Le dichiarazioni di Francesco Tedesco hanno finalmente reso giustizia alla battaglia di Ilaria Cucchi per ottenere la verità sulla morte del fratello. L’ammissione, da parte del carabiniere, dell’avvenuto pestaggio ha fatto finalmente emergere le possibili responsabilità dirette di apparati dello stato nella morte di Stefano. La battaglia di Ilaria e della sua famiglia è diventata il simbolo della lotta per lo stato di diritto nel quale tutti abbiamo il diritto di vivere. Sembrano forse argomenti astratti e filosofici rispetto alla narrazione moderna della giustizia da branco che permea la nostra società e che la politica asseconda ciecamente. Il nostro paese è stato in realtà più volte condannato dalla corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU, organo distinto dall’Unione Europea) per le violenze commesse da parte di forze dell’ordine su persone fermate o arrestate e sulle condizione e trattamenti offerti, per così dire, dalle nostre carceri.
Intitolare una parte della nostra città a Stefano Cucchi e a tutte le vittime della violenza dello stato costituirebbe un simbolo importante, un monito della fragilità di conquiste che devono essere riaffermate ogni giorno. Dobbiamo essere giudicati per i reati commessi a seguito di giusto processo e non morire per mano delle forze dell’ordine, o per l’opinione pubblica, per ciò che siamo ai loro occhi. L’Italia è e deve rimanere uno stato di diritto ed abbiamo il dovere di affermarlo con più forza, specie quando al governo possono pensarla diversamente.
Francesco Renda
Segretario Federazione livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea