Documento approvato dal Comitato Direttivo e dall’Assemblea degli Iscritti del 17.06.15 sulle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione CPL
In questi anni la crisi ha avuto gravi ripercussioni sul nostro porto. La Compagnia Portuale di Livorno ha pagato lo scotto di una feroce deregolamentazione che è avvenuta sulle banchine. Una deregolamentazione che ha prodotto una guerra tariffaria tale da aggiungere al calo generalizzato della crisi, la perdita contratti con la relativa perdita di fatturato e di giornate di lavoro (Siterma/F.lli Elia/ Grimaldi) Purtroppo, la “politique politicienne” (politica dei politicanti) rappresentata dal Partito Democratico e dai suoi cespuglietti locali, ha derubricato queste vicende ad un problema puramente commerciale. In questi anni abbiamo anche assistito ad un progressivo distacco del Partito Democratico livornese ai suoi legami con il mondo del lavoro portuale, per procedere ad un suo avvicinamento a quei soggetti imprenditoriali che, attraverso un abbattimento dei diritti dei lavoratori hanno provocato questa spirale negativa che ha prodotto le maggiori sofferenze proprio nella Compagnia, nei propri lavoratori, in quelli delle imprese che hanno subito sulla propria pelle questo dumping sociale. A questo proposito sono illuminanti le dichiarazioni del candidato Sindaco PD, Marco Ruggeri, che da Il Tirreno qualche settimana fa commentava così i fattori della sua sonora sconfitta alle amministrative: «Non siamo riusciti ad affrontare la crisi economica. Il problema è che per costruire il futuro si deve cambiare anche rispetto a punti fermi della propria storia. Noi siamo vissuti di rendita, non abbiamo avuto il coraggio di attaccare ad esempio chi non ha voglia di lavorare. Ci è mancato il coraggio. Soprattutto nella gestione del porto, dove non abbiamo rotto con certi equilibri del passato».
Chiara la retorica renziana in salsa labronica. Del resto la discussione a tratti surreale sul PRP ed i suoi strascichi elettorali, se hanno visto il neo Governatore Enrico Rossi promettere piogge di milioni sulla nostra città, hanno avuto come contraltare il Sindaco Nogarin che parimenti ha utilizzato strumentalmente questo argomento senza fare una proposta concreta. Noi l’abbiamo fatta!!La Federazione livornese di Rifondazione Comunista non ha mai avuto dubbi sul fatto che la Compagnia Portuale, seppur indebolita, con alcune contraddizioni, rappresentasse un presidio da valorizzare. Non è un caso che nel programma elettorale della coalizione di Sinistra delle scorse elezioni comunali, abbiamo espresso chiaramente come obiettivo fondamentale per il porto la salvaguardia dell’esperienza autogestita. Lo dichiariamo con orgoglio: siamo l’unica forza politica livornese che ha coscientemente fatto una scelta di campo: La Compagnia Portuale di Livorno rappresenta una risorsa per il porto e per la Città. Questi sono alcuni dei motivi per cui riteniamo che una rappresentanza nel nuovo Consiglio di Amministrazione della CPL, espressione della nostra visione politica, economica e sociale sia un elemento di garanzia per il rafforzamento dell’esperienza di autogestione che la Compagnia Portuale rappresenta. Purtroppo in questo ultimo mandato del C.d.A in carica non sono mancati fatti, come quello della vicenda C.F.T., che hanno messo in luce alcuni fattori discutibili: l’appannamento del fattore identitario della Compagnia Portuale emerso fra alcuni consiglieri, per cui ad un certo punto non si capiva chi rappresentassero. Il limite di un Consiglio di Amministrazione composto di soli tre rappresentanti che, ad esempio nel Comitato Paritetico che si era costituito, ha più volte dato l’impressione che all’interno della Compagnia vi fossero due linee contrapposte. Sicuramente un Consiglio più ampio, magari a quattro, avrebbe garantito maggiore garanzia di tenuta. Il problema rimane indipendentemente dall’epilogo di questa vicenda, soprattutto alla luce del nuovo assetto della CILP.
I nostri obiettivi
Con l’entrata nel C.d.A. della Compagnia di un nostro rappresentante ci poniamo alcuni obiettivi chiari.
1. Ruolo del C.d.A: Il Consiglio deve mantenere e rafforzare le sue funzioni di indirizzo strategico, controllo del raggiungimento degli obiettivi. Quindi una separazione sempre più marcata fra C.d.A e management che al Consiglio deve rispondere. Purtroppo anche in questi anni abbiamo assistito, seppure in termini soggettivi, ad un intreccio della funzione di management con la funzione del Consigliere, producendo disorientamento nelle strutture.
2. Fra gli obiettivi del C.d.A c’è quello di far crescere il socio lavoratore sia sul piano professionale che della partecipazione/decisione delle grandi strategie, sia sul fronte mutualistico, principio fondamentale per una realtà autogestita. Le Assemblee devono essere uno strumento ordinario di confronto, mentre spesso sono state utilizzate per affrontare delle emergenze, per decisioni formali. L’assemblea dovrebbe essere invece non un momento di ratifica ma di discussione nella quale il lavoratore deve avere più informazioni preventive.
3. Il nuovo Consiglio dovrà intensificare il suo sforzo di interlocuzione con le istituzioni ai vari livelli un soggetto protagonista nell’individuazione degli indirizzi strategici del nostro porto e del nostro territorio. Ai sempre minori margini di ricchezza presente nel porto e delle sole attività portuali dobbiamo rispondere con una evoluzione strutturale e commerciale che ci permetta di allargare la nostra attività a parte sempre maggiore della filiera logistica e dei trasporti.
4. In questo senso occorrono progetti che individuino l’attrazione di merci a maggiore Valore Aggiunto in condizione di sopportare servizi aggiuntivi, potendo così espandere la propria attività, creando elementi di stabilità economica e anche nuove occasioni di lavoro.
5. Il Patto di Sviluppo siglato dalle istituzioni locali, la Regione Toscana e la presidenza del Consiglio dei Ministri va considerato un fattore positivo, se non altro per l’attenzione posta alla grave situazione economica e sociale che si è venuta a creare nel nostro territorio. Affrontare il tema dell’adeguamento infrastrutturale del porto è condizione necessaria ma non sufficiente per creare nuovo sviluppo e “buon lavoro” Su questo terreno, anche utilizzando e valorizzando la nuova CILP, occorre promuovere con il mondo delle imprese un salto di qualità organizzativo.
Il nostro candidato
Andrea Sardelli, nato nel 1960, socio della Compagnia Portuale dal 1982, è iscritto al Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione. Sposato con Anna, tecnica di radiologia medica, ha due figli: Eva ed Elia. Diplomato in ragioneria, ha frequentato la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Pisa. Attualmente è collocato nella struttura del Terminal Livorno Est come responsabile amministrativo terminal con mansioni di coordinamento. Andrea ha avuto trascorsi sportivi nel Rugby, prima da giocatore, poi da educatore e allenatore dirigendo per molti anni le formazioni giovanili livornesi e rappresentative toscane e Nazionali. Attualmente ricopre un incarico sindacale, essendo membro della Rappresentanza Sindacale Aziendale CGIL della Compagnia Portuale di Livorno.