di Bianca Bracci Torsi
È una recente acquisizione la ricorrenza nazionale del ricordo degli italiani giustiziati e gettati poi nelle foibe slave accomunati alla Giornata della memoria, dedicata ai morti nei campi di sterminio tedeschi in gran parte per la sola colpa di appartenere ad una etnia che gli uccisori dichiaravano meritevole di sterminio, dal dato comune dell’innocenza: tutti ugualmente vittime di odio razziale, tutti senza colpe. Ma gli ebrei erano cittadini italiani, tedeschi, polacchi, francesi e slavi, da secoli, i rom trascorrevano la loro esistenza nomade in giro per l’Europa da millenni, c’erano fra loro ricchi e poveri, persone più o meno oneste, ma nessuno di loro aveva invaso un paese e oppresso un popolo.
Si può dire altrettanto degli italiani in quel pezzo di Yugoslavia che le potenze vincitrici della prima guerra mondiale avevano assegnato all’Italia nella spartizione dell’ex Impero Asburgico? Quella che era stata una delle tante società multietniche europee fu brutalmente italianizzata dal divieto di parlare la propria lingua, mentre i propri cognomi venivano cambiati per legge, gli autoctoni trattati come i popoli delle colonie, potevano essere espropriati delle proprie case e dei propri campi, per lasciare spazio ai coloni italiani e dovevano sottostare a Prefetti, Questori, Dirigenti scolastici e padroni di aziende e campagne arrivati da Roma. Privi di ogni diritto i popoli slavi erano soggetti a tutti gli obblighi delle leggi fasciste compreso il richiamo alle armi: chi fuggì per unirsi ai partigiani, fu fucilato come disertore. Il tutto si aggravò con la occupazione militare italo tedesca contro la quale insorse una delle più ampie e valorose resistenze europee. Dopo la liberazione, come in tutti i Paesi occupati, furono giustiziati gli occupanti, italiani e tedeschi e i collaborazionisti locali. Come ovunque ci furono certo dei morti innocenti o con responsabilità limitate ma il movente di quelle esecuzioni non aveva niente a che fare col razzismo, caso mai con l’odio di un popolo che aveva visto uccidere, deportare, angariare e umiliare tanti dei suoi. Le pulizie etniche e le stragi di innocenti ci furono e non solo per mano tedesca ma nessuno ne parla e nessuno propone nel nostro paese, una giornata del rimorso per ricordare uomini, donne e bambini di interi villaggi e perfino i giovanissimi allievi di una scuola ortodossa massacrati dall’esercito italiano perché colpevoli di essere libici o eritrei, albanesi o slavi.