A noi non interessa il balletto delle responsabilità politiche come si sta presentando in città: cioè un uso strumentale della catastrofe volto solo a mettere in difficoltà l’amministrazione attuale o quella precedente per ricavarne un vantaggio politico.
Da tempo diamo un giudizio molto severo dell’operato complessivo dell’Amministrazione Nogarin, così come lo abbiamo a suo tempo rispetto a quella del PD. Pur avendo duramente osteggiato l’amministrazione precedente, al ballottaggio non demmo indicazione di voto né per il PD né per Nogarin, dicendo che “non riusciamo ad intravedere nel Movimento 5 Stelle la soluzione ai gravi problemi della città”. Il tempo ci ha dato ragione.
Ma in questo momento la cittadinanza non ha bisogno che la situazione venga usata strumentalmente, avvitando il dibattito politico in sterili polemiche. Chi è stato colpito ha bisogno di risposte per rimettersi in piedi, e tutti abbiamo bisogno di risposte per evitare nuove catastrofi. Certo, chi ha sbagliato deve pagare: le indagini delle autorità competenti faranno il loro corso, la costituenda commissione di inchiesta idem, ma le risposte di cui abbiamo bisogno subito, come cittadini, non si possono legare ai tempi lunghi della ricerca dei colpevoli.
Individuare cosa non ha funzionato prima, durante e dopo l’alluvione certo permette di orientare meglio la ricerca delle responsabilità, ma è indispensabile che serva a produrre delle azioni rapide e precise. Per questo abbiamo deciso di dare natura di schema a questa nostra prima analisi, affiancando al “Cosa è successo” il “Cosa bisogna fare”. Si tratta solo di un primo elenco di punti che porteremo in discussione collettiva dentro e fuori il nostro partito, raccogliendo altri elementi – in primis sul tema della cementificazione e come opporvisi con efficacia – e impegnandoci in azioni concrete per ottenere gli obiettivi che abbiamo individuato.
Individuare cosa non ha funzionato prima, durante e dopo l’alluvione certo permette di orientare meglio la ricerca delle responsabilità, ma è indispensabile che serva a produrre delle azioni rapide e precise. Per questo abbiamo deciso di dare natura di schema a questa nostra prima analisi, affiancando al “Cosa è successo” il “Cosa bisogna fare”. Si tratta solo di un primo elenco di punti che porteremo in discussione collettiva dentro e fuori il nostro partito, raccogliendo altri elementi – in primis sul tema della cementificazione e come opporvisi con efficacia – e impegnandoci in azioni concrete per ottenere gli obiettivi che abbiamo individuato.
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Riorganizzazione della protezione Civile:
Ai primi di agosto l’Amministrazione ha ridisegnato il funzionamento della Protezione Civile, cambiandone vertici ed organizzazione.
CHE FARE: L’Amministrazione ripristini un modello organizzativo e una direzione della Protezione Civile che garantisca efficacia nell’informazione, prevenzione ed intervento -
Piano di Protezione Civile:
L’attuale Piano di Protezione Civile è quello approvato nel 2011. Una revisione è pronta ma non ancora discussa e approvata.
CHE FARE: Il Consiglio Comunale calendarizzi e discuta quanto prima il nuovo Piano di Protezione Civile -
Allagamento ENI e sversamento nei rii fino a Darsena Toscana: Le prime notizie ufficiali di ARPAT sull’allagamento di ENI, lo sversamento di idrocarburi e la natura del cattivo odore percepito in tutta la città fin da doenica 10 sono del 12 settembre. L’assenza di informazioni ufficiali è già grave perché permette il proliferare incontrollato di ipotesi allarmistiche; ancora più grave se questa è dipesa da un ritardo nell’acquisizione di informazioni utili alla tutela della salute dei cittadini.
CHE FARE: ARPAT deve dimostrare di essere in grado di intervenire tempestivamente in caso di eventi con impatto sulle attività produttive con potenziali danni alla salute pubblica, e comunicare tempestivamente alla cittadinanza le risultanze. -
Casse di espansione: Sono state rilevate molte criticità sull’adeguatezza delle attuali casse di espansione dei rii e sul loro efficace funzionamento nel momento dell’alluvione.
CHE FARE: gli enti preposti devono garantire che le casse di espansione siano in numero e dimensione sufficiente per l’assorbimento di fenomeni eccezionali e potenzialmente catastrofici.