Intervento di Tiziana Bartimmo (capogruppo nel CC di Livorno per PRC e PdCI) al CC del 29 giugno.
Vorrei articolare il mio breve intervento in tre punti e fare alcune riflessioni:
1) La carica di presidente del Consiglio Comunale ha un compito importante, deve essere lo strumento che garantisce la migliore funzionalità del Consiglio stesso e, insieme, garantisce ogni consigliere nel suo impegno a dare massima rappresentanza alle istanze di cui è portatore e di riconoscere gli spazi e gli strumenti per poter svolgere nel miglior modo possibile il proprio compito istituzionale.
Questa figura per noi non necessariamente deve essere di maggioranza, né automaticamente di opposizione, ma deve essere quella persona che meglio di ogni altra assolve alla funzione che esprimevo.
E’ ovvio quindi che questa figura deve essere espressione di una ricerca che investe per intero il Consiglio Comunale, per quanto ci riguarda con alcuni chiari paletti politico-culturali.
Elemento pregiudiziale per noi è, ad es., l’adesione attiva del candidato ai principi costituzionali e dello statuto comunale dell’antifascismo e della resistenza. Un criterio da tenere di conto poteva essere quello del rinnovamento (visto che il candidato della maggioranza ha già svolto per circa 7 anni questo incarico), un altro quello di genere.
Questa ricerca collettiva del Consiglio non c’è stata (neanche da parte dei rappresentanti dei vari gruppi) e questo è un limite grosso.
Perché fa passare un messaggio non accettabile e che abbiamo già potuto misurare anche nelle legislature passate, anche con Sindaci diversi da quello riconfermato con questa elezione.
Trascinando la carica di Presidente, che dovrebbe essere una figura autonoma dal governo della città, dentro la logica degli assetti di potere propri di questa maggioranza consiliare.
In questo modo si fa passare un’idea proprietaria del Consiglio Comunale che non giova alla valorizzazione delle sue prerogative. Tutt’altro!!!
Certo niente di nuovo rispetto al passato, ma ci riecheggiano le parole di giorni fa di un autorevole segretario di Partito che, prendendo spunto dal risultato elettorale, affermava di aver capito il messaggio dell’elettorato e di voler cambiare in molti degli atteggiamenti del recente e meno recente passato.
Quelle parole oggi restano senza riscontro nei fatti ne prendiamo atto non passivamente ma contestando con forza il modo con cui si è giunti a presentare questa candidatura che
apre un punto di riflessione su quelli che dovranno essere i tempi di questo Consiglio Comunale: tempi e modalità che dovrebbero essere aperti , su ogni argomento che andrà in discussione, con informativa data in anticipo, in modo che in consiglio tutti possano dare un contributo, senza dover discutere su cose sapute all’ultimo momento, auspico che questo possa essere un indirizzo di innovazione.
2) Prendiamo atto delle indicazioni del Sindaco per la costituzione della giunta comunale, auguriamo ai nuovi assessori ed assessore un buon lavoro e di poter rispondere positivamente alle esigenze ed alle aspettative della città.
Noi nella campagna elettorale ne abbiamo segnalate molte di urgenti. In primo luogo, ponendo al centro della discussione tematiche legate al lavoro e ai diritti dei lavoratori, che sono la vera ricchezza, con la loro esperienza e le loro capacità, la vera ricchezza del nostro territorio. Territorio che è stato colpito duramente dalla crisi, proprio perché fortemente industrializzato e quando si parla di industrie non si parla solo di ENI, Delphi, TRW o altre numericamente consistenti a livello occupazionale, si parla anche di piccole aziende, come, ad esempio la SIA, oppure l’ultima: la cementeria Sacci, una fra le piccole sconosciute ai più, anche su queste i stanno perdendo centinaia di posti di lavoro.
Perfino Berlusconi arriva a proporre aiuti fino all’80% del salario per chi perde il posto di lavoro e la formazione per il reimpiego delle professionalità, speriamo che l’idea abbia gambe, che la smetta di negare che la crisi esiste, speriamo che non sia il solito proclama. Bisogna andare oltre, la cassa integrazione deve essere estesa a tutti i lavoratori che perdono il posto di lavoro, anche a quelli di imprese piccole e piccolissime, ai lavoratori precari. Cerchiamo di andare verso un salario sociale per tutti i disoccupati: Si deve uscire dalla crisi con una redistribuzione del reddito, con il blocco dei licenziamenti, con il blocco delle privatizzazioni e il rilancio dell’intervento pubblico per una riconversione ambientale e sociale dell’economia.
Non è più possibile sottostare all’incomprensibile attendismo del Governo nel varare misure importanti a favore dei salari, a partire dalla diminuzione della pressione fiscale sulle buste paga dei lavoratori, le risorse si devono trovare, basterebbe cominciare a far pagare le tasse alle grandi ricchezze del paese. Altrimenti molto presto si avvierà un processo di aumento del disagio sociale nel paese che si tradurrà in una stagione di conflitti pesanti.
Molti di questi interventi è vero, non sono di competenza del Comune, ma è chiaro che massimo e prioritario dovrà essere l’impegno nelle politiche del lavoro e nelle politiche sociali, a partire da cose pratiche: tariffe agevolate, lotta al caro vita, anche perché la crisi colpisce i più deboli, soprattutto le donne.
Non si può rimanere schiacciati dal peso dell’emergenza e procedere sull’emergenza, bisogna riuscire a governare la crisi e a dare risposte concrete: per questo proponiamo una commissione speciale sulla crisi economica, sulla sicurezza sul lavoro e l’emergenza sociale, con funzioni di monitoraggio, in collegamento col sindacato e con le istituzioni, nella quale, per le nostre impostazioni, vogliamo dare un contributo. I soggetti interessati, tutti insieme dovranno affrontare una discussione ampia a livello locale sul lavoro, che possa costruire prospettive e creare futuro. La prevede anche l’art. 33 comma 11 dello Statuto, senza che questa configga con la terza commissione permanente.
Ma anche sul governo del territorio, vorremmo aggiungere qualcosa.
La nostra città in questi quindici anni ha avuto un’espansione urbanistica ed edilizia di grande rilevanza. Molti dei suoi problemi attuali derivano da questa pioggia di cemento che ha spostato ingenti risorse private e pubbliche dall’esigenza primaria del recupero e della manutenzione dell’esistente nella direzione di nuove edificazioni.
Nuovi quartieri sono nati, spesso senza servizi, senza luoghi di socialità e senza identità. Alcuni stentano a nascere per i problemi che hanno avuto fin dalla loro ideazione (pensiamo a Salviano 2).
E i vecchi quartieri hanno subito un processo di invecchiamento del patrimonio edilizio e l’incapacità di adeguare alle nuove esigenze della città quello che di cui disponevano (per le nuove generazioni ad esempio, ma anche per nuovi stili di vita, nuove idee di famiglia). Spesso hanno anche perso funzioni importanti (pensiamo al centro e allo stillicidio dei cinema).
Noi riteniamo che su questa esigenze di rinascita, di recupero di identità, di incontrare bisogni vecchi e nuovi delle popolazioni, debba essere impostata molta della politica del territorio del Comune, dando uno stop vero (e non solo a parole) all’espansione urbanistica della città.
Il dibattito sul nuovo ospedale e sul nuovo stadio allude con forza al rischio di replicare in forme diverse questa logica dell’espansione e della centralità della rendita immobiliare sull’interesse della collettività.
Staremo con il fiato sul collo a difendere la natura pubblica delle nostre aziende, non bastano le logiche di risanamento finanziario, servono solidi progetti industriali che coniughino efficienza con diritti dei lavoratori e soddisfazione dei cittadini-utenti. Come pure difenderemo la natura pubblica dei servizi comunali che per noi devono essere pubblici appunto non solo nella loro finalità, ma nella stessa gestione (avviando processi di reinternalizzazione e di lotta agli appalti al massimo ribasso e alla competizione al ribasso sulla pelle dei lavoratori).
Daremo il nostro contributo di idee per tentare la strada di un forte impegno del Comune nella cooperazione economica, sociale e culturale, con altri paesi del Mediterraneo, dell’Europa, ma anche con quel che si muove nel mondo (dalla Cina a quel laboratorio politico straordinario che è l’America Latina).
I livornesi hanno grandi risorse intellettuali, sono attraversati da grandi passioni e grandi capacità, bisogna riuscire ad aprire al mondo queste nostre ricchezze e riuscire a apprenderne altre da altri popoli, da altre culture, anche da quelle che vivono accanto a noi ogni giorno, nelle nostre piazze e nei nostri quartieri.