di Tiziana Bartimmo *
Questa vicenda segnerà uno spartiacque nel rapporto fra partiti e sindacato e fra partiti, da quando è stata presentata la mozione sono cambiate alcune cose, ma in peggio, e resta invariata l’impostazione contro i lavoratori.
La CGIL fino a ieri aveva fatto bene attestandosi sulla posizione che l’art. 18 doveva essere difeso nel suo nucleo fondamentale, in coerenza con la propria storia.
Da oggi, secondo alcune dichiarazioni, sembra aver subito la linea liberista del Governo Monti e dell’Europa, accettando in parte la mediazione raggiunta dal PD invece di portare avanti le proprie ragioni, creando anche fratture profonde al proprio interno, in primis con la FIOM di Landini , ma anche con personaggi del Direttivo quali Rinaldini e Nicolosi, le cui dichiarazioni sono estremamente critiche.
Cercherò di restare calma, e di essere breve, perché la discussione sulla riforma del lavoro meriterebbe altri toni e altri tempi.
Prima di tutto siamo di fronte a una colossale manipolazione dell’informazione, informazione cattiva che a tutti i costi ci vuole fare apparire come indispensabili e ineludibili le ricette del Governo Monti, come se non ci fosse alternativa: noi non possiamo che ripetere che questo governo tecnico è un governo di destra, neanche eletto, che sicuramente non sta dalla parte della gente, quella normale, quella che vive vite faticose e normali, e che tutti i provvedimenti presi lo hanno dimostrato, e neanche questa ultima “manutenzione” dell’articolo 18 ci può fare cambiare idea.
Resta la mistificazione di un governo che reitera il falso concetto che la mancanza di investimenti delle imprese straniere, e anche italiane, in Italia sia imputabile all’art. 18, continuando clamorosamente a negare i reali problemi (la corruzione, la mafia, la mancanza di infrastrutture, le tasse, i tempi preistorici della giustizia), e facendo scelte che non aiutano né la crescita né la ripresa.
Si continuano solo ad attaccare in modo ideologico il mondo del lavoro e i lavoratori.
Tra l’altro Monti ha anche dichiarato che il reintegro, con il nuovo testo sull’art. 18, si farà solo in casi “estremi ed improbabili”, se ce ne era bisogno, una conferma del fatto che il nuovo testo proposto non va bene, queste 2 parole chiariscono ogni equivoco e il PD sembra felice di questa presa in giro; tanto per rimanere su nuovo testo: se il licenziamento è illegittimo deve essere ripristinata la situazione precedente, se a fronte di un atto illegittimo non viene obbligatoriamente ripristinata la situazione precedente, ma questa può essere sostituita da un indennizzo, siamo di fronte ad un obbrobrio logico e giuridico.
Basta con questi giochetti, l’articolo 18 non solo non si deve toccare, ma va esteso a tutti!
Rimane la visione di un mercato del lavoro improntato alla precarietà, e a una condizione economica che le famiglie e i lavoratori non possono più sopportare. I dati sulle retribuzioni e sul divario fra i salari e i prezzi sono drammatici e indicano quanto grave sia l’aumento dell’ingiustizia sociale che sta producendo questo governo, da un lato aumentano tasse e tariffe, dall’altra gli stipendi e le pensioni restano bassi e fermi, anzi, diminuiscono fra addizionali e conguagli. Per centinaia di migliaia di persone c’è la perdita del posto di lavoro anche a causa della recessione dovuta alle politiche del governo, e l’unico problema è l’art. 18!!, serve invece un intervento pubblico deciso per rilanciare l’occupazione e redistribuire il reddito dall’alto in basso.
C’era stata all’inizio, da parte dei più, mai nostra, vista la provenienza degli uomini chiamati a governare, l’aspettativa per una svolta, che liberasse il Paese, da un’imbarazzante governo, che mettesse fine alle leggi ad personam, che desse dignità alle istituzioni, che tornasse a investire in politiche di sviluppo e garantisse maggior giustizia sociale, ma ora appare evidente che Monti ha colpito pesantemente i lavoratori, i giovani, i pensionati, affermando un modello dove prevalgono gli interessi del mercato, delle imprese, dei poteri forti, dei poteri economici, e il PD non se ne accorge?
Mai la distanza fra la vita reale dei cittadini e la percezione di chi governa era stata così palesemente evidente, il presidente del Consiglio e i suoi ministri e chi li appoggia, sono lontani dai sentimenti e dalle sofferenze delle persone.
Di fronte a un paese che muore, e non solo in senso metaforico, i suicidi di lavoratori, pensionati, di piccoli imprenditori di questi giorni ce lo dimostrano drammaticamente, di fronte alle persone sull’orlo della disperazione, di fronte alla mancanza di lavoro che colpisce un giovane su tre, di fronte alla mancanza strutturale di opportunità di lavoro, non si pensa a investimenti tecnologici, nei saperi, nella ricerca, nello sviluppo,si oppone solo una riforma punitiva, repressiva, che umilia solo i lavoratori e che mette una pietra tombale sui diritti collettivi e individuali conquistati in tanti anni di lotte.
Purtroppo non c’è mai l’idea di un’individualità all’interno del mondo del lavoro. Il lavoro, con le sue normative mette in gioco la vita reale, materiale e simbolica di tutti gli esseri umani. Il denaro non può essere la misura unica di tutte le cose: ci viene chiesta nel lavoro una disponibilità senza limiti (dalla riforma delle pensioni, o pensiamo alla liberalizzazione selvaggia dell’orario dei negozi, a condizioni a volte inaccettabili); bisogna smettere di considerare i lavoratori solo come numeri, e condannati a un perenne ricatto: “se vuoi lavorare devi rinunciare ai tuoi diritti”.
Chiudo con un orribile immagine (a me ha colpito quella), della Fornero che giorni fa, con la sua insopportabile supponenza, mostrava alle telecamere l’indice di un testo, quello nuovo che ancora nessuno aveva visto, come se fosse dietro una cattedra e avesse di fronte i suoi studenti: forse non ha capito dove si trova e cosa sta facendo.
* Capogruppo per Rifondazione in consiglio Comunale di Livorno