di Roberto Passini *
(In vista delle elezioni regionali, un’esortazione alle sinistre)
L’imminente tornata elettorale regionale cade in una fase difficilissima per la sinistra italiana: mai i
partiti della sinistra storica di questo nostro paese erano scomparsi dal Parlamento italiano come da quello europeo, dopo aver rappresentato per tutta una fase post-seconda guerra mondiale l’avanguardia della sinistra in Europa(!) Anche facendo una comparazione col recente passato ci si accorge come le fragilissime condizioni attuali, in termini di riconoscibilità politica e percezione pubblica, prima ancora che per la bontà delle opzioni politiche e dei programmi, non abbiano alcun riscontro con le pur innegabili difficoltà, culturali e politiche di ieri.
E in effetti, se volgiamo la sguardo anche soltanto al quinquennio appena trascorso, non possiamo esimerci dal constatare gli incalcolabili fallimenti, politici e culturali, se non addirittura storici, a cui siamo andati, tutti, incontro. Senza tacer del fatto che in molti casi i veri e propri artefici di tale disastro sono state le nostre “classi dirigenti”.
Sembrano, oggi, avere una distanza siderale quei tentativi generosi e lucidi che comunque, a cavallo tra il 2004 e il 2005, videro impegnati tanti compagni, noti e meno noti, associazioni, movimenti, al centro come in periferia, e che si espressero nella Convenzione per l’alternativa di governo e nella Camera di consultazione della sinistra, promossi rispettivamente dalla sinistra CGIL di Giampaolo Patta, il primo, e da Il Manifesto unitamente ad altre personalità della politica e della cultura, il secondo. La grande maggioranza dei partecipanti, singoli e collettivi, in quelle occasione si espresse a favore della creazione di una soggetto unitario della sinistra italiana, quale esito finale di un percorso di elaborazione di un qualche respiro. Ma questo esplicito gradimento/auspicio si infranse subito nel veto opposto dalla segreteria del soggetto allora più strutturato.
Ed eccoci all’oggi. Una sinistra nelle sue varie articolazioni quasi demolita, assente dal grande discorso pubblico.. I cittadini, il nostro popolo stentano a vederci o ci vedono poco, assai poco davvero anche nella nostra “resistente” regione, finora sempre generosa con le forze di sinistra.
Si rischia che non ci riconoscano più, non sappiano e non vogliano distinguere le nostre diverse sigle (ognuna pienamente legittima e frutto di percorsi comunque difficili e sicuramente rispettabili..), ma che tutt’al più intendano e pretendano, esclusivamente, l’offerta politica di UNA Sinistra (unita o unitaria purché non frastagliata..) degna di questo nome che, nel rispetto delle diverse identità, culture, processi politici, possa svolgere in maniera intransigente e chiara il proprio di ruolo di utile rappresentante dei lavoratori, degli sfruttati e degli oppressi, tutti in vorticoso aumento a causa della crisi capitalistica in corso.
LE ELEZIONI REGIONALI TOSCANE sono per noi, Federazione della Sinistra, ma ritengo anche per i compagni di Sinistra Ecologia e Libertà e per tutta la sinistra, prima di tutto un banco di prova di Resistenza politica, che, certamente, avremmo preferito affrontare al termine di un percorso ricompositivo – federativo che, in autonomia, ciascuno dei due soggetti sta portando avanti.
La Federazione della Sinistra, Sinistra Ecologia e Libertà, i Verdi, finora non hanno stretto alcun rapporto programmatico unitario per le regionali in Toscana, pur avendo da tempo effettuato consultazioni ed incontri, sostanzialmente consonanti sulla cornice programmatica da proporre al PD –centrosinistra (no ai CIE, sostegno al lavoro in tutte le sue innumerevoli forme di precarietà, anche attraverso una buona Proposta di legge avanzata dalla Federazione, rilancio del ruolo pubblico in economia, valorizzazione e rafforzamento della sanità pubblica, ripubblicizzazione dell’acqua, no al nucleare, rilancio dell’edilizia pubblica e sociale, difesa del territorio…), ed improntato al rispetto reciproco, il tutto sino a ieri nient’affatto scontato, sol che si considerino le recenti ferite causate dalle odiose scissioni patite da PRC e PDCI. Se le incomprensioni forti di ieri, i rancori e la diversità dei processi politici sono più che comprensibili, e chi scrive non fa mistero di parzialità avendo partecipato con convinzione e sin dall’inizio al processo costitutivo della Federazione, è altrettanto evidente però che, nelle delicate condizioni date e con l’appuntamento elettorale imminente, soprattutto in Toscana si imponga un di più di responsabilità per tutti. E’ dunque necessario ricercare con tutte le forze l’unità delle sinistre, con la chiaroveggenza politica adeguata al momento storico. Non si tratta minimamente di evocare un’ammucchiata indistinta stile Arcobaleno, dettata unicamente dalla paura della sconfitta/scomparsa causa il mancato raggiungimento del 4%, (pur tenendo comunque in considerazione tale infausto esito..), quanto della solenne necessità di dar vita un ALLEANZA DI SINISTRA che veda assieme la Federazione, Sel, i Verdi e tutte le altre soggettività, a sinistra, autonome dal PD, ciascuno con i propri riconoscibili simboli ed identità, in maniera tale, e questo è il dato cruciale indefettibile, da non presentarsi divisi al confronto programmatico col centrosinistra – PD. Confronto, quello col PD, che dovrà estrinsecarsi, e i tempi stringono davvero, soltanto dopo che tra di noi sia stata raggiunta, in maniera trasparente e pubblica (meglio tardi che mai..), una piattaforma programmatica comune con cui andare alla trattativa. La complessiva ristrettezza dei tempi e le difficoltà in campo, sono di palmare evidenza per chiunque(!)
