Sui traffici Ro-Ro, botta e risposta tra Roffi (Messaggero Marittimo) e Circolo Porto del PRC

Sui traffici Ro-Ro, botta e risposta tra Renato Roffi (del Messaggero Marittimo) e il nostro Circolo Porto.

Tutto inizia con un comunicato del nostro Circolo porto, pubblicato integralmente su Senza Soste e in stralci sul Tirreno il 18 febbraio.

Nel comunicato il Circolo Porto criticava il comportamento dell’Autorità Portuale di Livorno, che nel settore dei traffici ro-ro anziché un ruolo di garanzia della concorrenza in porto appare incline a soddisfare le necessità di un singolo grande armatore, Grimaldi. Pur concordando con la necessità di un processo di unificazione, visto come la frammentazione dei terminalisti sui traffici ro-ro abbia peggiorato le condizioni lavorative, il nostro circolo esprimeva preoccupazione per le modalità concrete di questo processo, che rischia di risolversi in un tentativo di interposizione di manodopera.

Qualche giorno dopo la pubblicazione del nostro comunicato, il 22 febbraio sul Messaggero Marittimo è uscito un articolo a firma Renato Roffi e a titolo: Traffico ro-ro a Livorno è di Grimaldi. Nell’articolo le posizioni del nostro Circolo Porto venivano criticate come anticoncorrenziali e si difendeva la posizione di Grimaldi.

A questo articolo il nostro Circolo Porto ha risposto con una replica pubblicata ieri sul Messaggero Marittimo e che riportiamo per esteso qui sotto:

 

L’articolo del Dott. Renato Roffi, apparso su IL MESSAGGERO MARITTIMO del 23.02.2016, entra nel merito delle nostre considerazioni pubblicate da IL TIRRENO, riguardo alla situazione che si è venuta a creare nel settore dei RO-RO e agli assetti che si stanno delineando nel nostro Scalo. Precisiamo: nessuna nostalgia per Stalin e sul monopolio del lavoro nei porti, ormai abolito da 22 anni. Forse una rilettura di Karl Marx sarebbe giustificata (specie per chi non è marxista) date le caratteristiche della crisi, che evidenziano come non sia finita la “lotta di classe”, ma come al contrario, questa sia stata vinta da quelle che un tempo venivano chiamate “classi dominanti”. Non dal Politburò del PCUS, ma dal Word Economic Forum, viene ormai rilevato l’estremo squilibrio fra creazione di ricchezza e la sua redistribuzione. Infatti l’1% della popolazione mondiale detiene circa il 50% della ricchezza. Non il Soviet Supremo ma l’OCSE, calcola che in un decennio il 10% del PIL mondiale si è trasferito da Lavoro a Capitale. Non solo, rivela anche che la parte più ricca della popolazione sta pagando progressivamente meno tasse grazie allo politiche fiscali di molti governi nel mondo. Del resto gli effetti del liberismo sfrenato, ma è difficile temperarlo, sono di fronte a tutti.

Torniamo al settore dei ro-ro a Livorno e a quello che c’è dietro. Però partiamo dai dati oggettivi e non dalle suggestioni: nell’anno record (2008) sono stati movimentati a Livorno, in circa 110.000 mq lordi (con le banchine di LTM + quelle sottratte a TDT): 445.339 mezzi per un totale di circa 13.400.000 milioni di tonnellate. Negli anni successivi, nonostante fosse iniziato una fase calante per i traffici Ro-Ro (riduzione della domanda) si è proceduto all’ampliamento dell’offerta, rilasciando, a lume di naso, 12.631.mq di aree in concessione alla Calata Pisa al terminalista Lucarelli, con l’aggiunta di “occupazioni temporanee” di aree in radice dal Molo Italia. Infine. Con l’entrata di Sintermar nel settore dei RO-RO l’offerta si è allargata di circa 150.000 mq di aree e circa 500 ml di banchina, con possibilità di due accosti contemporanei di pertinenza del terminal. Oggi abbiamo il problema Cotunav che a seconda dei risultati sancirebbe la presenza del 5° operatore. Nel 2015, abbiamo operato nel nostro scalo 341.297 mezzi per un totale di 11.373.082 tonnellate, a fronte del raddoppio dell’offerta di aree e banchine. Allora come è possibile enfatizzare una emergenza Ro-Ro, come fa l’Autorità Portuale, se siamo in presenza di surplus di offerta terminal rispetto ad una diminuzione di domanda. Vogliamo ricordare che una più stretta relazione con il territorio si potrebbero trovare alcune soluzioni organizzative anche nel c.d. “retroporto” ed in particolare nell’interporto Amerigo Vespucci, proprio come tentò di fare Nereo Marcucci, il quale osteggiato dai DS e dalle istituzioni locali e regionali, aveva già trovato i finanziamenti per acquisire una parte dell’Interporto Amerigo Vespucci, proprio per decongestionare il porto. Il totem della concorrenza assoluta, cioè la guerre fra banchine per accaparrarsi la merce che già è presente in porto, non è la panacea né per i lavoratori né tantomeno per le imprese. Quando la concorrenza si basa solo su ribassi tariffari (price competition) e non su elevati ed innovativi modelli organizzati, diventa una patologia e i primi a subirne le conseguenze sono i lavoratori che vedono diminuiti i propri livelli salariali, dovendo realizzare alti livelli di produttività, per far quadrare i conti delle imprese, mettendo a repentaglio le proprie condizioni di sicurezza nei luoghi di (4 rizzatori che “servono” 6 ralle!). Il dott. Roffi parla di maggiori opportunità di lavoro e di salario ma nel nostro scalo sono spariti in pochi anni più di 200 posti di lavoro e i livelli salariali sono stati erosi per i motivi a cui abbiamo accennato. Come abbiamo detto, in Italia il monopolio del lavoro portuale non esiste più da 22 anni, ma in tutta Europa esistono dei Pool che, loro e solo loro, gestiscono il “lavoro temporaneo portuale” In Italia questo soggetto operativo è regolamentato dall’art. 17 della Legge 84/’94.

Da quello che comprendiamo il Dott. Roffi è per un suo superamento, noi no, vogliamo anzi che l’Italia faccia parte dell’Europa. E’ chiaro, situazioni come queste che sono la sommatoria delle precarietà, diventano di difficile soluzione e anzi sono producono frutti venefici con il passare del tempo. In questo caso è forte il rischio che a rimetterci sia il ruolo dell’art.17 e i loro lavoratori. Siamo convinti che la soluzione più lineare per la gestione delle banchine 14 e/f/g. fosse quella di riconsegnare al Terminal Darsena Toscana, a fronte di una disponibilità dichiarata di assumere tutti i lavoratori di Sea Trag. Fra l’altro la previsione del PRP per quelle aree non prevede attività di Ro-Ro, bensì “multipourpose”. Molto ci sarebbe da dire sul mondo del trasporto marittimo nelle sue varie articolazioni, ma fermiamoci al fatto che l’armatore è uno dei clienti principali di un porto. E’ anche vero che una volta sceso a terra questo pensi solo ad avvantaggiare la propria compagnia di navigazione, mentre il terminalista puro deve garantire servizi per più armatori e più linee. In particolare il Dott. Manuel Grimaldi professa molto chiaramente la deregolamentazione del lavoro portuale, la liberalizzazione dei servizi nautico-portuali, con tutto quello che ciò comporta in termini economici, sociali e sui livelli di sicurezza nel lavoro.
Molti lavoratori, specie dell’Alp (del resto non lavoriamo in pasticceria), ci dicono che a fronte di denunce su irregolarità segnalate all’Autorità Portuale che avvengono sulle banchine dove operano le navi di Grimaldi ( marittimi che svolgono operazioni portuali), non vi è da parte di questa amministrazione l’attivazione di alcuna verifica e azione conseguente. Paradossalmente una figura di rilievo dell’amministrazione AP, come il Segretario Generale è al contempo Presidente dell’ALP. Che vi sia in questo caso un conflitto di interessi? Il sindacato fa il suo mestiere e da quello che abbiamo capito non dice no al “contratto a rete”, ma vuole vedere le carte. Premettiamo che questa tipologia di contratto ha un tempo massimo di attuazione.

Si tratta però di capire se il contratto a rete significa omogeneizzare gli orari di lavoro, far rispettare i tetti all’utilizzo dello “straordinario” e dei carichi di lavoro ecc. ecc. Nella situazione che si sta definendo, cioè un nuovo art. 16, dobbiamo mettere nel conto che, portando via un lavoro ad un altro art.16 o togliendo giornate all’art 17, ci possa essere bisogno di fare nuove assunzioni, aumentando il numero degli esuberi alle aziende (16 o 17) a cui dovesse essere tolto il lavoro. Noi proponiamo che le eventuali nuove assunzioni siano fatte fra il personale già iscritto nei registri previsti dalla Legge 84/’94. Rispetto all’uso delle “occupazioni temporanee” che si protraggono per anni diventando una surroga alla concessione, quando è impossibile dare una concessione, vedi banchine 14/g/h/e, il Dott. Roffi cita, volutamente a sproposito, le due “occupazioni temporanee” di CPL/Cilp, sapendo che su queste aree esiste: per una (5000 mq), un’azione legale da parte di CLP contro il Ministero, mentre l’altra (9000mq) è un’area da sempre in concessione alla CLP, la quale alla scadenza ha fatto subito richiesta di rinnovo, data la sua complementarietà con il Terminal Paduletta. Richiesta non accettata dall’Autorità Portuale perché sembrava vi fosse la manifestazione di interesse di un altro operatore.

Che il 40% del traffico marittimo su Livorno sia ad appannaggio della Grimaldi, non toglie niente al fatto che gli armatori debbano continuare a fare gli armatori e che i terminalisti si strutturino per dare i servizi a tutti gli armatori che operano sul nostro scalo. Tutto questo se vogliamo evitare la creazione di nuovi monopoli, questi forse benvisti dal dott. Roffi.

Il Coordinamento del Circolo Porto – PRC Livorno

LA NUOVA SCHIAVITU’ SI CHIAMA LAVORO

C’era una volta la Livorno città ribelle, figlia delle leggi livornine…
E c’erano una volta, nella nostra bellissima città, realtà lavorative importanti costituite da cooperative di lavoratori come lo sono state anche la Compagnia Lavoratori Portuali, la Cantiere Navale Fratelli Orlando scrl e i grandi poli industriali nel settore della trasformazione petrolifera e automobilistico, tali da garantire un livello occupazionale discreto nel tessuto urbano e nelle immediate vicinanze.
Oggi la realtà lavorativa nell’ambito degli stessi confini territoriali è a dir poco tragica, figlia di una crisi economica mondiale e di infelici scelte governative dalle quali è scaturito il jobs act; attualmente il licenziamento senza giusta causa è prassi quotidiana e questa cosa comporta l’imposizione da parte del padrone ed il conseguente assoggettamento della forza lavoro e ahinoi, anche dei sindacati, costretti ad accettare qualsiasi condizione venga imposta. Lavoratori a tempo fisso vengono licenziati e iscritti alle liste di mobilità per poi essere riassunti due volte a tempo determinato ed infine a tempo “indeterminato” con i conseguenti incentivi e sgravi riscossi dai padroni. Di pari passo, a tutti questi passaggi assai dolorosi e sgradevoli per i lavoratori anche di età avanzata e carichi di famiglia sulle spalle, vengono aggiunte rigide e severe regole da rispettare riguardanti i risultati produttivi da raggiungere. Tutto ciò ci riporta ad un periodo compreso tra il dopoguerra e gli inizi degli anni Settanta, quando uno dei motti della classe operaia era “partecipare alla elaborazione dei programmi produttivi” e che in seguito ha dato vita alla stesura dello Statuto dei Lavoratori.
Oggi quindi il datore ha il potere di fare ciò che vuole, anche di licenziare i propri lavoratori che verranno sostituiti da altri dipendenti pronti ad accettare qualsiasi condizione pur di avere un impiego. È prassi comune inoltre, che i diritti derivanti dallo Statuto dei Lavoratori vengano stracciati ed usati come pretesto per dare origine a contestazioni disciplinari.
Abbiamo bisogno, come lavoratori, di tutela e rispetto della nostra dignità di esseri umani. Ma per ottenerle dobbiamo innanzitutto partire da noi e far valere la nostra coscienza di classe.

Federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista

PRC: solidarietà con gli attivisti denunciati durante l’occupazione degli Orti Urbani di Via Goito

La Federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista sottoscrive l’appello di solidarietà con le cinque persone denunciate durante l’occupazione degli Orti Urbani di Via Goito, e invita cittadine e cittadini, forze politiche e sociali a fare altrettanto.

L’appello può essere letto sul sito http://www.livornoindipendente.it/orti-urbani-di-via-goito-cinque-denunciati-parte-una-campagna-di-solidarieta/

La segreteria della Federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista

TRAFFICI RO- RO: LE TESI DISINVOLTE SULL’ECCESSO DI DOMANDA.

portoCoordinamento Circolo Porto PRC Livorno

In questi ultimi mesi le attività portuali dei Ro-Ro sono al centro di una discussione, spesso falsata. Infatti sembra che questa importante attività portuale stia vivendo un momento di grande espansione tanto da far dichiarare al Commissario Gallanti di essere in presenza di un “eccesso di domanda” (articolo di Mauro Zucchelli sul Il Tirreno del 16.01.2016). Sarà bene uscire dalla fase propagandistica e vedere i numeri reali per capire se siamo in presenza di un “eccesso di domanda” invece che di un “eccesso di offerta”. Partiamo dai dati storici, ritornando all’anno record, cioè il 2008. In quell’anno furono operati 445.339 mezzi per un totale di circa 13.400.000 milioni di tonnellate. Il tutto veniva svolto nei 95.000 mq (lordi!) di LTM e nelle aree (27.000 mq) che l’Autorità Portuale con un “atto novativo” sottrasse al Termina Darsena Toscana per destinarne al traffico ro-ro. A queste dobbiamo aggiungere le aree della Porto di Livorno 2000 utilizzate nei mesi invernali da LTM.

