- di Tiziana Bartimmo
Dal lontano 2 febbraio scorso, quando abbiamo fatto la prima commissione di questo percorso (e l’unica in cui abbiamo visto la Dr. Calamai, il suo fu uno spot per il nuovo ospedale, poi non l’abbiamo né più vista né sentita), due cose sono da evidenziare, due argomenti meritano la nostra riflessione, la situazione locale e la situazione generale del servizio sanitario.
Non dimentichiamoci che tutto è iniziato perché un gruppo di cittadini aveva cominciato a raccogliere firme, era venuto anche in C.C., da parte di qualcuno questo aveva suscitato reazioni infastidite, proprio perché i cittadini denunciavano la situazione sanitaria livornese sempre più carente, altri, come noi, il cons. Cannito ed altri avevano cominciato a chiedere un C.C. tematico proprio per cercare da una parte di porre fine a gravi disservizi, dall’altre per cercare di dare risposte a una crescita esponenziale di richiesta di salute a cui non corrispondeva una risposta evidente da parte dell’azienda.
A distanza di quasi un anno molte cose dovevano essere già fatte, perché le commissioni dovevano servire a evidenziare i punti di criticità del nostro sistema sanitario (come se noi non li conoscessimo) e le audizioni ne hanno evidenziato tanti, e anche se più volte anche il Sindaco ci ha detto che il percorso doveva chiarire il rapporto con la programmazione di area vasta (e non voglio pensare proprio su questo se il percorso delle province fosse andato avanti, che fine avremmo fatto), resto convinta che il vero obbiettivo delle audizioni fosse cercare e trovare risposte per i cittadini. Invece a cosa abbiamo assistito? A un ulteriore deterioramento dei servizi dati ai cittadini, a un aggravarsi delle problematiche, ne cito solo qualcuna perché entrano anche nel documento: le liste diattesa sono sempre più lunghe, come appare sempre più spesso sulla stampa, io stessa 10 giorni fa ho prenotato una RSM, appuntamento per fine luglio 2013…, le operazioni di ortopedia rallentate prima con il prolungamento dell’orario estivo fino al primo ottobre e poi il blocco delle operazioni natalizie, più che le vacanze scolastiche,la sospensione nella fornitura degli ausili protesici, la situazione dei prelievi del sangue che in alcuni distretti non si fa più di sabato mattina, il problema dei pediatri che continuano a non effettuare visite a domicilio, l’intasamento del P.S. e otrei continuare, tutti questi argomenti sono stati toccati in maniera puntuale ed articolata anche dai professionisti che sono intervenuti. Tutto uguale o meglio, peggio di un anno fa.
Questo per quanto riguarda il locale, e mentre giorni fa sui media impazzava il toto primarie, proprio le esigenze primarie dei cittadini, quelle vere come il diritto alla salute, venivano messe in serio pericolo dalle dichiarazioni del Prof. Monti sulla tenuta del Servizio Sanitario nazionale e sulla necessità di introdurre diverse forme di finanziamento dello stesso, che hanno rappresentato il tassello conclusivo di un disegno di graduale privatizzazione della sanità verso il suo smantellamento. Già la spending rewiu con il taglio dei posti letto, o la ristrutturazione degli ospedali, i nuovi ticket, l’ulteriore stretta sul personale ,sui diritti e le tutele degli operatori del settore, anticipava la possibile privatizzazione di alcune attività attraverso la riduzione dei confini della copertura pubblica dei livelli di Assistenza Essenziali, decidendo “se un’attività puo’ essere mantenuta all’interno del settore pubblico, se deve essere rimandato per intero verso il settore privato dell’economia, oppure se il coinvolgimento pubblico nel suo sostegno deve essere notevolmente ridotto”
Queste dichiarazioni rendono chiara la volontà di privatizzare la sanità puntando verso le assicurazioni integrative, come in America, mentre Obama sta cercando di fare il contrario, aprendo nuovi mercati su un diritto fondamentale come quello alla salute, mettendo in discussione un diritto costituzionale. Tutto questo che verrà lasciato in eredità e contro cui bisognava sentire le proteste di chi siede sui banchi del parlamento, a meno che non la voglia accettare questa eredità e cominci a dichiarare discontinuità col governo Monti, ha già portato un riduzione sulle prestazione gratuite ai cittadini con effetti drammatici su chi ha redditi bassi, sui portatori di gravi patologie o patologie croniche perché non è più in condizioni di potersi curare, insomma le disuguaglianze aumentano dappertutto, chi ha i mezzi economici potrà continuare a curarsi, chi non li ha dovrà rinunciarci.
