Per i nazisti i partigiani erano terroristi, banditen.
Per Israele e per chi sostiene l’ideologia sionista i Palestinesi sono terroristi.
Ci chiediamo come reagiremmo noi se la nostra Patria fosse stata cancellata dalle carte geografiche. Cosa faremmo se ci cacciassero da casa nostra, se occupassero i nostri orti e le vigne, se bruciassero o espiantassero i nostri uliveti.
Come ci comporteremmo se intervenisse l’esercito a “ripulire” un intero quartiere, il nostro, nella nostra città. Cosa faremmo di fronte a un sistema di apartheid, alla negazione di ogni diritto umano, di cittadinanza e civile. Se avessero arrestato o ammazzato nostro figlio, nostra sorella, i nostri genitori, per aver provato a difendere ciò che è nostro. Cosa faremmo di fronte a violenze quotidiane di orde di fanatici religiosi, i coloni, che aggrediscono noi, le nostre proprietà, i nostri luoghi sacri, e se l’esercito arrestasse noi, anziché loro. Cosa faremmo se ci togliessero l’acqua, il lavoro e persino i beni indispensabili con cui sopravviviamo.
Diventeremmo dei banditen, forse. Lo chiediamo anche a coloro che, come noi, vorrebbero la pace in Palestina e, come noi, non odiano né gli Ebrei, né i Musulmani, né i Cristiani. A coloro che sono capaci di sentire come un’offesa all’umanità e una ferita ogni ingiustizia, commessa contro chiunque, in ogni parte del mondo. E lo vorremmo chiedere anche a coloro che si sono affrettati in questi giorni ad esprimere solidarietà a Israele per i razzi che piovono su Tel Aviv: una solidarietà che va allo Stato occupante, quello dei furti di terra, dell’apartheid, della negazione dei diritti umani. Ma non solo: lo Stato che continua a violare la legalità internazionale non rispettando le numerosissime risoluzioni dell’Onu che gli imporrebbero la fine dell’occupazione; lo Stato che nel 2008-2009 ha usato il fosforo bianco sui civili nel massacro denominato “Piombo fuso”, nel quale hanno perso la vita 1203 Palestinesi, di cui 410 bambini; lo Stato denunciato come segregazionista da un rapporto dell’organizzazione per i diritti umani Human Right Watch e dall’organizzazione israeliana B’Tselem; lo Stato che un altro rapporto di Save the Children accusa per gli arresti e le torture sui minori; lo Stato che non accetta le indagini recentemente avviate dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini dell’occupazione. E lo chiediamo perché sostenere che Israele è sotto attacco terroristico è un modo per rovesciare la realtà, quella storica e quella delle ultime settimane e ore. Lo chiediamo perchè l’equidistanza tra oppressore ed oppresso è complicità con l’oppressore.Tante volte ci siamo chiesti come sia stato possibile, ottanta anni fa, che si perpetrassero crimini tanto orribili nel silenzio generale; ora occorre domandarci se non stiamo coprendo allo stesso modo crimini altrettanto orribili, parteggiando per gli oppressori o rendendoci collusi con un silenzio di convenienza. Per questo chiediamo a Lei, Autorità pubblica, un gesto di coraggio, ben consapevoli che ce ne vuole parecchio: le chiediamo di inviare un segnale di solidarietà all’oppresso, il popolo palestinese, esponendo nel suo Comune la bandiera palestinese, o inviando un messaggio di sostegno a quel popolo, o in qualsiasi altro modo per lei idoneo. E, volendo, anche a quegli Israeliani coraggiosi e giusti, trattati in patria come traditori, che si battono per la fine dell’occupazione e si rendono conto dei crimini commessi dal loro governo. Di certo sarebbe più facile per lei e per altri sindaci farlo, se ad inviare un segnale di solidarietà fosse una rete di Comuni, non più isolati. Le saremo grati per qualsiasi risposta vorrà dare a questa nostra richiesta.