Riparazioni navali: serve una svolta

Il problema delle riparazioni navali e, soprattutto del mantenimento funzionale dei bacini di carenaggio esistenti, non trova nessun elemento di svolta rispetto alla, da tempo, annunciata (almeno dal 2003) e fortemente perseguita loro cancellazione.
Non è una battaglia corporativa di una categoria di imprese e di lavoratori, ma guarda ad un’idea di città del futuro che deve avere come pilastri il porto commerciale e quel che è rimasto dell’industria. E per noi le riparazioni, con la salvaguardia dei bacini esistenti, sono un pezzo imprescindibile de sistema produttivo livornese e non solo.
Noi non sappiamo se, come è stato affermato, siamo di fronte ad un cambiamento sostanziale dell’operazione prevista nel 2003, a quella che è stata oggi definita una “truffa” nei confronti dei lavoratori del Cantiere, anche se questo tema andrà approfondito in altre sedi.

Non è il caso ora di star a fare, di nuovo, la storia della chiusura del Cantiere che parte dagli inizi degli anni ’90 e delle responsabilità gravi di chi ha governato in questo lungo periodo, ma anche dell’assenza, a parte la nostra e dei Verdi, di una qualsiasi opposizione.
Delle cosiddette “tre gambe” (costruzioni navali, riparazioni navali e diporto) che dovevano garantire il mantenimento dell’attività industriale nell’area dell’ex-Cantiere, il diporto, quella che non a caso era l’ “ultima gamba”, si sta mangiando le riparazioni con l’acquiescenza delle istituzioni locali ed il silenzio complice dello Stato che viene privato di un patrimonio della collettività costato 200 milioni di euro.
Per le costruzioni sappiamo come è andata, anche qui per chiare volontà politiche delle Istituzioni locali del passato!

A questo punto serve un patto chiaro tra tutte le forze politiche e sociali per inchiodare le istituzioni su alcuni punti chiave:
1. il congelamento di qualsiasi ulteriore atto di smantellamento del bacino grande;
2. il chiaro pronunciamento da parte di tutte le istituzioni pubbliche, tra cui quelle statali circa il mantenimento dei bacini, andando ad una rapida predisposizione di un protocollo d’intesa che coinvolga tutti i soggetti interessati, in primo luogo i riparatori e le loro rappresentanze sindacali, nella salvaguardia dei bacini;
2. operare subito per il mantenimento dei bacini esistenti e per un piano industriale e finanziario che possa restituirgli, nel breve periodo, operatività;
3. dare un assetto produttivo equilibrato a quel comparto che preveda, in prospettiva, come paletto inamovibile, il mantenimento delle produzioni industriali esistenti, e quindi delle stesse riparazioni navali;
4. raggiungere quest’ultimo risultato, se necessario anche con più stringenti vincoli urbanistici, di quelli che già ci sono seppur violati dallo stesso Comune di Livorno (da qui il ricorso giacente al Consiglio di Stato).

Siamo disponibili a intraprendere e sostenere tutte quelle azioni politiche e di lotta a difesa del comparto delle riparazioni navali, dei bacini e, più in generale, della natura industriale di quell’area del Porto.
Non siamo, viceversa, disponibili ad operazioni portate avanti da forze politiche, sia nel centro-sinistra che nel centro-destra, che, dietro al paravento della questione delle riparazioni, hanno, più che altro, a cuore gli equilibri di potere in città e nelle Istituzioni locali e portuali.

 
Partito della Rifondazione Comunista
Federazione Livornese