Di tutto questo si accenna appena nel documento, sembra che chi scrive non sieda nei banchi del parlamento, che ci stiano altri. Come non fare una valutazione: di fronte ai pesanti tagli che riducono le prestazioni ai cittadini, non sarebbe opportuno rinviare a tempi migliori, la realizzazione del nuovo ospedale? E’ un dubbio che comincia a venire a tanti, in più c’è un buco in regione dovuto a Massa e conseguenti problemi di Rossi, si rischia di avere una struttura che potrebbe rimanere incompiuta, meglio quei soldi impiegarli là dove si sono tagliate le prestazioni. Inoltre parti dei fondi erano della Regione, una parte dovevano venire dall’alienazione dei beni ASL, ovvero dei distretti socio-sanitari. E’ partita la prima parte, la dismissione, ma non se li compra nessuno, quindi niente servizi e niente soldi. Tanto basta che dopo aver parlato tanto di pubblico su pubblico, per l’operazione sul vecchio ospedale, ora si comincia ad introdurre la possibilità di operazioni private anche nell’area del vecchio ospedale.
La problematica della riorganizzazione dei presidi sanitari territoriali come necessità imprescindibile per erogare servizi ai cittadini è emersa da tutti gli interventi nelle varie commissioni, la necessità di focalizzare attenzioni e risorse sull’assistenza territoriale è una battaglia da noi sostenuta da sempre, questo deve avvenire prima di un ulteriore processo di deospedalizzazione, altrimenti il rischio è quello di togliere servizi senza garantirne altri. La contraddizione su questo è evidente nel documento (tra l’altro le conseguenze sono state anche spostare i delicati servizi da villa Porcelli).
Ora l’offerta territoriale è fortemente inadeguata, e niente di chiaro ed organico è stato elaborato riguardo alla necessità di riformulazione complessiva dell’offerta dei servizi alla città, altro che “riorganizzazione della filiera assistenziale per intensità di cure” come un capitolo del documento.
Per anni abbiamo parlato di quell’oggetto fantasma che doveva essere la SdS, la cui sparizione dalla scena locale crea non pochi imbarazzi, in compenso c’è da anni un direttore che dirige non si sa cosa.. Per anni assessori (passati e presenti) si sono sperticati in lodi della SdS, oggi si sa anche se non si dice chiaramente che è definitivamente morta. Le SdS ci erano state presentate come alleanze per la salute e il ben essere (avevamo anche un assessore al benessere, chissà se ha cambiato nome) dei cittadini, ci era anche stato detto che “se siamo in salute abbiamo più possibilità di essere felici”, dovevano rappresentare un’integrazione fra i servizi dei Comuni e delle ASL per offrire alle persone risposte unitarie ai bisogni socio sanitari e assistenziali.
Avevamo ragione noi (e altri) che avevamo avanzato dubbi di fondo sulle SDS, dubbi che non riguardano l’obiettivo alto dell’integrazione socio –sanitaria, ma sulla scelta di uno strumento organizzativo di quel genere che poteva comportare più costi, più burocrazia, maggiore privatizzazione dei servizi e maggiori precarizzazione del lavoro.
Ora vanno velocemente archiviate operando un vero salto di qualità verso la realizzazione di un sistema i cui principi dell’integrazione socio-sanitaria,la presa in cura, la continuità del percorso assistenziale, i livelli di partecipazione, l’elemento della trasparenza diventino risultati concreti attraverso una riqualificazione dei distretti sociosanitari, ridando così centralità al territorio (e in questo ci potrebbe rientrare tutta la problematica di quello che sarà ed è già , l’emergenza degli anziani, perché se è vero che la vita si allunga, sono molto pochi gli anziani autosufficienti e in buona salute, l’handicap e la salute mentale).
Non dimentichiamoci che non possono essere i lavoratori a pagare il prezzo dei tagli alla sanità. Aggredire gli sprechi e i costi burocratici, ridurre gli apparati e le posizioni di rendita, ma salvare i diritti e le tutele degli operatori del sistema sanitario.
Riprendo (anch’io)l’interrogazione presentata a luglio: è dal 2001 che l’Asl 6 non si è dotata di un piano attuativo locale PAL, previsto dalla Legge Regionale 40/2005 art. 22, è lo strumento di programmazione che individua le U.O. e i servizi da erogare nella provincia in relazione alle risorse assegnate. Questo atto di programmazione è la sintesi di un percorso di consultazione dei soggetti istituzionali, sociali e sindacali, l’ultimo PAL risale al 2001 e da allora tutto il potere è stato attribuito alle Direzioni Aziendali. Il PAL deve esserci.
Ci sarebbero da dire molte cose, ma concludo dicendo che il documento appare fuori tempo non dà risposte a quelle che erano le aspettative e sembra non accorgersi di quello che sta accadendo intorno per questo non lo condividiamo.
Tiziana Bartimmo – Capogruppo PRC al Consiglio Comunale di Livorno