- Tiziana Bartimmo
Dobbiamo partire da quello che in quei giorni molti si sono chiesti: se è mai possibile che un temporale, seppur di forte intensità, possa mettere in ginocchio la città, perché di questo si è trattato, esercizi commerciali chiuse, attività interrotte, scuole chiuse per 4 giorni, cittadini che hanno sopportato i disagi di una totale e protratta mancanza d’acqua, anche se durante le commissioni abbiamo ascoltato tentativi di minimizzare. E nel 2013 questa situazione non è accettabile, tenendo anche conto dei cambiamenti climatici, soprattutto dopo che i vertici ASA, nell’immediato hanno dichiarato che “ di fronte ad eventi straordinari, siamo inermi”. Siccome pensiamo che quello che è accaduto in quei giorni non sia frutto di un combinato disposto particolarmente sfortunato, o di un errore umano o tecnico non ripetibile, ma riguardi problemi strutturali, bisogna in qualche modo lavorare per il futuro, perché questo non possa e non debba più accadere, e questo mi pare debba essere lo scopo della commissione.
Rimane la difficile lettura delle dichiarazioni di dimissioni di Del Nista subito dopo l’evento, sulle quali durante la commissione, non si è fatta chiarezza, e di molti elementi di contradditorietà emersi da molti degli interventi di tecnici e amministratori, che certo non hanno giovato alla totale comprensione degli eventi e delle responsabilità da parte dei commissari. Così come bisogna dare atto dello sforzo fatto, in primis dalle maestranze, per lavorare in condizioni che si sono venute a determinare, man mano che il danno appariva in tutta la sua gravità, come eccezionali e difficili e, quelle sì, imprevedibili, probabilmente anche a causa di sottovalutazione, nei primi momenti, e del relativo ottimismo, nel valutare il danno.
Dall’ascolto attento di quanto esposto, sono emersi alcuni punti di criticità, nonostante che le relazioni, per ovvie procedure, si siano svolte senza contraddittorio e quindi difficilmente sarebbero potute emergere spontaneamente ammissioni di eventuali responsabilità sia da parte dell’Azienda che da parte dell’amministrazione, ma, come si sottolineava prima, alcune esposizioni hanno evidenziato elementi di contradditorietà nell’analisi dei fatti. Dopo una valutazione di quanto ascoltato, alcuni punti, che tengono conto, più che di una determinazione di colpe, ma di risposte in un’ottica di una migliore prospettiva futura da approfondire, possono essere i seguenti:
1) Lo stato delle manutenzioni
2) La vetustità della rete idrica
Sono stai messi insieme perché sono ovviamente strettamente legati e correlati anche con un altro elemento, l’espansione urbanistica della città che mette sotto stress le reti. Ma anche perché qui abbiamo ascoltato le più evidenti contraddizioni fra chi minimizzava l’importanza di questi elementi e chi invece ne parlava preoccupato.
Decine di Km di condotte portano l’acqua a Livorno, città notoriamente priva di acqua, partendo dalla provincia di Lucca e correndo per un lungo e accidentato territorio, tramite tubi di 50/70 anni. Allora qualcuno ci ha detto che l’età, per i materiali con cui sono fatti, e perché esistono in altre città reti idriche ben più vecchie, non rappresenta un problema , altri invece ci dicono che 30/40 anni sono già abbastanza per tubi di quel genere che, non dimentichiamoci hanno già una perdita fisiologica mediamente del 25%.
Questo ci porta comunque a pensare che una manutenzione e un monitoraggio costante e più accurato siano quanto meno indispensabili, almeno a prevenire e ridurre, se non eliminare, eventuali disagi, e che la manutenzione del territorio, sia altrettanto indispensabile, anche se nello specifico, abbiamo ascoltato, la manutenzione dell’argine dei Navicelli nulla c’entra con la rottura della condotta, e che una volta individuato il punto di rottura(il gomito del tubo inserito nel blocco di cemento), nessuna manutenzione sarebbe stata possibile per prevenire quel danno. Queste conclusioni lasciano evidentemente alcune perplessità .
3) La totale incertezza delle prospettive future, legate alla programmazione e all’allocazione dei fondi rispetto al piano d’ambito territoriale per il territorio livornese,pregresse e future. Si è parlato di grandi serbatoi quale soluzione futura per ovviare ai disagi che un’eventuale simile circostanza porterebbe, ma non c’è traccia di questo né nel piano d’ambito precedente, né futuro, speriamo che l’autorità d’ambito, che è poi un’assemblea di tutti i sindaci, quindi c’è anche il nostro, pensi a Livorno, sia per i serbatoi sia per dotare le scuole di autoclave (l’avevano e per un problema di costi sono state levate) sia per dotare l’ospedale di un serbatoio autonomo, perché ora fruisce del deposito del cisternone, che però in un momento di surplus di richieste, abbassa i suoi livelli.
4) Necessità di trovare soluzioni al problema tariffario, partendo dal presupposto che non tutto può e non deve ricadere in tariffa, e che non ci devono essere profitti, ma gli eventuali utili devono essere investiti in azienda, compito a cui può assolvere solo un gestore pubblico, perché è stata fallimentare la logica pubblico –privato nella gestione dell’acqua, in quanto non si è riusciti ad imporre l’utilizzazione del 7% di plusvalore previsto nella tariffa, per le manutenzioni. Per questo occorre imporre al Parlamento il rispetto degli esiti referendari.
In un ottica generale, ma estremamente importante, tutto questo ha evidenziato quanto la politica delle grandi opere (Tav, ponte di Messina, Muos) in Italia sia completamente fuori luogo. Al paese che presenta dissesti idrogeologici di grave entità , vetustità delle strutture, mancanza di infrastrutture , servono investimenti per opere di ripristino e ammodernamenti di quelle esistenti, compreso quindi le reti idriche, come la nostra vicenda ha messo in luce, nonostante la tendenza generalizzata dei tecnici, di minimizzare questo aspetto.
Tutto questo, una comunicazione con la cittadinanza poco chiara e tempestiva sulla realtà dell’emergenza , la iniziale sottovalutazione del danno, il ritardo con cui sono stati coinvolti i VV.FF. la mancanza di macchine in loco adatte alla riparazione, l’iniziale ottimismo ingiustificato sui tempi di ripristino, hanno generato l’emergenza che la città ha vissuto.
Auspichiamo che lo sforzo, anche parlamentare, per dare risposte alle criticità evidenziate, anche in merito allo stanziamento di risorse e i controlli in sede locale, possano scongiurare il ripresentarsi di simili situazioni.
Tiziana Bartimmo – Capogruppo PRC al Consiglio comunale di Livorno