E soltanto il sostanziale rispetto di questa condivisione programmatica unitaria, la valorizzazione dei suoi contenuti essenziali ci dirà se dal confronto si uscirà con un accordo di governo (che rilanci e possibilmente rafforzi le buone cose fatte dal governo toscano sotto la spinta delle forze di sinistra) oppure, laicamente, con una rottura e con la collocazione di tutta la sinistra all’opposizione.
Dovranno dunque esserci metodologie democratiche tra di noi, in primis, per tendere all’ottenimento di conquiste politiche sulla base di un comune programma ( e in tal senso le recenti dichiarazioni del candidato Rossi su Cie, unitamente al silenzio assordante, sempre del PD sulle coordinate generali programmatiche, non facilitano la trattativa..). Ma nel contesto dato, ciò che deve essere, con tutte le energie scongiurata, é la possibilità, in altri termini concreta e reale, di vedersi emarginare dalla scena politica ed istituzionale così come, e ciò sarebbe ancora più grave, dall’immaginario politico collettivo.
Perciò, se come giustamente riteniamo quella col PD sarà una trattativa di merito comunque difficile, viste le non lievi differenze di partenza, tanto in termini di difesa dei diritti umani e della democrazia politica (strisciante “apertura di credito” del candidato presidente PD, Rossi, ai Centri di Identificazione ed espulsione previsti dalla Legge Bossi-Fini, e voluti strenuamente dalla Lega e dal suo ministro dell’interno; ampliamento degli spazi di democrazia, rappresentativa e partecipata, voluti dalla sinistra vs ulteriore accentuazione del bipolarismo/bipartitismo e conseguente verticalizzazione del momento decisorio perseguiti dal PD, anche attraverso la bruttissima e antidemocratica legge elettorale Toscana varata a pochi mesi dal voto, in perfetta consonanza con la destra…..), quanto in termini di politica economica (posticcio e acritico liberismo economico mainstream, del PD-centrosinistra, versus rilancio di una politica economica alternativa che veda al centro il momento pubblico pianificatorio – programmatorio, secondo le linee di democrazia economica e sociale tracciate dalla nostra Costituzione, almeno per quanto riguarda la Federazione della Sinistra), logica vorrebbe che vi si andasse uniti.
Oltre a tutto ciò vi è il fatto non trascurabile, che, divise le sinistre rischiano seriamente di non risultare sufficientemente attraenti per tutto un elettorato, ancora tenacemente di sinistra, ma severamente critico e refrattario a comprendere le nostre pur dolorose e motivate divisioni di ieri; elettorato che, purtroppo, da diversi anni, non senza qualche ragione, si è dimostrato progressivamente dedito all’astensione.
Dunque, in qualità di esponente di uno dei soggetti fondatori della Federazione della Sinistra, Socialismo 2000, della cui scelta ne riconfermo in questa sede la bontà e la serietà, quale primo fondamentale passo in direzione di un’aggregazione più ampia, autonoma e indipendente dall’attuale centrosinistra PD, intendo rivolgere un accorato appello a tutti i soggetti politici che compongono la Federazione, SEL, i Verdi, oltre che a tutti i militanti della sinistra ovunque collocati (e non collocati), non pochi dei quali, tra l’altro, nel 2008, avevano risposto alla sirena veltroniana del voto utile, ma che subito dopo si son ritrovati, come tutti noi, in brache di tela, con un paese sempre più smembrato, impoverito ed impaurito, in termini socio-economici e di sicurezza (quella vera), di libertà e democrazia, anche per l’assenza della sinistra nelle istituzioni centrali; affinché tutti insieme ci si senta protagonisti ed investiti dell’enorme responsabilità di far sì che una sinistra, utile all’interesse del mondo del lavoro e ai desiderata di cambiamento dello stato di cose presente, continui ad esistere e a svolgere il proprio compito con serietà e, laddove se ne ravvisi la necessità, con il dovere dell’intransigenza.
A noi, partiti e movimenti politici, è richiesto di valutare, con la massima delicatezza e con intelligente generosità, l’attuale passaggio elettorale che segue di poco una duplice e severissima sconfitta elettorale, alle politiche del 2008 e alle europee del 2009. Bisogna evitare il rischio di volgere lo sguardo, unicamente, verso noi stessi, se non addirittura all’indietro, e cercare di capire la dura lezione dei fatti.
Senza abiure, opportunismi o eclettismi di sorta, ciascuno nella distinzione e autonomia delle posizioni e dei ruoli, bisogna adoperarci affinché, utilitaristicamente, si possa raggiungere, in tempi veramente brevissimi, un duplice e non scontato risultato:
1) mantenere una rappresentanza istituzionale della sinistra;
2) rilanciare un confronto, anche aspro e duro ma aperto e senza steccati tra le sinistre, che, sappia e voglia riconnettere quegli esili fili di conflitto, riscatto e desiderio di partecipazione democratica che ribollono nella società, e lavorare per dare sbocco e concretezza alla possibilità di un’alternativa democratica e sociale all’orrendo presente.
O questi obiettivi ce li poniamo e li perseguiamo tutti insieme, a sinistra del PD, oppure saremo corresponsabili di un inarrestabile declino della qualità della democrazia nel nostro paese, oramai da tempo investito da accelerazioni reazionarie sotto gli occhi di tutti. Su ognuno di noi grava una solenne e grande responsabilità. Facciamo presto!
* Socialismo 2000 Toscana