- Comitato Politico Federale 16 novembre *
Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza ripropone un tema come quello della Pace che riteniamo sia doveroso rilanciare. Rifiutiamo il ricorso alle armi, ed ovviamente condanniamo il vergognoso quanto deprecabile comportamento di uno stato come quello di Israele, che da tempo ormai remoto impone la sua sproporzionata forza militare, dotata oltretutto di armamenti tra i più sofisticati del mondo, nei confronti di un popolo come quello palestinese che ha il sacrosanto diritto di vivere nella terra natia. Siamo più che mai convinti che sia giunto il momento di andare oltre ogni tipo di strumentalizzazione da molti portata avanti, affermando il principio del Diritto internazionale e riconoscendo la stessa Palestina come membro a tutti gli effetti dell’Assemblea dell’Onu. Non possiamo comprendere né tanto meno giustificare, atti di violenza che toglie la vita di bambini, donne e anziani inermi. La sinistra comunista che Noi rappresentiamo ha il dovere di unirsi, al più presto, ai movimenti per la pace ed a tutte quelle forze politiche e sociali che credono in una vera pace “senza se e senza ma”, tale da poter garantire un vita dignitosa e doverosamente riconosciuta allo stesso popolo palestinese.
La crisi economica attuale è di proporzioni tali che il mondo non ne aveva conosciute prima. Dalla bolla finanziaria del 2007 si è ben presto passati al contagio dei fattori produttivi, le contraddizioni oggi emerse in seno al sistema capitalistico di produzione ne minano le fondamenta e ne mettono in discussione l’esistenza stessa.
La crisi odierna è più in generale una crisi sistemica che colpisce il sistema di produzione fino ad oggi egemone duramente e in profondità.
Se dopo il 1989 gli USA avevano conquistato la leadership mondiale oggi, a distanza di poco più di venti anni, la situazione è radicalmente mutata; i BRICS ( acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa ), le economie cosiddette emergenti, competono con con gli Stati Uniti. Le stime danno addirittura entro il 2020 il superamento degli USA da parte della Cina.
In questo scenario il prezzo più alto viene pagato dall’Europa, soggetto ibrido dal punto di vista economico e politico, in cui dilagano le tensioni sociali. In questo senso nota registrare, oltreché le situazioni di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia ( i PIGS ), le profonde crisi latenti di Francia e Germania. Oltre la propaganda consta sottolineare come sia in crisi tutto il vecchio continente, senza eccezione alcuna.
L’Italia oltre ai problemi di stampo economico e sociale sconta drammaticamente una crisi politica senza precedenti. La disaffezione verso i partiti è divenuto sentire comune e diffuso.
Superfluo ricordare i numerosi scandali che da qualche anno coinvolgono i maggiori esponenti del mondo politico italiano, non ultima l’imbarazzante vicenda della Regione Lazio dove emerge il coinvolgimento di tutte le maggiori forze politiche.
Il Governo Monti, salito alle cronache l’indomani della caduta del Governo Berlusconi, in questi mesi, con il complice appoggio di PD e PDL e Presidenza della Repubblica, ha dimostrato tutto il suo carattere impopolare e reazionario; a fianco delle politiche economiche recessive, contro gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari proposte dall’Europa ( in particolare dalla BCE ) abbiamo potuto constatare la tendenza alla riduzione dei diritti di stampo liberale, quali la libertà d’informazione e di manifestazione, con l’uso sproporzionato delle forze di pubblica sicurezza per placare le piazze, come si è constatato in occasione delle manifestazioni del 14 Novembre promosse a seguito delle sciopero generale indetto dalla CGIL in particolare in coerenza con quello proclamato a livello europeo.
Le politiche di austerità imposte ( con l’esplicita complicità di parti importanti della classe dirigente e imprenditoriale del nostro Paese a cominciare dai ” tecnici ” ) si possono riassumere schematicamente con il pareggio di bilancio, il fiscal compact e la “riforma” del lavoro e delle pensioni proposte dal Ministro Fornero, emerge dirompente come il governo dei tecnici non sia altro che il governo del capitale non legittimato dalle elezioni.
Le elezioni politiche della prossima primavera rendono tutto il contesto ancor più dinamico e incerto.
Se da un lato abbiamo PDL e Lega in cerca di identità dopo i recenti scandali e le cocenti sconfitte subite nelle ultime tornate elettorali locali dall’altro lato il quadro appare quanto mai confuso e incerto.
Il Partito Democratico chiuso nella morsa della scelta tra UDC e sinistra basa la proprie scelte programmatiche sulla “Carta d’intenti”, documento tanto vago quanto reazionario, che nella sua articolazione riconferma le politiche promosse in questi mesi dal Governo Monti e dalla Banca Centrale Europea.
Le primarie del PD e del centro sinistra sono l’ennesima passerella di ceto politico dove spicca la mancanza di confronto politico e differenze programmatiche sostanziali tra i contendenti. Diamo una valutazione non positiva della presenza del leader di SEL Vendola, stretto, oltretutto, nello scontro tutto interno al PD tra Bersani e Renzi.
Emerge dirompente il consenso che è capace di raccogliere il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, movimento populista con caratteristiche che si potrebbero ritrovare in un ipotetico panorama culturale e politico molto distante da quello di sinistra , che cavalcando il malcontento sociale pesca nell’elettorato di sinistra appunto il proprio consenso.
In questo contesto emerge con forza che la crisi economica e politica possa portare ( come sta avvenendo anche in tutta europa ) a rafforzare forze populistiche e di destra.
E’ in questo complicato contesto che il nostro Partito si trova ad operare.
Se è vero che si aprono ampi spazi per la sinistra le difficoltà intrinseche alle forze più autorevoli della sinistra debbono farci operare con il massimo della lucidità e del senso di responsabilità.
Tenuto di conto del dibattito interno a tutte le forze in questione, a cominciare dall’Italia dei Valori e per finire a SEL, considerati i numerosi appelli all’unità provenienti da importanti parti della società, ultimo quello “Cambiare si può” di cui Gallino è il primo firmatario e dal ruolo che oggi ricopre la FIOM, il ruolo di Rifondazione Comunista appare più chiaro.
Occorre constatare come il nostro Partito sia ancora quello con una maggiore organizzazione e con un radicamento territoriale e sociale più marcato, fattori che fanno del PRC uno dei soggetti essenziali del contesto alla sinistra del PD.
Non possiamo rassegnarci a dover scegliere fra la via della subalternità a una Carta d’Intenti del centrosinistra ancora incapace di presentare una proposta politica svincolata dai ricatti delle tecnocrazie europee e l’opzione populista di Grillo e di alcuni settori dell’Italia dei Valori.
La cultura politica dei comunisti, che è cultura politica di governo per dare risposte ai lavoratori che intendiamo rappresentare, non può avere niente a che spartire con il fenomeno di Grillo o le recenti dichiarazioni del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che auspica un listone “anti-partiti” che tenga insieme Montezemolo, i “grillini” e il sindaco razzista e leghista di Verona Tosi.
Se è vero, come noi pensiamo, che l’adozione europea del Fiscal Compact, il trattato che impone venti anni di politiche di austerità, è una scelta che condanna il continente a un’irreversibile crisi sociale e democratica (basti leggere i dati su disoccupazione e recessione e l’affermazione elettorale di partiti neonazisti), è compito prioritario dei comunisti ricostruire un blocco sociale, una massa critica, utile a riaprire la partita, a invertire la rotta neoliberista e a segnare una nuova avanzata del lavoro, imperniata sulla rivendicazione di diritti per i lavoratori dipendenti e le mille forme di precariato e su un nuovo modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile, definito da una decisiva pianificazione pubblica.
Allo stesso modo è strategico costruire un’elaborazione condivisa, un progetto politico unitario ed una grande unità d’azione con le forze della sinistra d’alternativa esistenti nell’U.E., a partire da quelle che aderiscono alla Sinistra Europea ed al GUE.
Per queste ragioni il Comitato Politico Federale di Livorno, auspica, rivolgendosi agli organismi dirigenti nazionali, che il Partito della Rifondazione Comunista:
- lavori per preservare l’unità della Federazione della Sinistra nella mobilitazione per i referendum e in occasione delle prossime elezioni regionali: non condividiamo evidentemente le posizioni espresse dagli organismi dirigenti del Partito dei Comunisti Italiani ma riteniamo comunque che la soluzione non possa e non debba essere lo strappo, la forzatura, il proseguire soli nella direzione di uno splendido isolamento;
- riconosca l’urgenza di mettere il patrimonio politico e culturale dei comunisti a disposizione di un processo unitario a sinistra: se Grillo catalizza il voto di protesta contro la “casta” la prospettiva del Partito non può essere quella di aggiungersi ad una sommatoria di populismi ma, viceversa, costruire uno spazio pubblico, aperto e partecipato per dar vita ad una forza della sinistra che, come in altri paesi d’Europa, sia autonoma dalle forze socialdemocratiche e al tempo stesso capace di interloquire e verificare possibili convergenze con esse;
- riconosca gli interlocutori con cui provare a costruire, fino all’ultimo minuto utile, questo percorso unitario (politico ed elettorale) in SEL, IdV, le forze di movimento che hanno animato le mobilitazioni per la scuola e l’Università pubblica, la CGIL e la FIOM di Landini, l’associazionismo diffuso sul territorio e tutti i soggetti che hanno promosso le mobilitazioni contro il governo Monti, evitando di rinchiudersi in un perimetro di forze minoritarie e settarie;
- operi per rafforzare il coordinamento, la collaborazione e l’unità d’azione con le altre forze europee che si riconoscono nella Sinistra Europea e nel GUE;
- affrontare in modo chiaro ed inequivocabile il problema della questione morale, affermando una nostra proposta che punti a ridimensionare le superindennità ed i privilegi di certe cariche elettive o incarichi di emanazione politica e a regolamentare e rendere trasparente l’uso del finanziamento pubblico, restituendo in pieno alla rappresentanza istituzionale un ruolo di servizio per le collettività locali e nazionali.
Il Comitato Politico della Federazione di Livorno infine apprezza la posizione espressa dai Giovani Comunisti all’ultimo Coordinamento nazionale e auspica si possa lavorare il quella direzione, in particolare sottolinea l’essenzialità di dare una prospettiva alla sinistra e al nostro partito anche per il medio e lungo periodo e che si possa operare, così come abbiamo operato a livello locale, un decisivo rinnovamento a livello centrale.
* Documento approvato a maggioranza, con 2 astenuti e nessun contrario