uscì questo sondaggio:
Berlino, 26 giugno 2009 – A 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino la maggioranza dei tedeschi dell’est continua ad essere in preda alla ‘Ostalgià e rimpiange le condizioni di vita nella DDR. La clamorosa rivelazione emerge da un sondaggio Emnid commissionato dal governo tedesco, di cui il quotidiano ‘Berliner Zeitung’ rivela oggi i risultati.
Il 49 per cento degli intervistati è convinto che «la Ddr aveva più lati positivi che negativi. C’era qualche problema, ma si viveva bene». Un altro 8 per cento va ancora oltre ed afferma che «la Ddr aveva soprattutto aspetti positivi. Si viveva più felici e meglio di quanto si fa oggi nella Germania riunificata».

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PRC-PDCI: ‘Sulla situazione economica e sociale livornese. Serve un cambio di passo e direzione di marcia’

Si è aperto il dibattito su quanto realizzato o no nei primi 100 giorni di governo del secondo mandato amministrativo del Sindaco Alessandro Cosimi.
Ci sembra che il dato più evidente sia:
la promessa della consegna degli alloggi popolari di Shangay e della Scopaia è stata tradita, insieme alla fiducia di chi attende un alloggio pubblico.
il ritardo sugli strumenti urbanistici, non serve certo all’apertura di un dibattito vero e ad una partecipazione degli abitanti nelle scelte, ma piuttosto serve a scippare la città di ogni decisione, mettendo subito sotto chiave la scelta controversa del Nuovo Ospedale a Montenero, ben prima di affidare l’incarico della revisione delle norme di governo del territorio.
Ma il fatto che emerge con più drammaticità è che questa Amministrazione, come la stessa minoranza di destra, non ha capito o fa finta di non capire quelle che sono e saranno le conseguenze durissime economiche e sociali della crisi sul nostro territorio.
Altrimenti non si continuerebbe a riaffermare una proposta di governo che è sostanzialmente inadeguata a delineare quel cambio di passo e di direzione di marcia necessario a farci affrontare meglio la crisi.
Le nostre proposte sono semplici.
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