Il responsabile del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale pubblico di Livorno, in una intervista pubblicata sul Tirreno il 19/02/23, afferma che l’interruzione volontaria di gravidanza è una “soluzione DANNIFICA per le donne e per la società irrimediabilmente fallimentare”.
Per noi questa è una affermazione grave, estremamente lesiva ed offensiva per l’autodeterminazione riproduttiva delle donne a più di 40 anni ( esattamente 45) dall’approvazione del dl 194/78.
Un vero e proprio anacronismo culturale e sociale, segno del perdurare di concezioni patriarcali, machiste e misogine anche nella sanità pubblica.
Un dirigente medico dovrebbe preoccuparsi e provvedere ai bisogni di salute delle donne presenti sul territorio, in tutte le declinazioni. Il trend demografico attuale non dipende dal numero di IGV ma piuttosto dalla precarizzazione della vita delle donne nella sfera privata ed in quella lavorativa. Le donne del 21esimo secolo non vogliono essere corpi/ contenitori pieni o vuoti, ma persone consapevoli e libere e in grado di autodeterminare il proprio futuro.
Un responsabile medico dovrebbe preoccuparsi di denunciare la carenza di personale o l’alto numero di dottori obiettori di coscienza: questi sono nodi cruciali per i quali i servizi alla persona, la qualità dell’assistenza ospedaliera ed ambulatoriale risultano spesso inadeguati.
La 194 e i consultori sono per noi intoccabili, questa è una battaglia politica di civiltà volta alla difesa dei diritti conquistati per la costruzione di una società in cui l’ autodeterminazione delle donne è elemento centrale. Sosteniamo con forza la posizione espressa in questo senso dal movimento Non Una Di Meno Livorno che proprio il 19 febbraio hanno presidiato davanti all’ospedale, che nella stampa sono state purtroppo relegate al ruolo di foto a corredo della paginata di dichiarazioni del dirigente medico senza alcuna informazione sui motivi della loro manifestazione.