Piena soddisfazione per la sentenza del TAR ora il Ministro e il PD devono riflettere.

Apprendiamo con estrema soddisfazione che il Tar della Toscana ha accolto il ricorso presentato da Roberto Piccini contro la bocciatura della terna per l’Autorità portuale. Con questo atto è stato ripristinato il principio per cui ci sono delle regole e chiunque le deve rispettare a partire dal Ministro. Come avevamo sempre sostenuto la terna era stata respinta con un atto di arroganza privo di fondamenti.

In tutta questa vicenda è stato evidente un atteggiamento estremamente conciliante verso il Ministro da parte degli amministratori regionali e locali. Spesso si è avuta l’impressione che invece di difendere il principio per cui il territorio ha il diritto di esprimere le proprie candidature e di pretendere che esse siano valutate seriamente, si sia assunto un atteggiamento conciliante e rinunciatario inaccettabile per Livorno. Non è possibile che un territorio come quello livornese faccia proprio il tentativo del Ministro di introdurre una nuova candidatura a Presidente passando dal commissariamento. Su questo aspetto, nell’attesa della sentenza, gli enti locali avrebbero dovuto puntare ad un commissariamento tecnico di brevissima durata senza scomodare figure provenienti da altri porti. Ci saremmo aspettati che gli amministratori del PD, partito di maggioranza e di governo del territorio invece di dividersi avessero assunto un atteggiamento di netta opposizione al tentativo del Ministro, difendendo le prerogative del Comune e delle autonomie locali. Così non è stato e i continui articoli sulle difficoltà delle maggioranze locali testimonia come questo è il segnale più forte di una crisi di direzione politica che sta attraverso tutto il territorio.

A questo punto ci aspettiamo che il commissariamento sia vissuto dagli enti locali come un atto puramente tecnico dettato dalla necessità di dover sopperire alla fine della proroga di Piccini e speriamo che questo periodo sia utilizzato per far valere le ragioni del nostro territorio.

Lorenzo Cosimi (PRC)

Michele Mazzola (PdCI)

Federazione della Sinistra – Livorno

Un ottimo risultato, una vittoria per i metalmeccanici, una speranza per tutti

I metalmeccanici di Mirafiori e la Fiom hanno ottenuto un ottimo risultato. I lavoratori con le iniziative di questi giorni e con il loro voto hanno dato una grande lezione di dignità e uno schiaffo morale a tutti quei sofisti della politica che anche dal Governo come purtroppo dai banchi dell’opposizione parlamentare si erano affrettati a difendere il si.
Ci teniamo a sottolineare che se il si è riuscito a vincere, è stato grazie al ricatto che si è levato da ogni parte contro i lavoratori. Una concentrazione di fuoco politico e mediatico che si è determinata contro i lavoratori Fiat, più ancora di quanto non fosse avvenuto a Pomigliano d’Arco, solo poche settimane fa.
Nonostante queste condizioni il risultato apre nuovamente la partita. Ci auguriamo che i sindacati firmatari dell’accordo, ConFindustria e Marchionne non chiudano gli occhi davanti a un tale risultato e che si apra nuovamente un tavolo di discussione con la partecipazione della FIOM. Se non era pensabile prima del voto che la FIOM potesse essere esclusa dalla fabbrica lo è ancora meno oggi visti i risultati del NO.
Questo voto deve essere vissuto come un fatto che dà anche ai lavoratori e ai sindacati livornesi una nuova forza e una nuova speranza per un esito positivo delle loro vertenze. Questo voto dà a tutti la forza per pensare che non è necessario cedere ai ricatti a Torino come a Livorno. Come Federazione della Sinistra continueremo ad essere a fianco dei lavoratori nelle loro lotte a difesa dei propri diritti e della propria dignità.

Lorenzo Cosimi (PRC)

Michele Mazzola (PdCI)

Federazione della Sinistra – Livorno

Emergenza abitativa – Interpellanza del gruppo PRC-PdCI al Sindaco di Livorno

Tenuto conto che la grave crisi economica colpisce sempre più le condizioni di lavoratori, pensionati e giovani, che perdendo lavoro e reddito perdono la casa a causa dei numerosi sfratti di morosità incolpevole che vanno ad aggiungersi a quelli per finita locazione

Tenuto conto che il governo nei tagli agli enti locali, non solo ha diminuito lo stanziamento per il sostegno all’affitto, escluso la nostra città tra quelle ad alta tensione abitativa, ma non prevede nessun finanziamento per la realizzazione di edilizia pubblica sovvenzionata

Tenuto conto  che l’Ufficio Casa non è più in grado di trovare soluzioni abitative, neppure transitorie, per le famiglie che rimarranno senza casa nel mese di dicembre, e che la  soluzione ventilata di Via Eugenia proprietà Asl, come struttura di prima accoglienza non trova risposte adeguate per il suo utilizzo a causa degli incomprensibili ritardi tra Comune e Asl, nonostante l’interessamento della regione

Tenuto conto che le richieste rivolte dai sindacati degli inquilini al Sindaco e Prefetto per un utilizzo immediato delle caserme dismesse di Via Adriana, Via del Pantalone e Via dell’Acquedotti per strutture di prima accoglienza non trovano fino ad oggi chiari e trasparenti percorsi istituzionali per una risposta positiva

Tenuto conto che si è addirittura richiesto, da parte dell’Unione Inquilini, l’intervento della Protezione Civile per impedire che famiglie con bambini si trovino in mezzo alla strada

Tenuto conto che recentemente il Comune, attraverso l’assessore, ha comunicato una lista di immobili comunali per una loro vendita

 

Si chiede:

 

  • – quali sono le sollecitazioni nei confronti degli impegni della regione
  • – quali percorsi istituzionali impediscono l’uso della struttura dell’Asl d via Eugenia e delle caserme dismesse
  • – se il Comune intende prevedere, dato la grave situazione sociale in premessa, l’organizzazione di strutture di prima emergenza per far fronte all’aumento di casi di emergenza che verranno ad aumentare.

Per  PRC- PDCI:

Tiziana Bartimmo
Lorenzo Cosimi

Comunicato stampa – Nuovo ospedale a Montenero

Federazione della Sinistra

Livorno. Più volte abbiamo sottolineato che l’essere arrivati al referendum, ha rappresentato per tutti noi che sediamo sui banchi del Consiglio Comunale, una sconfitta della politica, un’ incapacità a essere riusciti a portare l’amministrazione sulla strada di un dialogo e di un confronto aperto e trasparente, c’è voluto che migliaia di cittadini facessero sentire la loro voce perché il carro del nuovo ospedale , che viaggiava a velocità sostenuta verso Montenero, subisse almeno un rallentamento. Per questo continuiamo a dire, in maniera convinta, che il referendum deve essere, non un punto di arrivo, ma un punto di partenza per poter discutere di sanità, riappropriandoci inoltre di tutto quel percorso di partecipazione che è completamente mancato, ecco perché è importante che tutti si rechino alle urne.

Non è che rinnovando il contenitore, miracolosamente la sanità livornese comincerà a funzionare meglio. Coloro che spingono verso il nuovo ospedale hanno provato a chiedersi quali sono i punti di criticità della sanità livornese? Dipendono esclusivamente dal contenitore?

Le liste di attesa per le prestazioni specialistiche sono lunghissime, manca completamente il settore della riabilitazione, non c’è una camera iperbarica, l’assistenza agli anziani e domiciliare, è insufficiente e si va verso un periodo in cui l’età media della popolazione sarà sempre più avanzata, la tanto evocata sanità decentrata sul territorio è ormai un miraggio, specialmente ora che è partita l’alienazione dei distretti socio sanitari per recuperare fondi per il nuovo ospedale.

Ce ne sarebbe abbastanza prima di imporre la scelta di un nuovo ospedale, perché sicuramente queste questioni non possono attendere decenni prima di essere risolte.

Quello che manca è la parte più importante, un vero progetto a 360° sulla ristrutturazione dei servizi socio sanitari (e aggiungerei assistenziali), e che rappresenta la vera necessità in questa città e a maggior ragione dovrebbe essere definita prima della realizzazione di un opera che avrà tempi di realizzazione molto lunghi e che vedrà la contemporaneità di fasi di gestione (costruzione del nuovo e progressiva dismissione del vecchio) che interesseranno la città fin dalle prime fasi.

Come è stato detto sta andando avanti il percorso verso la definizione di un ospedale come struttura per acuti, ma sono necessari interventi che ricompongano l’articolazione dei servizi sanitari in un’ottica di pariteticità e interdipendenza dell’ospedale e del territorio. Ad oggi nulla è stato fatto, nonostante le gravi criticità dei distretti sanitari sul territorio aggravati dai progetti di dismissione.

L’ospedale è ancora al centro di ogni prestazione, con l’evidenziarsi delle problematiche di cui dicevo prima. Ci vorrà una graduale e governata inversione di tendenza da parte degli utenti: nell’immaginario collettivo è ancora forte il concetto di maggiore affidabilità dell’ospedale , quindi bisognerà lavorare per valorizzare, anche sul piano del sentire comune, l’appropriatezza dei servizi territoriali. E’ evidente che questo percorso può avvenire nella misura in cui si riescono a trasferire sul territorio, e qui si parte da zero, dando loro visibilità, quelle quote di risposte svolte per anni dall’ospedale. Quindi livelli elevati di specializzazione, attraverso assetti organizzativi e processi di efficacia pari a quelli di una prestazione ospedaliera. Quindi una ristrutturazione dei servizi che vada di pari passo, anzi che inizi prima della costruzione dell’ospedale, quali ambulatori, quali presidi, quali consultori, perché è impensabile che si debba andare fin lassù per fare una radiografia, un prelievo, una terapia oncologica. E’ qui la grande sfida di modernità.

