di Matteo Bartocci
su Il Manifesto del 10/05/2008
«Unità a sinistra sì, ma per noi è chiaro che il Prc non è un partito transitorio. In questo congresso si decide il destino di Rifondazione comunista». Claudio Grassi, coordinatore dell’area Essere comunisti, è uno dei promotori della mozione firmata dall’ex ministro Paolo Ferrero. «Nel nostro documento – spiega Grassi – sottolineiamo la necessità del processo unitario a sinistra ma senza che venga messa in discussione l’autonomia politica, culturale e organizzativa di Rifondazione. Il partito insomma resta per l’oggi e per il domani. Gli altri compagni invece prevedono un percorso costituente che alla fine porterà al nostro scioglimento».
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Una domanda che si fanno in tanti: ma che c’entri tu con Paolo Ferrero?
C’entro tantissimo. Sono vent’anni che militiamo nello stesso partito ed entrambi abbiamo alle spalle un’esperienza di fabbrica. Non schivo però la provocazione sul tema innovatori/conservatori. Non esistono innovazioni buone o cattive in sé. Per esempio credo sia stato giusto conservare una presenza comunista organizzata in Italia dopo la Bolognina. E’ su quell’atto per certi versi conservatore che sono potute crescere innovazioni positive. Esistono però anche innovazioni cattive, chi al congresso di Venezia diceva «governo leggero, movimento pesante» è stato smentito dai fatti. E chi allora vedeva «l’alternanza al governo come il primo passo dell’alternativa» deve fare i conti con la catastrofe elettorale. Con Ferrero e altri facciamo una battaglia convergente per rilanciare Rifondazione comunista perché la sinistra italiana ne ha bisogno. Se si cancella il Prc non è affatto detto che dopo ci sarà qualcosa di meglio e più grande che lo sostituisca.
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Avete proposto un congresso a tesi. E’ una proposta definitivamente archiviata?
Purtroppo sì. Prendiamo atto che i compagni vicini a Giordano hanno detto di no. Mi dispiace perché le tesi non servivano a cancellare le differenze ma a fare un congresso sui contenuti, a ragionare di politica senza che scattasse subito la molla del voto al leader e al segretario.
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Il vostro congresso però cade nel momento peggiore. La destra trionfa e sia in parlamento che fuori non c’è nessuna opposizione organizzata.
Hai ragione. Ma un partito politico non può non interrogarsi al suo interno se viene cancellato dal parlamento. Se vogliamo capire dove abbiamo sbagliato e ipotizzare una soluzione non c’è altro modo che coinvolgere gli iscritti e le iscritte. E’ vero comunque che la sconfitta non riguarda solo noi ma tutta la sinistra, e quindi è giusto che in questi mesi si promuovano assemblee pubbliche aperte a tutti.
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In questi giorni si parla tanto di alleanze. Tu chi preferiresti: D’Alema o Tarzan?
Credo che la scelta del Pd non sia contingente. Si è dato un asse moderato e centrista e anche se al suo interno c’è una discussione francamente non vedo alcun ripensamento. Mi sembra cerchi più il dialogo con la destra che con noi. Non vedo proprio le condizioni per ipotizzare oggi una convergenza programmatica con Veltroni. Diverso invece il confronto sulla legge elettorale e le riforme, credo che debbano essere un lavoro comune ed è bene che ci si adoperi in questo senso.
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Quindi scegli Tarzan?
Certamente Tarzan a Roma e altre esperienze simili altrove rappresentano realtà molto significative con cui agire sul territorio.
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Ripiegati sulla leadership e fuori dal parlamento, siete in grado di fare l’opposizione ? Con quali forze e obiettivi?
Questo è il punto vero della nostra agenda politica: come costruire l’opposizione politica e sociale al governo Berlusconi, che durerà a lungo ed è molto preoccupante per ciò che farà. E’ un compito che non possiamo assolvere da soli, riguarda gli altri partiti, le associazioni, i movimenti ma anche il sindacato. Nessuno può chiamarsi fuori. A settembre dobbiamo aprire tutti insieme un confronto pubblico per preparare l’opposizione sociale contro la finanziaria di Berlusconi. E anche oggi, provvedimenti come la detassazione degli straordinari richiedono un impegno immediato.