Gruppo consiliare PRC-PDCI: Intervento sul nuovo ospedale

Sulla problematica del nuovo ospedale la questione di metodo, trattandosi di una grande opera che investe un nuovo progetto di città, diventa sicuramente una questione non formale.
E per aprire alla partecipazione dei cittadini non bastano certo gli sms, malgrado la buona volontà di qualche mezzo d’informazione locale.
Ci aspetteremmo che il Comune consentisse di aprire una seria fase di discussione, il più coinvolgente possibile a partire dalle istituzioni (dove i cittadini hanno eletto i loro rappresentanti, fra cui le circoscrizioni). Punto di partenza indispensabile è non discutere su dichiarazioni stampa ma avere gli atti e le proposte nero su bianco.
L’oggetto della discussione dovrebbe essere quale assetto dei servizi sanitari si ha nella testa per garantire il diritto alla salute dei cittadini, per sopperire ai bisogni della città, eliminare le liste di attesa, innalzare la qualità (talvolta deprecabile) dei servizi.
Purtroppo il Sindaco, fin dall’inizio, ha già dato tutto per definito, aree, date di scadenza, ecc.
Eppure nonostante tutta questa sicumera i tempi di consegna della documentazione si sono dilatati, evidentemente la scelta è così debole da temere ogni forma di confronto a partire dai fatti.

Fine della prime fase di discussione.

Il giorno 23 ottobre a commissioni 4^ e 5^ congiunte, sentiamo i nuovi vertici dell’ASL, che noi avevamo chiesto di convocare, e i tecnici incaricati dal Comune di redigere  i piani di fattibilità, esprimersi in maniera inequivocabile sulla necessità di fare un nuovo ospedale e sull’opportunità di farlo in quel luogo. Motivazioni date dalle Dr.ssa Calamai confutate dal parere sanitario del Dr. Viti, motivazioni urbanistico geologiche confutate dagli ingegneri del Comune.
Anche in questo caso, emerge evidente il tentativo di operare una forzatura per non mettere in discussione il “piatto già pronto”.
E’ bene che si sappia che, malgrado queste manovre, riteniamo non sia ancora archiviato l’approfondimento preliminare su tutte le ipotesi in campo. E che ci batteremo con ogni forza per non permettere che i cittadini siano esautorati della partecipazione alle scelte che riguardano direttamente il loro presente e il loro futuro.
Non è in questione l’ospedale nuovo. Il tema vero è cosa conterrà il nuovo assetto dei servizi sanitari: l’eventuale prezzo che pagherà in termini di perdita di funzioni ospedaliere, se e come si prevede di potenziare i servizi territoriali che scontano un ritardo oramai quindicinale. Qual è, quindi, il destino dei distretti: di quelli nuovi che non decollano e di quelli vecchi che non sappiamo se subiranno ridimensionamenti od accorpamenti. Se si opererà finalmente quel potenziamento che permetta di ridare centralità al servizio sanitario nazionale, a danno delle logiche, ormai logore, di privatizzazione.
Sentiamo nella proposta del nuovo monoblocco il solito sbilanciamento a favore di una sanità tutta centrata sull’ospedale. Rimettere al centro finalmente i servizi territoriali deve tornare ad essere l’obiettivo politico, oltre che culturale.
Per spezzare questa logica occorrerà cominciare a trasferire sul territorio, e qui si parte da zero, dando loro visibilità ed efficacia, quelle quote di risposte svolte per anni dall’ospedale con la stessa affidabilità in termini di protezione, sicurezza tempestività. Livello elevato di specializzazione, attraverso assetti organizzativi e processi di efficacia pari a quelli di una prestazione ospedaliera. Quindi una ristrutturazione dei servizi che vada di pari passo, anzi, che inizi prima della costruzione dell’ospedale.

E’ qui la grande sfida di modernità.

L’altro tema è quello della localizzazione del nuovo ospedale, che più che essere funzionale alla promozione dell’accesso al diritto alla salute, sembra vincolato ad una operazione un po’ troppo disinvolta e frettolosa sui nuovi strumenti urbanistici della città.
Anche su quale idea complessiva di città si intende costruire per il futuro, sentiamo un deficit di discussione e di coinvolgimento popolare, che non può essere sventolato durante la campagna elettorale e poi essere puntualmente archiviato!

Poi una serie di domande semplici da rivolgere al Sindaco : 

  • cosa fare del vecchio ospedale? Fin ora le ipotesi sono state molteplici, ma in questa fase ormai avanzata necessitano risposte chiare, scuole? RSA? Centri di ricerca e quant’altro? nuove abitazioni? cosa in realtà?
  • Con che risorse: quali risorse per la riconversione del vecchio ospedale, quali risorse per l’ospedale nuovo, quali risorse per la ristrutturazione sanitaria del vecchio prima che il nuovo sia pronto? Non ci vorranno far credere che basti disfarsi di qualche vecchia sede dei distretti?
  • Sono stati fatti studi di prefattibilità, si è pensato al trasporto pubblico locale che dovrà sicuramente cambiare; in quanto tempo arriveranno le ambulanze lassù? Si suppone che verranno realizzate delle interconnessioni con la variante Aurelia? Su questo ci sono già progetti?

Infine: quale ruolo avrà l’ospedale di Livorno all’interno della Regione? Quale capacità quindi di attirare  professionalità di eccellenza, partendo anche dal fatto che proprio in questa fase di discussione si lamentava che l’attuale stato dell’ospedale non è più attrattivo.

 

Livorno, 26 ottobre 2009

 

Tiziana  Bartimmo

Presidente Gruppo Consiliare PRC