La fase che stiamo attraversando è di estrema difficoltà e delicatezza.
L’onda lunga della cosiddetta fine delle ideologie sta ormai dispiegando tutti i suoi effetti più lesivi delle conquiste fatte negli anni passati dai lavoratori e dai soggetti più deboli della società.
La crisi del Governo Prodi rappresenta una plastica dimostrazione della situazione:
di fronte a profitti sempre più consistenti fatti dalle imprese e da un lavoro dipendente sempre più in sofferenza (i dati forniti da Bankitalia in questo senso sono lampanti), i cosiddetti “centristi” hanno ancora una volta svolto una funzione detonante mandando a casa il governo nel momento in cui poteva forse aprirsi una fase redistributiva.
Per l’ennesima volta il centro-sinistra ha garantito il risanamento con una sostanziale pace sociale ed ora lascia il passo alla destra nel momento in cui c’è da indirizzare i dividendi. Per l’ennesima volta l’attacco ai diritti e alle conquiste dei lavoratori si accompagna con quello ai diritti civili da parte di una gerarchia ecclesiastica sempre più orientata a riconquistare, dopo la primavera del Concilio Vaticano II, una egemonia ideologica culturale imperniata su quello che lo stesso Papa ha definito una “visione integrale della chiesa”.
In questo contesto ci accingiamo ad affrontare una delicatissima campagna elettorale che rischia addirittura di mettere in discussione la presenza della sinistra nel nostro paese.
E’ infatti evidente a tutti il fatto che la nascita del PD e la sua dichiarata vocazione maggioritaria e volontà di presentarsi da solo alle elezioni, hanno come obiettivo non tanto “sconfiggere” le destre, con cui è sempre più evidente l’esistenza di un accordo politico-istituzionale, quanto quello di chiudere definitivamente i conti alla propria sinistra relegando i soggetti che la compongono a ruoli o marginali o subalterni, e di arrivare a modifiche costituzionali e della legge elettorale che rendano alla fine impossibile la rappresentanza del conflitto sociale e delle forze che si pongono l’obiettivo della trasformazione della società capitalistica.
In questo senso riteniamo fondamentale evidenziare una serie di elementi:
il rapporto e la ricostruzione della sinistra unita e plurale sono strategici, ma tale processo deve accompagnarsi al rafforzamento e all’autonomia del PRC. E’ in questo quadro che si innesta il tema del simbolo con cui ci presenteremo alle elezioni. Falce e Martello rappresentano un patrimonio per l’intera sinistra, la loro cancellazione, oltre a produrre un incalcolabile danno elettorale solo parzialmente a vantaggio di altre forze minoritarie che si dovessero presentare alle elezioni, sarebbe un colpo forse definitivo alla possibilità di ricostruire un soggetto politico organizzato che ponga al centro l’obiettivo del superamento del sistema capitalistico. Questa infatti è la posta in palio. Falce e Martello non come rivendicazione nostalgica di un tempo che fu, ma riaffermazione, attraverso l’esposizione di simboli che storicamente hanno rappresentato il movimento dei lavoratori, della volontà di porre all’ordine del giorno il tema della trasformazione della società in senso socialista.
Riteniamo in questo senso fondamentale far convivere, anche in termini simbolici alle elezioni, la nostra volontà unitaria tendente a ricostruire una sinistra di alternativa capace di confrontarsi con il PD in termini di egemonia e di muovere contro il Centro-Destra, e la nostra autonomia di forza comunista e anticapitalista che non rinuncia a misurare se stessa, anche sul terreno ideologico e programmatico ed in modo né minoritario né subalterno, con quelle forze politiche sociali e culturali uscite vittoriose nell’ultimo ventennio. Riteniamo quindi fondamentale mantenere i nostri simboli alle elezioni anche per dare più forza al progetto unitario e plurale della sinistra.
Assumiamo infine come urgente l’organizzazione di una rapida consultazione di tutti gli organismi di base sulla formulazione di un programma elettorale e sulla lista dei candidati al Parlamento, non facendo cadere tutto dall’alto, così come accaduto finora ed in coerenza con gli obiettivi di rinnovamento indicati dalla Conferenza di organizzazione di Marina di Carrara. Solo in questo modo sarà possibile arginare la confusione, sfiducia e rabbia presente nella base del Partito che non facilita la necessaria mobilitazione di tutti i compagni nella campagna elettorale.
Livorno, 11 febbraio 2008
Approvato con 13 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto