Il Consiglio Regionale toscano approva la deregulation urbanistica, con la scusa del PNRR. Al via le colate di cemento decise da pochi. Più consumo di suolo, meno strumenti di verifica e di partecipazione, cancellato il ruolo dei consigli comunali. Riannodiamo la mobilitazione politica e sociale contro questo scempio!
Con l’approvazione della proposta di legge 92 il Consiglio Regionale toscano ha scritto una bruttissima pagina della sua storia, contro la cosiddetta legge Marson e soprattutto contro un’idea programmatoria che vede come centrali la tutela dell’ambiente e il ruolo delle comunità locali. Con questa nuova legge infatti, con la scusa di poter impiegare al meglio i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si cancella il ricorso alla Valutazione Ambientale Strategica, si bypassa completamente il ruolo dei Consigli Comunali sulle varianti urbanistiche demandando – solo parzialmente per altro – alle conferenze dei servizi la funzione di decisori politici, si comprime la partecipazione e si amplia la possibilità di ulteriore consumo di suolo. Insomma invece di una svolta verso un nuovo modello di sviluppo – che pandemia, guerra, crisi economica e ambientale rendono ogni giorno più evidentemente necessario – si va nella direzione opposta, proprio con la scusa di utilizzare i fondi per realizzare la svolta medesima in Toscana. Si deve accelerare per poter non perdere il treno del PNRR? Perché non si sono potenziati tutti gli strumenti regionali e soprattutto comunali, perché non si sono rafforzati gli organici degli uffici?
A beneficiare di questa legge sicuramente saranno gli interessi particolari forti, mentre l’interesse generale sarà sacrificato. E se si parla di procedure temporanee è bene ricordare che invece i progetti saranno definitivi e condizioneranno la vita delle toscane e dei toscani per i prossimi decenni. Come Rifondazione Comunista lo scorso gennaio fummo fra i promotori di un importante presidio sotto il consiglio regionale per fermare questa deregulation urbanistica, ci impegneremo per riannodare i fili della collaborazione e mobilitazione politica e sociale contro questo scempio.