Sui disordini del 2 dicembre

 

  • Tiziana Bartimmo

 

Il tempo ci ha fatto prendere un po’ di distanza emotiva dai fatti accaduti quindi si può essere un po’ più lucidi nell’analisi, senza limitare o ridurre la questione semplicemente sul da che parte si sta.
Premetto che da sempre sono pacifista “senza se e senza ma”.
Bisogna fare un esame articolato di quanto è successo perché non è stato un solo episodio, ma più episodi evidentemente legati.
Primo distinguo: bisogna distinguere fra chi , operando la violenza è andato all’assalto della prefettura, e sottolineo chi, perché era un esiguo gruppo, altro è stato il corteo che pacificamente si è mosso per le vie della città ( e tra l’altro non c’erano in quel frangente i termini per reagire così), e chi manifestava in maniera pacifica su questioni importanti di questa città di cui non si vede la soluzione, come la questione dell’emergenza casa oggi, ma domani ce ne potrebbero essere altre.
Tra l’altro quando chi manifesta come in questo caso, ha dimostrato di essersi guadagnato la credibilità perché si è fatto carico con attività di volontariato politico e sociale, dell’emergenza, praticando proprio principi di solidarietà.
Quindi condanna di chi, la domenica ha attaccato la prefettura, ma anche di quanto è accaduto sabato, dove lì sì una manifestazione pacifica, tra l’altro di poche persone, ha visto una gestione dell’ordine pubblico incomprensibile e inaccettabile, una carica della polizia pesante e del tutto ingiustificata, contro qualcuno che semplicemente discuteva sotto la statua di Cavour, tra l’altro con i passanti ignari, e ci devono far riflettere anche le critiche fatte da alcuni agenti di polizia, alla gestione dell’ordine pubblico in città, che di fatto ha creato tensioni. La gestione dell’ordine pubblico non può essere fatta solo di prove di forza e di manganelli (troppo facile), e domenica invece i poliziotti hanno dimostrato di saper gestire bene una situazione delicata evitando di creare altri danni.
Purtroppo la situazione che ha creato la crisi e le politiche del governo monti generano disperazione, che non giustifica la violenza, ma la macelleria sociale ha generato anche rabbia e il malcontento è chiaro che si rivolga anche a chi il governo monti lo appoggia. Tra l’altro dopo un anno di governo Monti il paese è più povero e alle prese con 100 problemi sociali dalla disoccupazione alla povertà alle emarginazione sociale, e tutto questo ha riportato tra l’altro Berlusconi sulla scena politica…bravo Monti non c’è che dire..
C’è anche un altro aspetto che ci deve preoccupare: l’assalto alla prefettura è stato fatto da ragazzi giovanissimi, 15.17 anni, che avevano una rabbia e una violenza che ci deve far riflettere, questo è un aspetto che va attentamente valutato e dal quale i ragazzi della ex caserma devono prendere le distanze e uscire dalla spirale repressione- violenza, perché la via dello scontro fisico è solo perdente.
C’è anche un’altra cosa che vorrei sottolineare.
Leggo giorni fa sulla stampa, che è stato attivato un tavolo tecnico fra questura e polizia municipale che, in relazione alle rispettive competenze, abbia come fine quello, e lo leggo virgolettato, di “garantire la civile convivenza, facendo particolare attenzione alla situazione di alcuni quartieri…” e si individuano i quartieri che presenterebbero i punti di criticità, secondo loro. Questo non era mai successo a Livorno, e i tavoli si fanno (come avevamo chiesto più volte noi sull’emergenza abitativa) per cercare di dare risposte ai problemi, in questo caso solo socio-economici e non certo di ordine pubblico, non per reprimerli. Lo leggo come un fatto grave.
Auspichiamo che il Questore riprenda le fila di un dialogo che sembra si sia interrotto, sia con le forze di polizia ( abbiamo letto tutti le dichiarazioni dei sindacati di polizia), che con i cittadini, perché solo le modalità del dialogo possono servire ad evitare il peggio.

T. Bartimmo
Capogruppo Consiglio Comunale PRC Livorno