Nell’anno 2009, nonostante fosse iniziato una fase calante per i traffici Ro-Ro (riduzione della domanda) si è proceduto all’ampliamento dell’offerta, rilasciando 12.631.mq di aree in concessione alla Calata Pisa al terminalista Lucarelli, con l’aggiunta di “occupazioni temporanee” di aree in radice dal Molo Italia. Infine. Con l’entrata di Sintermar nel settore dei RO-RO l’offerta si è allargata di circa 150.000 mq di aree e circa 500 ml di banchina di pertinenza del terminal. E’ di questi giorni la notizia, che conferma il permanere di una guerra tariffaria al ribasso (price competition), per cui una compagnia di navigazione, Cotunav, (che opera in regime extra-Schenghen con tutte le problematiche doganali e di sicurezza che questo comporta), decide di risolvere il contratto con LTM, a favore di un altro terminalista che opera prevalentemente su altra merce. Così avremmo un nuovo terminalista nel settore ro-ro, già strutturalmente sovradimensionato.

Se sommiamo aree e banchine per i ro-ro ci accorgiamo che rispetto all’anno del record sono più che raddoppiate. Allora evitiamo di dire che in porto siamo in presenza di un eccesso di domanda, perché è vero il contrario. Sulle prospettive: La presenza ed il rafforzamento nel nostro scalo dell’armatore Grimaldi, potrebbe non risultare in prospettiva quell’Eldorado che si vorrebbe far credere. Un grande operatore internazionale che certo aiuta poco le prospettive occupazionali dei marittimi italiani, come emerge dal contenzioso con il gruppo Onorato e dalle preoccupazioni delle O.O-S.S. Il problema non finisce nella tratta marittima, ma si allarga al lavoro e ai servizi portuali. Nel nostro scalo in questi anni è diminuita la creazione di ricchezza in parte trasferita proprio agli armatori che sono scesi a terra.

E’ bene essere chiari, chi pensa che una volta ultimato lo steep 1 della Darsena Europa si possa trasferire sulla Darsena Toscana, con banchine a -13m, le attività dei ro-ro, farebbe un grave danno al porto di Livorno sul piano organizzativo, economico e sociale. L’evoluzione dei vettori non riguarda solo i contenitori, ma anche le Break Bulk, specie le boxshaped/open hac, molto utilizzate per il trasporto dei prodotti forestali.

Solidarietà ai condannati per le manifestazioni del 2012

Come già durante il processo, la Federazione livornese di Rifondazione Comunista conferma la sua solidarietà ai condannati per i fatti accaduti nella nostra città dal 30 novembre al 2 dicembre 2012.

L’assoluta sproporzione tra i fatti contestati e le pene contenute nella sentenza, un totale di 34 anni di reclusione, fa pensare che siano voluti colpire in modo esemplare i movimenti livornesi per il loro impegno politicoe sociale avverso ai rappresentanti dei poteri forti, coi quali la mano del sistema giuridico è sempre più leggera.
Purtroppo la gestione delle emergenze sociali in chiave di ordine pubblico non è una novità, ma auspichiamo che nei prossimi gradi di giudizio le istanze delle difese vengano accolte e si possa finalmente girare pagina su quelle giornate in cui la nostra città è stata oggetto di intollerabili provocazioni.

La Segreteria della Federazione Livornese del Partito della Rifondazione Comunista

Comunicato sull’attacco terroristico a Parigi

La federazione livornese di Rifondazione Comunista è vicina al popolo francese ed alle cittadine e cittadini di Parigi colpiti in modo tanto atroce. La barbarie integralista versa continuamente sangue innocente, con attentati eclatanti come quello di ieri sera a Parigi, quello di due giorni fa a Beirut o quello di un mese fa ad Ankara, ma anche quotidianamente nei martoriati territori dove cerca di espandere il suo potere.

Purtroppo le potenze occidentali che coi propri interventi hanno destabilizzato maghreb e medio oriente, e che pensano di potersi servire dei jihadisti contro Assad o per limitare l’ascesa dell’Iran al rango di potenza regionale, si sono rivelate ancora una volta apprendisti stregoni che scatenano forze incontrollabili: proprio come quando sostenevano Bin Laden in Afghanistan contro i sovietici. Anche alla luce di questo attacco terribile, piangendo le vittime parigine, ribadiamo il nostro sostegno alle forze curde, YPG e YPJ in primis, che ogni giorno combattono sul campo (di ieri la liberazione di Sinjar, cui hanno partecipato) il violento oscurantismo integralista dell’ISIS costruendo una società di liberi/e ed uguali, l’unico modo – non lo è certo sostituire dittatori sgraditi all’Occidente con altri più graditi, o rispondere con altra violenza indiscriminata – per sradicare una volta per tutte la barbarie integralista.
La federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista