Bacci: «Garanzie da chi subentra»
Sicurezza e occupazione al centro del documento votato dal consiglio
COLLESALVETTI. Mancano meno di ventiquattro ore al summit di via Molise a Roma e la seduta del consiglio comunale di Collesalvetti che il sindaco Lorenzo Bacci ha voluto aprire alla cittadinanza, straripa. Dentro non ci sono solo i rappresentanti delle istituzioni che oggi pomeriggio avranno il super richiesto faccia a faccia con il governo. A riempire la sala non sono neanche solo i lavoratori, ma una buona fetta della cittadina di Stagno che teme di perdere la propria identità. Perché “lo stabilimento” è una delle eliche del dna che ha portato alla nascita di Stagno. Alla frazione ha chiesto tanto in termini ambientali. E adesso è forte il timore che tutto questo non sia servito a mantenere stabile l’occupazione nel tempo.
Il documento che sindaco e giunta mettono ai voti (e che oggi finirà sul tavolo del ministero dello sviluppo economico insieme a quello approvato dal consiglio comunale di Livorno) parla chiaro. Al governo verrà chiesto che Eni rimanga l’interlocutore con tanto di assunzione della connessa responsabilità sociale e che individui un soggetto industriale con esperienza nel settore della raffinazione in grado di dare garanzie paragonabili a quelle sin ora offerte dal cane a sei zampe, sul fronte occupazione come sulla sicurezza. Con l’auspicio che il tavolo non sia un episodio isolato ma l’inizio di un percorso, che diventi la cabina di regia dalla quale muovere insieme le pedine di questo complesso risiko.
«La parola d’ordine sarà investimenti» promette Bacci. «Se Eni si disimpegna aprirà creerà un precedente per cui sarà sempre più difficile convincere le multinazionali a non delocalizzare», sottolinea il presidente della Provincia Giorgio Kutufà. Ma sarà una trattativa dura, non nasconde certo le difficoltà il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi: «Il messaggio che mando sin da adesso è che serve unità istituzionale. Mi farebbe piacere che a questo tavolo sedessero anche le associazioni datoriali, per far vedere che il problema non è politico, ma di sviluppo.»
«L’unità c’è e si è creata una filiera istituzionale che punta alla salvaguardia dei posti di lavoro», assicura Marcella Amadio, presente alla seduta in rappresentanza del consiglio regionale. «Ma – ammonisce – non illudiamo le persone sbandierando poteri che non ci sono. Se Eni vorrà vendere a Klesch, lo farà e basta.»
Articolo de IL Tirreno
Ieri pomeriggio (mercoledì 16/9) presso il presidio davanti all’ingresso della Raffineria, c’è stato un importante incontro dei lavoratori ENI con Matteo Gaddi del Dipartimento naz.le Lavoro di Rifondazione Comunista, un compagno che da anni s’interessa delle dinamiche che stanno investendo il settore della chimica, della petrolchimica e della raffinazione nell’area del Nord-NordEst.
E’ stata l’occasione per un confronto tra esperienze diverse e per socializzare le informazioni sulle strategie di ENI, in merito al settore della raffinazione ed in generale della sua attività produttiva-industriale nel nostro paese.
Ne è uscito fuori un quadro preoccupante, il disegno di ENI è infatti l’uscita, almeno in Italia, dal settore industriale, in genere a bassa redditività (rispetto ad altri).
Per investire le proprie risorse sul settore energetico e la commercializzazione.
Lo dimostrano le scelte di investimento (e di non investimento) di questi anni: nel biennio 2007-2008 su un monte totale di 25 miliardi di Euro all’attività industriale sono andate le briciole: appena 357 milioni.
Di fronte a questo dato generale esce un elemento chiaro.
ENI vuole vendere tutte quelle strutture “impegnative” e meno proficue rispetto alle aspettative di profitto dei propri azionisti. E Livorno, proprio per la mancanza d’investimenti di questi anni, ha dei problemi reali di adeguatezza industriale.
Ma non solo. Vuole vendere a soggetti che non spezzino il suo monopolio in Italia e quindi escludere ogni ipotesi di cessione della Raffineria ad altre società del settore.
Quindi si comprende perché venga fuori l’ipotesi Klesch, un fondo d’investimento e non un soggetto industriale!
Quindi il no a Klesch assume un valore politico più generale, perché è un no chiaro alla strategia di ENI di trovare un interlocutore essenzialmente finanziario per la vendita dello stabilimento.
L’unica alternativa credibile a questa soluzione, è che ENI riapra il capitolo di investimenti e metta nelle condizioni la Raffineria di Livorno di tornare ad essere adeguata sul piano tecnologico-industriale e quindi anche economico-finanziario ed ambientale.
In questo modo, si salva il monopolio di ENI, si mantiene un sito industriale importante per un paese che sta perdendo aziende e realtà produttive preziose, si garantisce la vita di oltre 1.000 famiglie nel nostro territorio.
Ma questa battaglia va posto al giusto livello, perché altre realtà come Livorno hanno pagato, stanno pagando e pagheranno quest’orientamento di ENI.
Per avere successo serve allargare il fronte di lotta a tutti quei territori che con noi hanno interesse a rilanciare il ruolo industriale di ENI nel nostro paese.
Ringraziamo Matteo Gaddi che ha posto in modo chiaro questa esigenza e ha messo sul piatto la disponibilità ad operare per allargare a Livorno quel Tavolo Nazionale della Chimica che vede già presenti realtà importanti come Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna ecc., unite proprio per conseguire quest’obiettivo.
Fuori da questo dilemma (vendita a soggetto finanziario o rilancio degli investimenti ENI), difficilmente ci può essere una terza via, ma non c’è neanche alternativa al riprendere il discorso sugli investimenti.
Perché ENI vorrà pur vendere il proprio stabilimento, quel che non può proprio neanche pensare di fare è di mettere in vendita anche il corpo, la vita ed il futuro di chi ci lavora e di un intero territorio.
Redazionale PRC