Oggi ricominciamo la discussione sul porto, praticamente un dibattito che abbiamo cominciato a inizio legislatura. Oggi il nostro porto sconta i ritardi e le mancate scelte di programmazione di 4 anni di commissariamento, le problematiche messe in evidenza dalla crisi, la fase dell’elezione del Presidente dell’Autorità portuale, dopo le prese di posizione del Ministro Matteoli contro la volontà della città che hanno portato ulteriori ritardi, e ora c’è la necessità di aggiustare il tiro rispetto a una discussione che avevamo già intrapreso. Abbiamo perso molto tempo, e ora per il porto il fattore tempo è vitale.
Il porto rappresenta la maggior voce del Pil della città, e in un momento di crisi come quello che sta vivendo Livorno dove tutta una serie di situazioni che reggevano l’economia del nostro territorio ora non reggono più, penso alla crisi dell’industria, ma non solo,è chiaro che dire “il porto rappresenta il volano dell’economia”, rappresenta una realtà, non è solo un modo di dire. Quindi il futuro del porto rappresenta una preoccupazione che non può lasciare spazio a pregiudizi o preconcetti, tutti sappiamo il percorso che avevamo fatto prima, ora bisogna confrontarsi con qualcosa di diverso.
Della relazione del Presidente Gallanti (per ora si parla della sua relazione fatta in commissione, perché materiale non ce n’è, a parte le slide), è da apprezzare l’analisi fatta partendo dalla realtà per indicare prospettive di sviluppo, e dalla volontà di fare rapidamente, anche cominciando a discutere di cose concrete, anche tenendo presente i dati che nell’ultimo semestre registrano una piccola ripresa. Certo la prospettiva mette nel piatto anche lo sforzo delle istituzioni nel risolvere i problemi perché si introducono elementi nuovi, che possono essere punti di forza o di debolezza, se poi non si riescono a portare in…porto.
Uno dei punti di debolezza su cui tutti sono d’accordo, sono i fondali e Gallanti ha posto l’accento non solo sulla futura accessibilità del porto per le grandi navi del futuro, ma sul fatto che già ora questi sono un limite, ma ecco il primo cambiamento:
* Fino a ieri tutti ragionavamo di vasche di colmata, oggi si sta ragionando di sversamento in mare. Detta così suscita delle grosse preoccupazioni dal punto di vista ambientale, perché se è vero che i fanghi entrati in porto dallo scolmatore sarebbero finiti naturalmente in mare, siamo sicuri che le navi non sversino niente? Certo la soluzione darebbe un’accellerata notevole, perché le vasche di colmata, fra progettazione ed esecuzione, impegnano risorse umane ed economiche e necessitano di tempi biblici per la realizzazione. Tuttavia la preoccupazione rimane e c’è la necessità di un decreto governativo, quindi è il governo che si deve muovere e c’è da auspicare che sia molto preciso sulle eventuali limitazioni.
* Ma la pianificazione dello sviluppo non è visto solo a mare, ma anche verso terra, e nell’idea di Gallanti ancora di più, rispetto anche alla condivisa necessità di implementare la penetrazione delle ferrovie che era già presente nelle discussioni precedenti. Livorno ha grandi potenzialità proprio da un punto di vista geografico, e vantaggi rispetto anche agli altri porti dell’alto Tirreno, più compressi da situazioni geografiche sfavorevoli, Genova compresa, perché come diceva Gallanti, arrivare a Bologna, vuol dire essere in Europa, nel nord Europa. Certo che anche su questo ci vogliono precisi impegni di Governo e Regione perché le vicende economiche nazionali fanno temere in termini di investimenti pubblici e di risorse da poter impiegare, ci vuole quindi una reale assunzione di responsabilità nei confronti di questo territorio e di rispetto degli impegni presi.
* Abbiamo paricolarmente apprezzato nella relazione l’interessamento per i bacini, per i riparatori navali, che è sempre stata anche una nostra preoccupazione, sia per la grande professionalità dispersa, sia per reali prospettive di lavoro. Tra l’altro se ricominciassero a riparare navi, non solo darebbero lavoro alle ditte di carpenteria, ma anche a falegnami, tappezzieri. Una grande potenzialità che dovrà coniugarsi con tutti i problemi di compatibilità con porta a mare che in questi anni hanno rappresentato la criticità. Comunque già se si parte da un punto certo che il bacino rimane lì dov’è si può cominciare a discutere di cose concrete.
* Il problema dei fondali e degli attracchi riguarda anche un settore che è in continuo sviluppo che è quello delle crociere. Da anni si considera il settore del turismo crocieristico come uno strumento per affrontare la crisi, ma ancora non si è trovato il modo di far rilasciare a questo settore, ricchezza sul territori, ora sono una fonte di guadagno per la regione, non per la città. I turisti scendono e scappano. Da anni si parla di accordi con i tour operators, di pacchetti appettibili per far rimanere i turisti in città, ma a tutt’oggi non mi pare che l’operazione sia riuscita. Il poter avere banchine dedicate alle navi da crociera potrebbe aprire la possibilità di avere strutture idonee, negozi, bar, ristoranti, ma bisogna stare attenti che questo non vada a discapito di altri traffici di merci.
* Nella sua relazione Gallanti ha parlato di tutto, ma del polo petrolifero? Il territorio ha fatto una battaglia per mantenere la raffineria.
* Gallanti faceva cenno a problemi legati alla litigiosità che ha riscontrato sul porto: questo aspetto ci preoccupa per quanto riguarda la situazione del lavoro. La scarsa propensione ad operare in un ottica di sistema delle imprese del porto di Livorno ha fatto si che, in tempi di carenza di traffici, si sia aperta una battaglia interna fatta di ribassi tariffari e di tentativo di smantellamento delle regole che la comunità portuale si era data nel tempo. Quando la concorrenza non si svolge sulla qualità dei servizi offerti il danno a carico dei lavoratori è enorme. Il Contratto Collettivo nazionale dei Lavoratori Portuali, insieme alla legge 84, ha garantito la regolamentazione del mercato del lavoro e di conseguenza la pace sociale; oggi non è più così, si chiedono sempre maggiori flessibilità, maggiori disponibilità e si fa leva su dipendenti assunti con contratti a termine, sempre più ricattabili, scaricando inefficienza e scarsa capacità gestionale sulle spalle dei lavoratori. Come dovunque ormai in Italia anche qui si discute di precarizzazione e aumento della flessibilità, senza tener conto del fatto che, come ampiamente dimostrato dai dati sui traffici dei porti nord europei, questo porta a uno scadimento della qualità del lavoro e a una perdita complessiva di competitività.
Il porto di Livorno ha bisogno do un patto sociale che sia garantito dall’autorità Portuale, che ponga fine allo stillicidio di posti di lavoro causato dalla serrata concorrenza interna, e qui ha ragione gallanti quando dice che la concorrenza si fa con altri porti. Questo aspetto legato al lavoro deve essere un punto cardine della discussione
Per la Federazione della Sinistra Tiziana Bartimmo