- PRC – Segreteria Provinciale di Livorno
Sono ormai anni che le grandi multinazionali sotto copertura dei processi di globalizzazione liberista, impongono la riduzione dei costi e dei diritti dei lavoratori nel mercato del lavoro, di cui ne vediamo tutte le ricadute negative in termini di tenuta sociale, sfiducia nelle istituzioni ed in particolare nella rappresentanza politica.
In questo scenario del “si salvi chi può”, la multinazionale TRW, non è da meno di tutte le altre aziende di questo calibro, portando di fatto a suo favore il massimo delle opportunità offertegli da questa fase di debolezza e ricattabilità del mondo del lavoro e delle sue rappresentanze.
Infatti, è in atto da tempo nella fabbrica, in seguito alla dichiarazione da parte della Direzione dell’esistenza di 105 esuberi, la messa in atto di un accordo di solidarietà applicato finora a tutti i dipendenti. Oggi veniamo a sapere che i provvedimenti dell’accordo verranno invece applicati, non a tutti ma solo ad una parte di loro; peraltro senza che la stessa azienda ne fornisca una benché minima ragione.
In seguito a ciò non si capisce perché i rappresentanti della RSU, dei sindacati e della Direzione dello stabilimento non vogliano rendere noto il contenuto dell’accordo fatto (così sembra) il 19 dicembre del 2012, come richiesto da molti dei lavoratori, alcuni dei quali, tra l’altro, non ricordano affatto che si sia svolta un’assemblea dei dipendenti che ne avesse richiesto l’approvazione, (come del resto è avvenuto nello stabilimento della TRW a Gardone, dove i lavoratori hanno preteso – ottenendolo – il ricorso allo strumento del referendum).
A questo proposito, su Nostra richiesta, l’Assessore regionale alle attività produttive Gianfranco Simoncini (al quale va un doveroso ringraziamento per l’interessamento) ci ha inviato il testo di un accordo firmato a Firenze il 20 novembre dal 2012 tra i rappresentanti della Regione, del Comune, della Provincia, della Direzione, dei Sindacati e delle RSU, nel quale, dopo aver analizzato in forma molto approssimativa le difficoltà produttive della fabbrica ed i rispettivi impegni che i partecipanti alla riunione hanno deciso di portare avanti per cercare di superare queste difficoltà, si afferma testualmente: “che si opererà per raggiungere un accordo finalizzato all’utilizzo dei contratti di solidarietà….. concordando sul fatto che il confronto tra azienda e sindacati si svolga entro due settimane..” (ovviamente dalla firma dell’accordo!).
Come si vede nell’accordo di Firenze non si sollecita in concreto (e non si sarebbe potuto fare), quali provvedimenti precisi sarebbero stati decisi a carico dei lavoratori in seguito alla decisione di ricorrere ad accordi di solidarietà. Provvedimenti che non potevano non essere decisi che attraverso un accordo aziendale tra direzione e RSU e sindacati dello stabilimento.
A questo punto ci sembra legittimo porsi una domanda: si può sapere quando è stato discusso e firmato dalle maestranze l’accordo di solidarietà che colpisce ora una parte dei lavoratori? Perché se continuasse il rifiuto di rendere noto l’accordo rende plausibile il dubbio di alcuni lavoratori che pensano che l’accordo sia un “accordicchio” fatto “sotto banco” senza che i lavoratori abbiamo potuto discutere e decidere?
Se fosse vero sarebbe un fatto gravissimo contro la democrazia interna della fabbrica, una presa in giro nei confronti dei diritti dei lavoratori; tanto da meritare una sonora condanna da parte degli stessi alle prossime elezioni delle RSU, verso coloro che si sarebbero resi responsabili di un fatto così grave.
Comunque non è difficile pensare che questo provvedimento non diventi una possibile anticamera per il licenziamento. E’ un brutto segnale di un percorso che può portare addirittura alla chiusura dello stabilimento. Non è così che è accaduto alla Delphi?
Questo genere di provvedimenti, che a Livorno sono ormai così frequenti al punto da non fare più notizia e passare sotto silenzio, aggiunge un altro “mattone” al peggioramento della situazione economica cittadina. Un fatto che dovrebbe indurre tutti i partiti, i sindacati, le istituzioni a riflettere sul perché la città assiste allo smantellamento del suo apparato industriale, in silenzio, con tanta rabbia in corpo, sfiducia e rassegnazione.
Non sarebbe dunque il caso, allora, di pensare che sia giunto il momento di organizzare una protesta corale e partecipata che veda impegnata tutta la città chiedendo provvedimenti concreti al Governo e Regione con iniziative e manifestazioni che aiutino il porto e le industrie insediate nel Nostro territorio a superare questa difficile e grave situazione che sta colpendo la Città, così come è stato fatto in passato?
Non è attraverso le singole vertenze portate avanti in maniera isolata da ciascuna fabbrica che si può sperare di vincere le battaglie. Un grande multinazionale avrà sempre la forza di imporre la propria volontà su una piccola azienda di poche centinaia di lavoratori. Siamo convinti che solo alzando il livello della lotta si può pensare a raccogliere qualche risultato reale! E’ necessario un coinvolgimento del livello Regionale, Nazionale, e quant’altro.
Solo così possiamo contrastare e respingere l’attacco padronale contro i lavoratori.
Rifondazione Comunista, nell’esprimere la più grande solidarietà verso i lavoratori della TRW sarà come sempre e per quello che può fare, a fianco dei lavoratori.