S. Lami – M. Mazzola – E. Celanti – A. Cristiani
Livorno 07.06.2012
Prot. n° 24567 /Strutt. C.P. – cm
Al Presidente del Consiglio Provinciale
Dott. Fabio Di Bonito
Sede
Mozione in merito a “ Rifiuti tossici, una questione tra modello economico e mare come discarica.“
PREMESSO
Che in riferimento al disastro ambientale, avvenuto nella notte del 17 dicembre 2011 a nord dell’isola di Gorgona, le ultime vicende suggeriscono scenari inquietanti e quanto poteva sembrare un’ipotesi lontana, oggi è invece diventata realtà e all’orizzonte non sembra esserci ancora una soluzione concreta.
Che ancora ci sono 102 bidoni carichi di sostanze tossiche abbandonati nei nostri fondali.
Che la dinamica sulla caduta dei fusti tossici in mare è ancora tutta da chiarire, in particolare per quanto attiene al fronte delle indagini sulle cause e responsabilità, dove non sembrano ancora emergere alcune novità.
Che nonostante le ultime analisi dell’istituto superiore della sanità non abbiano rilevato anomalie sulle acque campionate e sui pesci, ma che a fronte del rilascio di una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante, resta in ogni caso il rischio nel lungo periodo di trasformarsi in una bomba ecologica, capace di compromettere l’ecosistema di buona parte del Mar Tirreno e di conseguenza l’economia legata a pesca e turismo.
Che nello stesso dossier intitolato “Rischi” redatto dall’Arpat nel mese di febbraio (quando ancora ci rassicuravano che il recupero dei fusti sarebbe stato solo questione di giorni), i tecnici dell’Agenzia regionale esprimevano la preoccupazione di come il rischio contaminazione “potrebbe diventare più consistente se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo”. In questo caso gli effetti sull’ambiente e la biodiversità potrebbero avere gravi ricadute anche per la riserva marina, santuario dei cetacei.
Che la stessa Arpat ha potuto analizzare solo dopo quaranta giorni il contenuto dei fusti rimasti a bordo del Venezia, e scoprire così che le schede di carico contenevano informazioni non corrette e che nessuno, ad oggi ha dovuto rendere conto di questo.
PRESO ATTO
Che la ricerca dei fusti è stata sottovalutata, poco accurata e comunque attivata con mezzi inadeguati dimostrando tutta l’inadeguatezza delle istituzioni preposte a far fronte a questa emergenza. Emergenza che erroneamente o volutamente tale non è stata considerata.
Che a causa delle correnti, del fondo sabbioso e mobile, dei ritardi nelle ricerche, aumenta di giorno in giorno il rischio che i carichi persi non saranno più recuperati.
Che tutto questo ripropone, con serietà, il problema del numero sorprendente di perdite di carico e affondamenti (25 in 34anni) segnalati da reporters impegnati nelle inchieste sui traffici di rifiuti tossici.
CONSIDERATO
Che il traffico marittimo ha regole ormai inadeguate o comunque insufficienti, in materia di acque territoriali e che pertanto servono norme vincolanti, con veri piani regolatori regionali o interregionali per garantire navigazione in sicurezza e tutela ambientale. Altrettanto si dovrebbe fare anche per le aree demaniali, a difesa degli interessi generali e del bene comune secondo il principio del «chi inquina paga».
Che non può finire così, questi bidoni tossici vanno necessariamente recuperati, non possono essere abbandonati nei fondali a qualche miglio dal mare protetto di Pianosa ed in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, in un’area di mare anche trafficata dai pescherecci e interessata dal fenomeno dell’upwelling, dove la risalita delle acque profonde che favorisce la produttività biologica e la presenza di krill e piccoli pesci che attirano le grandi balenottere ed i delfini. Un pericolo da scongiurare per l’intera catena alimentare marina e conseguentemente anche per la salute delle persone.
Che per approfondire le cause dell’incidente e per monitorare con continuità le conseguenze possibili risulta indispensabile conoscere con esatta precisione la tipologia delle sostanze contenute nei bidoni, iniziando ad analizzare i residui presenti nell’unico bidone recuperato di cui ancora non è stata data alcuna comunicazione. Anche il monitoraggio Arpat (che deve essere esteso alle zone interessate dalle correnti ed essere costante) richiede di parametri e d’ipotesi di partenza sulla quale costruire modelli di rilevazione, altrimenti gli stessi controlli potrebbero risultare poco attendibili. Come pure è necessario obbligare mittente e vettore a fornire informazioni ufficiali e vere, perché la dinamica dell’incidente risulta, ancora ad oggi, piena di punti oscuri, a partire dal fatto di come fosse stato possibile trasportare un carico simile con un mare di quella natura e senza accurate precauzioni. Inoltre le imprecise indicazioni sulla zona della perdita, le irregolarità sulla documentazione di viaggio, i ritardi nella comunicazione dell’incidente e nelle operazioni legittimano o in ogni caso giustificano, di fatto, i molti dubbi e incertezze che potranno trovare risposte solo con l’avvio di procedimenti legali, per chiarire tutte le responsabilità e poter richiedere i dovuti risarcimenti.
Che l’ambiente rappresenta una rilevante ricchezza del nostro paese che va salvaguardata e curata anche per ragioni economiche oltre che etiche e di tutela della salute.
i proponenti chiedono
Che L’amministrazione Provinciale di Livorno in collaborazione con le Provincie di Pisa e Grosseto e i Comuni interessati si facciano promotori di una protesta sostanziale verso il Ministero, affinché si impegni concretamente a trovare una soluzione per recuperare e mettere in sicurezza questi bidoni. Un punto fermo deve essere quello che “quei bidoni non possono e non devono restare in mare e che non c’è tempo da perdere”. Poco importa se l’intervento sarà eseguito da privati o dalla Marina Militare, l’importante è che i costi non ricadano sulla collettività e siano addebitati ai responsabili.
Che L’amministrazione Provinciale di Livorno in collaborazione con le Province di Pisa e Grosseto e i Comuni interessati solleciti e collabori con la Regione Toscana e il Presidente Rossi all’iter per istituire il prima possibile il PIANO REGOLATORE DEL MARE per le acque territoriali toscane, che comprenderebbe tutto l’arcipelago, con uno sviluppo costiero di 561 km e un’estensione del mare pari a 15.000 km2, fino alle coste corse, gettando le basi per una più stretta collaborazione con la Francia per la difesa del santuario dei cetacei.
Che il Consiglio Provinciale sia puntualmente informato sullo stato delle ricerche e del recupero, sulle indagini in corso e sugli sviluppi giudiziari, anche tramite convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
Silvio Lami – PRC – FdS
Michele Mazzola – PdCI – FdS
Enrico Celanti – IdV
Adriano Cristiani – SeL