di Giuseppe Carroccia
da esserecomunisti.it
Ogni qual volta nella vicenda politica italiana si cerca di eliminare(sciogliere, superare, diluire) una presenza organizzata dei comunisti, il partito comunista, puntuale come la pioggia dopo il tuono arriva l’attacco al dirigente più autorevole del pci, accusato a prescindere delle più inverosimili nefandezze: piove, Togliatti ladro.
Fece così Occhetto durante la svolta della Bolognina, lo ha fatto recentemente Bertinotti prima della disfatta inverosimile di cui è stato protagonista e per cui passerà alla storia.
Non stupisce in questo accanimento la coerenza di quelli che si sono sempre rifatti alla vicenda storica di chi combattè Togliatti e la politica del pci, i trotzchisti per intenderci, quanto la pusillanimità di chi usa quegli argomenti strumentalmente, pur provenendo dalla tradizione dei comunisti italiani.
Come se si dovesse liberare di una colpa o di un senso di colpa, gettando sulle spalle di un solo uomo la responsabilità della propria storia e delle proprie scelte passate, quasi deresponsabilizzandosi.
Fu così importante Il Migliore? Si e per diverse ragioni.
Seppe tradurre in scelte politiche concrete il pensiero di Antonio Gramsci e quindi affrontò i nodi più spinosi della sua epoca storica senza indulgenze e superficialità, andando diritto al cuore delle questioni, anche quando comportavano scelte dolorose.
Altri compagni più preparati di me, su questo sito e su Liberazione sono intervenuti ricordandole ai più giovani.
A me preme ricordarne due che mi sembrano di estrema attualità, sia nella proposta che nel metodo.
L’analisi che egli fece del fascismo contenuta nel famoso rapporto recentemente ripubblicato con sagacia da una casa editrice intelligente come Laterza e la cocciutaggine con la quale al tempo del primo centrosinistra si battè per rimettere al centro del dibattito politico la questione del salario come la più importante riforma di struttura di cui il paese avesse bisogno.
Oggi che siamo governati da questa destra pericolosissima e che si vuole eliminare il contratto collettivo, credo che la migliore risposta ai suoi detrattori sia rileggere quelle pagine e farne tesoro per le difficili battaglie che ci attendono.
Ma il motivo vero, quello più importante, per cui se la prendono sempre con Togliatti è perché, nonostante rifulgesse da qualsiasi atteggiamento populista, anzi forse proprio per questo, è stato molto amato dal popolo lavoratore dei suoi tempi.
Lo spiega bene, come solo i poeti sanno fare, una famosa poesia di Umberto Saba del 1951, dedicata a un giovane comunista, fa così:
Ho in casa -come vedi- un canarino.
Giallo screziato di verde. Sua madre
Certo, o suo padre, nacque lucherino.
E’un ibrido. E mi piace meglio in quanto
Nostrano. Mi diverte la sua grazia,
mi diletta il suo canto.
Torno, in sua cara compagnia, bambino.
Ma tu pensi: I poeti sono matti.
Guardi appena; lo trovi stupidino.
Ti piace più Togliatti.
Durante il concerto del primo maggio di qualche anno fa, nella piazza san giovanni ancora strapiena di giovani, verso mezzanotte, risuonarono le note e le parole di Giovanna Marini e Francesco De gregari che cantavano l’ultima canzone del concerto.
Non credevo alle mie orecchie. Avevano scelto proprio la canzone I Funerali di Togliatti.
Mi guardai intorno per vedere l’effetto che facevano su quei giovani la musica e le parole di quella canzone che a me era sempre apparsa come una delle più brutte e vetero della storia della musica popolare.
Non credevo ai miei occhi, la sapevano e la cantavano con trasporto ed emozione.
Questi so matti, pensai, ma come al solito, mi sbagliavo.