Migrazioni: riannodare i fili della memoria

Le Nazioni Unite stimavano nel 2019 che 80 milioni di persone, nel mondo, sono state costrette a muoversi dalle proprie terre, e sono divenute rifugiate, richiedenti asilo o sfollate interne, secondo l’Unhcr.

Non tutta l’umanità emigra, ma le migrazioni sono un tema centrale presente nei sentimenti della società che, man mano che perde i propri valori etici e solidali insieme alle difficoltà del vivere quotidiano dovuto alla mancanza del lavoro, alla attuale pandemia e disagi generali, associa le proprie mancanze alla presenza di profughi immigrati mettendo in discussione il concetto di “popolo accogliente e solidale” che l’Italia ha avuto per molto tempo e lasciandosi andare a episodi razzisti e frasi razziste coadiuvati da politici che fanno parte del Parlamento. Nel 1963 Pasolini scrisse “Poesia in forma di prosa dove”, in cui i “regni della fame dissolvono le etnie, dunque le appartenenze fisse per fare spazio al divenire”. L’Italia che chiude, l’Italia che respinge, l’Italia della “pacchia”, dei “taxi del mare” , dei “decreti ignobili salviniani”, delle leggi antipersona, dovrebbe ritornare indietro nella memoria e riannodare le fila delle loro emigrazioni, delle violenze sopportate, dello sconforto nell’abbandonare la propria terra e i ricordi di una vita. Se l’Italia ed i paesi tutti dell’Europa riuscissero a ritrovare una memoria che indaghi a fondo sui sentimenti e su ciò che hanno passato i nostri bisnonni, nonni e padri e madri, chissà che il presente ci faccia ritornare ad essere “il popolo accogliente di un tempo”.

Mariella Valenti – Responsabile immigrazione Federazione livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea