Stamani Livorno, in una giornata di sole, è stata teatro di una bella manifestazione, appassionata, sentita, partecipata.
Centinaia di donne e uomini provenienti da varie realtà d’Italia hanno raccolto l’appello alla mobilitazione che, per la prima volta, tutti insieme i genitori dei ragazzi uccisi in questi ultimi anni nelle carceri o nelle piazze italiane dalla violenza di alcuni settori delle forze dell’ordine, hanno lanciato al paese.
Questi genitori e parenti hanno gridato con forza, tutti uniti, che in uno Stato veramente democratico non si può morire, in un modo tanto drammatico e brutale quanto inconcepibile, per mano di qualche servitore dello Stato che, invece della Costituzione, ha servito quella pulsione di repressione e di distruzione del “nemico” che in questi tempi terribili chi gestisce il potere ha inoculato, a piene mani, nella società per poterla tenere sotto il proprio tallone d’acciaio.
E’ un fatto importante che per questa prima volta si sia scelto Livorno per mandare questo messaggio di unità e determinazione.
E Livorno ha risposto positivamente: con i tanti che hanno partecipato al corteo, con chi applaudiva dalle finestre, con chi osservava incuriosito, ma solidale, al passaggio del corteo, magari un po’ perplesso per l’impressionante dispiegamento di forze dell’ordine, inedito e surreale per una realtà come la nostra e anche per le dimensioni della manifestazione.
Anche i comunisti erano presenti con una tanto folta quanto discreta presenza di compagne e compagni che si sono stretti intorno a queste famiglie per condividere l’impegno a continuare la lotta nella ricerca della verità e della giustizia.
Per coloro che oggi non ci sono più e perché i responsabili di tali nefandezze possano finalmente pagare il prezzo per il troppo sangue che, in questi anni, hanno versato.Livorno, 16 gennaio 2010
Centinaia di donne e uomini provenienti da varie realtà d’Italia hanno raccolto l’appello alla mobilitazione che, per la prima volta, tutti insieme i genitori dei ragazzi uccisi in questi ultimi anni nelle carceri o nelle piazze italiane dalla violenza di alcuni settori delle forze dell’ordine, hanno lanciato al paese.
Questi genitori e parenti hanno gridato con forza, tutti uniti, che in uno Stato veramente democratico non si può morire, in un modo tanto drammatico e brutale quanto inconcepibile, per mano di qualche servitore dello Stato che, invece della Costituzione, ha servito quella pulsione di repressione e di distruzione del “nemico” che in questi tempi terribili chi gestisce il potere ha inoculato, a piene mani, nella società per poterla tenere sotto il proprio tallone d’acciaio.
E’ un fatto importante che per questa prima volta si sia scelto Livorno per mandare questo messaggio di unità e determinazione.
E Livorno ha risposto positivamente: con i tanti che hanno partecipato al corteo, con chi applaudiva dalle finestre, con chi osservava incuriosito, ma solidale, al passaggio del corteo, magari un po’ perplesso per l’impressionante dispiegamento di forze dell’ordine, inedito e surreale per una realtà come la nostra e anche per le dimensioni della manifestazione.
Anche i comunisti erano presenti con una tanto folta quanto discreta presenza di compagne e compagni che si sono stretti intorno a queste famiglie per condividere l’impegno a continuare la lotta nella ricerca della verità e della giustizia.
Per coloro che oggi non ci sono più e perché i responsabili di tali nefandezze possano finalmente pagare il prezzo per il troppo sangue che, in questi anni, hanno versato.Livorno, 16 gennaio 2010
Alessandro Trotta (segretario PRC – Fed. di Livorno)
Michele Mazzola (segretario PDCI – Fed. di Livorno)