di Tiziana Bartimmo
Più che di 100 giorni bisognerebbe parlare di 5 anni e 100 giorni e forse tanti toni enfatici usati dal Sindaco per illustrare il suo operato apparirebbero fuori luogo.
Nel primo Consiglio comunale avevamo fatto una dichiarazione nella quale dicevamo che non avremmo assunto, nel nostro ruolo di opposizione, nessun atteggiamento pregiudiziale, nell’ottica di voler spostare a sinistra l’asse politico di questa città. Ma nel corso di questi 100 gg. si è dipanato uno scenario in cui questi propositi sono veramente difficili da mettere in atto, per la scarsità di coinvolgimento del C.C. nelle decisioni, per la intempestività e scarsità delle informazioni, cosa che sembra ricalcare un copione già visto nella precedente legislatura, laddove questioni di metodo diventano non formali, ma di sostanza, una per tutte la vicenda del nuovo ospedale della quale ormai si è parlato dovunque e che penso sarà oggetto di un C.C., ma di cui vale solo
la pena sottolineare la scelta di mettere subito sotto chiave la locazione del nuovo ospedale, ben prima di affidare l’incarico della revisione delle norme del governo del territorio.
Molte sono le cose su cui puntualizzare , ma due ci stanno particolarmente a cuore
1. La politica abitativa
2. Le misure a sostegno della crisi
La promessa della consegna degli alloggi popolari di Shangay e La Scopaia (anche oggi si è parlato di un ipotesi di consegna)è stata tradita insieme alla fiducia di chi attendeva un alloggio pubblico. Quei 117 alloggi a forza di parlarne sono diventati 1170. Io suggerirei al Sindaco di andare a fare un giretto , io l’ho fatto, a Shangay, e dare risposte a quei cittadini che aspettano sempre le promesse di riqualificazione del quartiere.
Cavalcando l’onda tanto cara alla destra si è parlato di Shangay solo per inserirlo nella tematica della sicurezza, ma di un iniziativa che ridia vita al quartiere nemmeno l’ombra; salvo il nostro tentativo di far rivivere il centro Poerio che aveva lo scopo di riportare l’attenzione sul quartiere, di poter far pensare all’amministrazione che almeno il giardino, una volta ripulito potesse diventare un luogo dove far giocare i bambini, anche perché nel frattempo il parco di via Firenze è diventato una vergogna. E che dire di quella discarica a cielo aperto che ogni volta che si alza vento fa volare la terra dentro gli appartamenti vicini? Quindi non solo i grandi progetti a lungo termine su come deve essere ridefinito l’aspetto del quartiere all’interno della città (non dimentichiamoci che ha data 1987 il piano di riqualificazione di Shangai, che si sono succeduti piano Urban e quant’altro), ma nemmeno le piccole cose si sono risolte, e per quelle signor sindaco non ci vuole molto.
Per l’emergenza casa servono risposte immediate e il ritardo è veramente grave, servono risposte immediate: dalla riconversione del patrimonio demaniale disponibile all’uso abitativo, all’acquisto di immobili rimasti invenduti per la crisi, dai costruttori, a costi vantaggiosi per l’amministrazione pubblica.
A proposito di crisi,mi viene da pensare che forse tutte quelle energie tempo e soldi spesi in convegni tavole rotonde sul nuovo ospedale sarebbe stato meglio incanalarle sul come affrontare gli effetti della crisi e su cosa puntare per uscirne.
Perché il fatto che emerge con più drammaticità è che questa Amministrazione, come la minoranza di destra, non ha capito o fa finta di non capire, quelle che sono le conseguenze durissime economiche e sociali della crisi sul nostro territorio. Urgenza tanto più determinata dal fatto che vi è un’assenza totale di politica industriale e di misure anticrisi da parte del governo nazionale. Se è colposo sostenere, come fa il governo, che la crisi è alle nostre spalle, cosa che non è vera e nel frattempo si continuano a perdere posti di lavoro, e la forbice sociale si allarga sempre più e coloro che erano in difficoltà lo saranno sempre di più, è doveroso supplire per quanto possibile alle carenze nazionali, compiendo operazioni di ridistribuzione del reddito e di restringimento delle differenze sociali. Quindi verifica e incremento dei sostegni a chi ne ha pochi o non ne ha nessuno, e nel contempo puntare a strategie di sviluppo strutturali e non effimere, come ad esempio contrastare le delocalizzazioni produttive, i licenziamenti, l’introduzione di vincoli sulle aree occupate da attività produttive, proposte che sono contenute nella proposta di legge regionale presentata dai nostri gruppi in regione e che spero anche il PD sostenga.
Non riusciamo a intravedere ancora un cambio di passo e di direzione di marcia necessario a farci affrontare meglio la crisi.
E’indispensabile una conferenza economica che possa vedere coinvolte tutte le forze politiche, sociali, economiche ed istituzionali del Territorio dell’area vasta per definire nel medio periodo di quale sistema economico e produttivo c’è bisogno per produrre lavoro di qualità e stabile per costruire un futuro certo. La conferenza può individuare subito gli assi strategici per far ripartire l’economia, facendo scelte coraggiose e puntando sulle vocazioni naturali di questo territorio (porto riparazioni navali). Perché dopo aver scongiurato l’ipotesi Klesh, non si va all’offensiva di Eni cercando, d’intesa con gli altri amministratori, di modificare l’orientamento liquidatorio sullo stabilimento livornese dentro la richiesta generale di rilancio dell’impegno industriale nazionale di quell’azienda pubblica?
Perché non agire per mettere FIAT con le spalle al muro rispetto agli impegni presi col nostro territorio sia sulle cessioni delle arre Delphy –TRW, sia sulle bonifiche?
Perché non sperimentare forme di convenzione con le aziende che si vogliono insediare sul territorio privilegiando quelle che sono in grado di garantire diritti fondamentali (lavoro stabile, agibilità sindacale) ed escludendo chi intende praticare la logica del ribasso di costo e dell’aumento della sfruttamento?
Queste sono cose concrete su cui far convergere gli sforzi che potrebbero rappresentare quell’accellerazione e quel cambio di direzione di marcia necessario a dare risposte reali alle domande fondamentali della società livornese e di cui avvertiamo l’assenza clamorosa nei primi atti dell’amministrazione Comunale.
Altre cose su cui vale la pena di soffermarsi velocemente:
– la cultura: il Sindaco ci aveva fatto credere che avrebbe riaperto la Gran Guardia, invece è stata annunciata la chiusura del Grande. E per i giovani? E’ stato aperto il centro degli ex Asili notturni, mi piacerebbe sapere il feed beck sulla città, mentre si aspettano ancora i progetti di riapertura della Fortezza nuova. Ieri in una commissione cultura si doveva parlare di quali spazi culturali avrebbero potuto trovare posto nel vecchio ospedale, spero non si aspetti la costruzione del nuovo ospedale per mettere mano alla situazione disastrosa della cultura a Livorno, dove le uniche attività culturali sono il Goldoni e il Ma scagni, che peraltro almeno numericamente hanno una minima ricaduta sulla cittadinanza.
-Quanto è stato avviato ad oggi per reali progetti di integrazione dei migranti?
-L’unica risposta data ai commercianti è la continua notizia dell’apertura di nuovi centri commerciali, mentre non si intravede nemmeno un intervento di riqualificazione del centro commerciale naturale e nessuna miglioria nell’arredo urbano.