Come già noto dalla cronaca locale, lo scorso 29 agosto, in seguito ad un blackout provocato da un corto circuito ad un sistema di controllo della sodiera Solvay sono state sversate ingenti quantità di ammoniaca.
Ancora oggi, ufficialmente, non sono state comprese le cause della morìa di pesci avvenuta in contemporanea allo sversamento. Da una parte Arpat, l’organo preposto ai controlli ambientali, non è stata in grado di provare la presenza di ammoniaca nei pesci raccolti come campione d’indagine, che sono stati considerati in stato di decomposizione troppo avanzato. D’altra parte, Solvay ritiene che le concentrazioni di ammoniaca ritrovate in mare siano tutte al di sotto dei valori di legge e quindi confermano che la moria di pesci non è strettamente collegabile al loro sversamento. Il nostro Circolo ritiene che se non è possibile stabilire scientificamente un nesso, politicamente dobbiamo far notare che Solvay dovrebbe volgere l’attenzione al miglioramento dei propri processi produttivi. Non è la prima volta che ciò accade. Abbiamo assistito a sversamenti di ammoniaca importanti già nel 2011 e nel 2007, tutti con le stesse conseguenze. Sappiamo che in caso di emergenza o di blocco del processo di produzione della soda l’impianto va in sicurezza bloccando le reazioni chimiche attraverso il rilascio di ammoniaca. Questa viene dirottata in vasche di contenimento, le quali evidentemente non sono in grado di contenere l’ingente quantità di ammoniaca. Noi siamo contrari all’attribuzione di soldi pubblici a impresa privata, laddove questo accade si deve prendere l’impegno che la spesa non debba essere legata al profitto della multinazionale ma deve essere rivolta al miglioramento del processo produttivo in senso scientifico e ambientale. Con questo affermiamo che se sussiste la necessità di aumentare la capienza dei bacini di contenimento per evitare ulteriori danni ambientali, Solvay deve impegnarsi a spendere i soldi di tutti noi in questo senso. Inoltre, se Solvay si sente esonerata da ogni responsabilità dell’accaduto, deve diventare capofila nel cercare le responsabilità e i responsabili in piena trasparenza e collaborazione con Arpat, amministrazione comunale e cittadinanza. Il Circolo auspica una definitiva soluzione a questo problema attraverso il rispetto delle regole in senso ambientale, nel rispetto del territorio e della cittadinanza e nei confronti delle istituzioni in quanto sappiamo come l’industria abbia accresciuto il benessere del paese. Ad oggi non siamo più in grado di sopportare un modello industriale legato al passato, ma chiediamo una svolta verso il miglioramento dei processi produttivi in senso tecnologico- ambientale.
Circolo di Rosignano Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea