Analisi sulla Gauche alle presidenziali francesi

da Giornalismo Partecipativo *

Soffermiamoci su di un aspetto particolare del primo turno delle presidenziali francesi. È andato bene o male il candidato del Front de Gauche Jean-Luc Mélenchon con il suo 11% abbondante dei voti e quattro milioni di francesi che lo hanno votato? Nei titoli dei giornali, che giustamente si soffermano sull’imminente ballottaggio, sull’incollatura di vantaggio di François Hollande su Nikolas Sarkozy e sull’agghiacciante trionfo dell’ultradestra di Marine Le Pen, Mélenchon viene liquidato spesso come delusione. Ma è proprio così?
Partiamo dalle definizioni. Definiamo per comodità “sinistra radicale” tutte quelle candidature collocabili alla sinistra del Partito Socialista. In Francia, come spesso nel mondo, non esiste quella beota corsa italiana ad un centro politico nominalistico. Sarkozy è destra, Hollande è sinistra e ciao.  Nelle elezioni presidenziali del 2007 la sinistra radicale ottenne circa l’8.5% dei voti. Spiccò il solo Olivier Besancenot che ottenne 1.3 milioni di voti, pari al 4% dell’elettorato. Dietro di lui i vari Buffet, Laguiller, Schivardi e Bové si suddivisero il resto. In particolare la candidata ufficiale del Partito Comunista Marie-George Buffet non arrivò al 2%.
Dopo quel passaggio viene fondato il Fronte delle Sinistre che, sempre per comodità, collochiamo a sinistra del partito socialista e a destra del mondo trotskista, dal quale provenivano Besancenot e Laguiller, riunito nel Nuovo Partito Anticapitalista. Nel 2009 il Front de Gauche si presenta alle elezioni europee. La novità cambia i rapporti di forza dentro la sinistra radicale francese e il Front de Gauche (che ingloba il PCF) supera il 6%, eleggendo 5 parlamentari, superando il Nuovo Partito Anticapitalista (4.8%, nessun eurodeputato).
Quei risultati erano un po’ drogati dal risultato di Europe Écologie, gli ambientalisti capaci di pareggiare il risultato del Partito socialista al 16%. Nelle presidenziali 2012 i verdi di fatto non hanno alcun ruolo. Eva Joly, prestigiosa magistrata franco-norvegese, famosa per le inchieste sui crimini ambientali delle multinazionali, è una comparsa che prende appena un voto su otto di quelli che il suo movimento aveva raccolto nel 2009. Secondo alcuni studi tra la metà e i due terzi dei voti persi da Joly sono andati a rafforzare François Hollande.
Al debutto la candidatura di Jean-Luc Mélenchon parte dal 5% nei sondaggi. È ben di più del 2% della Buffet ma è perfino meno di quanto il partito aveva fatto alle europee. Numericamente il suo compito principale è vincere il solito gironcino di sinistra con il candidato dell’NPA Philippe Poutou, Eva Joly, Nathalie Arthaud. Nessuno prevedeva, anche solo un paio di mesi fa, che potesse avvicinare il candidato centrista, François Bayrou.
Non andrà così. La candidatura di Mélenchon prospererà fino a riempire la piazza della Bastiglia e a proporre probabilmente un modello europeo di aggregazione a sinistra dei grandi partiti, il PS ma anche il PSOE, l’SPD, il PD. Il Front de Gauche, che piaccia o no, riesce a monopolizzare la vasta quanto litigiosa sinistra francese e ad espanderne i confini. A un certo punto i sondaggi lo danno in competizione con Marine Le Pen per il terzo posto. È un miraggio, ma se i sondaggisti hanno sbagliato e per alcuni fin dal primo turno ha prevalso il voto utile anti-Sarkozy, sarebbe non solo errato ma anche in malafede parlare di delusione per Mélenchon.
Erano 31 anni, dal canto del cigno del Partito Comunista Francese, quando Georges Marchais superò il 15% aprendo le porte dell’Eliseo a François Mitterand, che un candidato della sinistra radicale non superava il 10%. Alla sinistra di Mélenchon, Joly, Poutou, Arthaud, sono marginalizzati ma sommano un altro 4%. Ciò vuol dire che la sinistra radicale nell’insieme in cinque anni quasi raddoppia i propri voti passando dall’8.5 al 15%. Quasi un nuovo inizio per chi critica il modello vigente.
La generosità e la lealtà senza infingimenti con la quale Mélenchon ha immediatamente appoggiato Hollande per il ballottaggio del 6 maggio testimoniano la possibile saldatura tra una Francia e un’Europa civile e la Francia di Sarkozy che per vincere il 6 maggio si appiattirà sulla spazzatura neo-fascista di Marine Le Pen. Come ha scritto Vittorio Zambardino, il voto a Le Pen è così grave che è come se Casa Pound (il livello è quello) avesse preso il 20% in Italia.
Secondo i sondaggi oltre i quattro quinti degli elettori di Mélenchon non ha dubbi sul voto ad Hollande. Tale generosità rende pleonastico il dibattito sul condizionamento a sinistra di Hollande lasciandogli mani libere per quello che si prospetta come uno scontro di civiltà. Un regalo prezioso che solo da una posizione di forza la sinistra può fare. E questa sarebbe una sconfitta?

* Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it