Il riassetto del mondo dello shipping, che ha fatto seguito al fallimento della coreana Hanjin, non riguarda Livorno solo per le sorti della Darsena Europa, ma rischia di lasciare sul terreno altri posti di lavoro.
Nell’ultimo anno si sono succedute notizie di nuove alleanze e fusioni tra i principali vettori globali. Una di queste, ovvero l’acquisizione di UASC (United Arab Shipping Company) da parte della tedesca Hapag-Lloyd, riguarda Livorno molto da vicino. Entrambe le società hanno uffici nella nostra città che impiegano nel complesso 23 persone, rispettivamente 15 per Hapag-Lloyd e 8 per la UASC, la cui sorte sembra essere sempre più appesa ad un filo, specialmente per i lavoratori e le lavoratrici impegnati con la compagnia araba. Non ci sarà infatti alcuna fusione tra le agenzie italiane delle due flotte e, conseguentemente, nessun passaggio diretto dei lavoratori da una socierà all’altra: ipotesi che avrebbe tutelato il personale relativamente a garanzie e diritti acquisiti.
UASC, braccio italiano della compagnia araba che impiega complessivamente oltre 100 lavoratori, ha già annunciato la prossima chiusura della sede de La Spezia, mentre alcun annuncio è stato ancora fatto circa la sede livornese. La nostra preoccupazione è che solo una piccolissima parte dei lavoratori e delle lavoratrici impegnate attualmente in UASC possa passare a ad Hapag-Lloyd. Quest’ultima rileverà infatti il mandato agenziale in mano a UASC, e le modalità con le quali stanno pianificando il passaggio non lascia ben sperare. In primo luogo, i lavoratori UASC dovranno accedere ad un portale appositamente creato per presentare la propria domanda di assunzione ed il relativo colloquio successivo, facile immaginare che, anche in caso di responso positivo, fioccheranno proposte per trasferimenti improponibili. In secondo luogo, è la stessa Hapag-Lloyd ad aver annunciato un piano di riduzione del personale del 12% da attuare nel prossimo biennio: resta veramente difficile immaginare un buon esito della vertenza.
C’è già stato un incontro a Genova, tra sindacati, Federagenti ed i rappresentanti di entrambi i vettori, con lo scopo di trovare soluzioni alternative ai licenziamenti. Non condividiamo l’invito alla tranquillità di Federagenti, l’associazione di categoria datoriale, perchè troppe volte questi inviti sono serviti solo a mantenere la pace in azienda senza che alcun risultato soddisfaciente potesse essere raggiunto. Livorno, e la sua dichiarata area di crisi complessa, meritano immediatamente risposte chiare. Le rassicurazioni di facciata non fanno dormire sonni tranquilli ai lavoratori ed alle lavoratrici coinvolti, al contrario di chi ha in mano le chiavi delle loro sorti.
Francesco Renda
Segretario Federazione Livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea