Intervista a Leonardo Masella

di Goretz Yassir

E’ stata presentata ieri (lunedì 19 maggio) alla commissione congressuale la mozione, sostenuta anche dall’Ernesto, dal titolo: “Dall’appello di Firenze alla mozione dei 100 circoli. Rifondare un partito comunista per rilanciare la sinistra, l’opposizione e il conflitto sociale”. Dunque Rifondazione Comunista va ad un congresso con 5 mozioni. L’Ernesto ha deciso di non presentare una sua mozione ma di sostenerne una costruita con altri compagni che al congresso di Venezia votarono altre mozioni. Partiamo da qui per fare il punto sulla situazione con Leonardo Masella, che ha partecipato in prima persona, insieme ad altri, alla stesura della mozione “Rifondare un partito comunista, per rilanciare la sinistra, l’opposizione e il conflitto sociale”.

Come mai questa scelta ?

Per vari motivi. Innanzitutto perché oggi la discussione si concentra su problematiche ben diverse dallo scorso congresso. La discussione fondamentale nel Prc è se deve esserci oppure no in Italia un partito comunista. Poiché la questione è stata posta apertamente da tempo da Bertinotti e in ultimo in piena campagna elettorale, sarebbe stato necessario costruire, come abbiamo detto da mesi, una unica mozione alternativa alla liquidazione di una forza comunista e questo soprattutto dopo una sconfitta elettorale così catastrofica. Cinque mozioni in un partito come è oggi Rifondazione Comunista è una follia. Ci volevano al massimo due mozioni, su cui far scegliere gli iscritti democraticamente. Purtroppo, Ferrero, Grassi, Mantovani e Falce e Martello hanno rifiutato, per ragioni diverse, questa proposta. Noi, tuttavia, non abbiamo rinunciato, abbiamo tenacemente continuato a lavorare per costruire una mozione alternativa alla liquidazione con tutti i compagni e le compagne disponibili, a prescindere da ciò che hanno votato a Venezia, ovviamente sulla base di una piattaforma politica comune.

Come avete fatto a mettere assieme sensibilità così diverse? Nella vostra mozione vi sono militanti che al Congresso di Venezia votarono la mozione uno e due mozioni di minoranza, quella di Cannavò e di Ferrando.

E’ stato molto positivo aver costruito una mozione assieme a questi compagni. Non era scontato, anzi, e non è stato facile. Ci ha aiutati sia l’esperienza fiorentina che il risultato elettorale. Ci ha aiutato l’esperienza comune messa in campo lo scorso autunno con l’appello dei circoli critici fiorentini, che raccolse migliaia di firme e promosse una grande assemblea nazionale a Firenze. Se si determina un processo, un movimento dal basso, l’unità è più facile da realizzare. Se invece appare come qualcosa di calato dall’alto, un assemblaggio di ceto politico, di gruppi dirigenti, è molto debole e frana alle prime difficoltà. Quell’intuizione che avemmo con l’appello di Firenze si è rivelata giusta. L’aver proseguito tenacemente il lavoro unitario fra compagne e compagni con storie, esperienze, sensibilità culturali diverse ma accomunati dall’idea di non far morire una forza comunista in Italia, ha dato i suoi frutti. Con grande spirito unitario, senza primogeniture, senza atteggiamenti da maestrini in cattedra, senza la corsa a chi è più comunista o il vero comunista, e soprattutto con grande, infinita pazienza. Ci ha aiutato il bandire ogni settarismo, il mettere al centro la discussione e la convergenza sui contenuti, su cosa significa essere comunisti oggi in Italia, assieme alla valorizzazione paziente della partecipazione dal basso. Il documento è unitario ma molto chiaro, senza pasticci. Abbiamo ottenuto un primo importante risultato. Importante sia per il congresso che per il dopo congresso.

Perché per il dopo congresso?

Perché credo che sia un lavoro, uno stile di lavoro, un metodo propedeutico anche per unire tutti gli altri comunisti che vi sono, sia dentro il Prc che fuori, che come è noto provengono da storie, esperienze diverse, che non sarà facile portare a sintesi e ad unità. Eppure dovremo farcela. Il successo della mozione unitaria ci fa ben sperare anche per il futuro.

Torniamo al congresso. Perché Ferrero, Grassi e Mantovani hanno rifiutato una mozione unica del No?

Ci sono ragioni tattiche e ragioni strategiche. Le ragioni tattiche, sbagliate a mio parere, stanno nella convinzione di raccogliere più voti non con una posizione alternativa a quella di Bertinotti ma con una competizione al centro, sullo stesso terreno del bertinottismo. E’ un errore, avrei potuto capire tatticamente questa posizione, pur senza condividerla, se il progetto bertinottiano della Sinistra Arcobaleno avesse avuto un certo successo elettorale, al 6-7%. Invece, dopo la catastrofe, inseguire Bertinotti sul suo terreno è la sconfitta in partenza. La fotocopia è sempre peggio dell’originale. Ma c’è anche una ragione strategica. Le culture politiche di Ferrero e Mantovani, anche se diverse fra di loro, sono molto interne alla cultura politica bertinottiana. Per assumere una posizione realmente alternativa a Vendola dovrebbero rivedere criticamente non solo la linea del congresso di Venezia, ma tutto il lungo processo di snaturamento dei caratteri comunisti del partito perseguito da Bertinotti. L’idea del comunismo come “tendenza culturale” in un nuovo soggetto politico non nasce mica in campagna elettorale (come sostiene Ferrero), è una idea da tempo perseguita da Bertinotti, perlomeno dalla costruzione della Sinistra europea, a cui cedere quote di sovranità (come si disse allora con il consenso sia di Ferrero che di Mantovani). E infatti anche nella mozione di Ferrero, oltre che in quella di Vendola, faccio notare che di “partito comunista” non si fa nessun cenno, mantenendo l’equivoco sulla rifondazione, che non ha mai esplicitato essere di “un partito comunista”. Anzi, anche nella mozione di Ferrero la “rifondazione” comunista si confonde in più punti con la “rifondazione” della sinistra… E la rifondazione di un partito comunista ? Sparisce. Ma allora cosa si vuol salvare ? Su questo punto, che è il punto decisivo del congresso, la differenza con Vendola è pressochè inesistente. Nonostante il fallimento catastrofico della Sinistra Arcobaleno, si continuano ad ingannare i compagni con i trucchi verbali e linguistici. Faccio notare che la nostra è l’unica mozione che persino nel titolo esplicita con la massima chiarezza l’obiettivo: “Rifondare un partito comunista”. E all’interno della mozione si spiega, sia pure sinteticamente, come, con quali contenuti, su quale linea, e a cosa è utile un partito comunista.

Ma Ferrero vi attacca perché è necessaria l’innovazione….

Anch’io penso, e non da oggi, che Rifondazione Comunista avrebbe bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale, strategica, altro che innovazione ! Il nostro documento è quello che propone i cambiamenti più radicali sia nella linea politica che nell’organizzazione del Prc. Ma il problema non è innovatori o conservatori, il problema è in quale direzione produci le innovazioni. Io penso in direzione opposta a quella proposta in tutti questi anni da Bertinotti che ha portato alla Sinistra Arcobaleno e alla liquidazione del comunismo e della sinistra. Bertinotti ha innovato a destra, verso il superamento in senso socialdemocratico delle caratteristiche del Prc, è partito da pseudo innovazioni di sinistra per approdare a destra, nel governismo, nell’accettazione del neoliberismo e della Nato, fino a giungere alla liquidazione attuale, sia del Prc che della sinistra. Ha utilizzato il positivo movimento no-global invece che per costruire una sinistra anticapitalista e antimperialista strutturata e il radicamento del Prc fra i giovani, per andare verso la diluizione del ruolo e della natura del partito, verso un partito leggero, verso l’abbandono della centralità della contraddizione di classe e del radicamento sociale e nei luoghi di lavoro, e verso il superamento della nozione di imperialismo, che ha condotto all’abbandono della lotta contro la guerra imperialista, in solidarietà con i popoli aggrediti. Sarebbe stato necessario invece indagare seriamente le nuove forme della contraddizione fra capitale e lavoro (la nuova classe operaia tecnologica, il lavoro artigiano subalterno, il precariato giovanile, l’immigrazione); le nuove forme di imperialismo oggi, i nessi fra la devastazione ambientale e il sistema capitalistico, l’intreccio fra la liberazione dallo sfruttamento del capitale e la liberazione sessuale. Sarebbe stato indispensabile capire cos’è e dove va il mondo oggi, perché aumentano i pericoli di guerra, la crisi finanziaria americana, l’emergere di nuove potenze mondiali e di un mondo multipolare che insidia la supremazia americana…. Invece, nulla di tutto questo.

Dopo il congresso cosa farà l’Ernesto ?

Ogni giorno ha la sua pena. Ora c’è il congresso ed è necessario sconfiggere la liquidazione bertinottiana in tutte le sue varianti e far prendere più voti possibile alla nostra mozione….

Siamo sempre al tatticismo del giorno per giorno ?

Niente affatto. La nostra strategia è chiara. Noi siamo per la riunificazione delle forze comuniste in un partito più forte di quelli oggi esistenti. Cosa assolutamente indispensabile, ora più che mai, con l’arroganza della destra che incombe e con il Pd sempre più subalterno. E non è una questione solo nominalistico-simbolica senza contenuti, come sostengono alcuni. E’ ovvio che un partito comunista è oggi alternativo non solo alla destra ma anche al Pd. Anzi dovremmo costruire una piattaforma unificante di lotta anticapitalistica. Io non so neanche concepire un partito comunista che non sia anche anticapitalista. Si può essere anticapitalisti e non comunisti, ma non si può essere comunisti e non anticapitalisti. Ma la riunificazione delle forze comuniste in un solo partito è un processo che per avere successo deve partire innanzitutto dall’avvicinamento dei due partiti maggiori che si richiamano al comunismo, il Prc e il Pdci. Serve la radicalità dei contenuti ma anche la forza, la massa critica, il radicamento sociale. Per questo l’Ernesto sostiene l’Appello per l’unità dei comunisti, che invito a firmare, che per il richiamo forte che contiene ai contenuti, al conflitto sociale, ai movimenti, alle nuove contraddizioni della società capitalistica, all’unità fra Prc e Pdci, è tutto il contrario di qualcosa di testimoniale, minoritario e nostalgico. Ma oggi abbiamo il congresso e il successo di questa linea strategica passa, per quanto riguarda noi che siamo militanti e dirigenti del Prc, da ciò riusciremo a fare nel congresso del Prc.

Ma se al congresso vince Vendola ?

E’ difficile fare previsioni. Tu avresti mai potuto prevedere un risultato elettorale del 3% ? Vi sono diversi scenari. Una cosa è se ha la maggioranza assoluta Vendola, altra cosa è se Vendola non raggiunge il 50%. Una cosa è se Ferrero e Vendola dopo il congresso rifanno un accordo, come è probabile, altra cosa è se ciò non accade. Ci sono scenari diversi che necessitano passaggi diversi. Sempre perseguendo il progetto strategico della riunificazione delle forze comuniste, per ricostruire, come dice la mozione che sosteniamo, il partito comunista più forte possibile. Questa è la condizione indispensabile per far ripartire la sinistra e il movimento dei lavoratori. Il resto sono illusioni e sogni fumosi e irrealistici. Ma ogni progetto futuro passa dal risultato che prende la nostra mozione al congresso. Per questo invito calorosamente tutte le compagne ed i compagni dell’Ernesto ad organizzare sin dai prossimi giorni la battaglia congressuale, a promuovere la presentazione della mozione in ogni federazione, ad avere un presentatore in ogni circolo, a mettersi in contatto con gli iscritti, a fare iscrivere al partito il numero maggiore di compagne e compagni. Questa è oggi la priorità per noi, perché ogni voto in più alla nostra mozione è un passo concreto per la ricostruzione in Italia di un partito comunista degno di questo nome, sia in termini di consistenza che di linea politica.