La scelta dell’amministrazione della localizzazione a Montenero è poi stata affidata a una semplice delibera di cambio d’uso delle aree, come se invece di un blocco ospedaliero, si dovesse fare un semplice ambulatorio, non è inserita nel piano regolatore, è fuori da una programmazione territoriale complessiva, si è usata una scorciatoia inaccettabile, dando quanto meno un pessimo esempio di governo del territorio. La zona di Montenero è delicata da un punto di vista ambientale, una zona paesaggistica pedecollinare da proteggere invece che cementificare ulteriormente e appesantire con progetti impattanti di viabilità (da realizzare non si sa bene con quali fondi). Impariamo a pensare ad un uso zero di territorio, a salvaguardare le nostre risorse naturali, evitiamo che la speculazione edilizia si appropri di tutto quel patrimonio che l’ASL vuole vendere, dentro e fuori l’ospedale attuale (a proposito ancora un piano definito di cosa verrà realizzato nel “vecchio” non esiste), cerchiamo di evitare che i vari progetti di project financing consegnino la sanità in mano ai privati, valorizziamo i piani alternativi che da più parti vengono proposti.

Infine un’ultima preoccupazione, si sta procedendo già ora alle ristrutturazioni e dimensionamenti di alcune Unità Operative, i posti letto soni inferiori numericamente che nell’attuale, non è che si vada anche verso un processo di dimensionamento dei lavoratori?

Tiziana Bartimmo

capogruppo Consigliare PRC- PDCI

Lorenzo Cosimi

(Consigliere comunale PRC-PDCI)

Comunicato stampa sull’accordo sulla Giolfo e Calcagno

Livorno, 11 novembre 2010

Chiuso il rubinetto del gas ai lavoratori della Giolfo e Calcagno, la liquidatrice è stata irremovibile sul prolungamento della cassa integrazione in deroga di cui la Regione si sarebbe fatto carico fino ad un altro anno, a tale proposito i lavoratori si erano resi disponibili a qualsiasi proposta.

Ma, era nell’aria l’interesse a forzare i tempi per chiudere velocemente questa partita con i lavoratori in lotta e non possiamo sottolineare come gli strumenti utilizzati sono stati a dir poco vergognosi. Dopo due anni di crisi dichiarata (crisi non dipendente dalla capacità produttiva o di mercato ma esclusivamente problemi legati alla gestione della proprietà), dopo due settimane di occupazione con la protesta di Claudia Cerase salita il 2 novembre sul tetto della fabbrica, a soli tre giorni dalla scadenza della Cassa integrazione, finalmente il tavolo con le Istituzioni e la presenza di Centro Banca e della liquidatrice. Oltre sei ore di tentativi di trattativa per portare la liquidatrice a ragionevoli consigli, il risultato è stato un ultimatum, fino ad arrivare al il ricatto del fallimento della società, minacciando in questo modo di ritardare il pagamento del TFR, infine solo pochi minuti in cui si poteva solo accettare l’unica proposta messa in campo dalla liquidatrice.

L’accordo di fatto riconferma quello del gennaio 2009, cioè un impegno a facilitare le condizioni di ricollocazione del personale attualmente impiegato in funzione delle opportunità di reindustrializzazione che si presenteranno e a baratto di un solo mese di continuità di Cassa Integrazione, è stato preteso il rinnovo della concessione demaniale da parte dell’Autorità Portuale e persino la sistemazione della banchina, oltre ad interrompere le iniziative di lotta ed eventuale occupazione del sito da parte dei lavoratori. Pertanto al 31 dicembre, i lavoratori riceveranno la liquidazione delle competenze previa conciliazione individuale in sede sindacale e saranno messi in mobilità. Cioè licenziati.

Siamo sinceramente convinti che era possibile fare di più e in particolare che le istituzioni avrebbero potuto imporsi maggiormente, considerato che concessione e risanamento della banchina significano soldi, risorse pubbliche che certamente agevoleranno la vendita e incentiveranno l’acquisto del sito anche se sulla richiesta pretesa ancora rimane un mistero, a parte la smentita dei 25 milioni di euro.

Lo diciamo con affetto e sincerità Claudia ha fatto un grandissimo lavoro, la sua lotta e la sua determinazione è stato certamente un esempio per i tutti lavoratori delle altre industrie che nella nostra provincia soffrono delle stesse difficoltà e incertezze per il futuro come dimostrato dalla solidarietà e presenza ai presidi delle delegazioni di altre industrie cittadine.

Ormai l’accordo è siglato e una cosa è certa, cosi come certamente faranno le OO.SS., ma per quanto di nostra competenza, vigileremo e seguiremo passo per passo il percorso futuro affinché tutti i 59 lavoratori in mobilità restino effettivamente attaccati alla destinazione del sito e che l’impegno sottoscritto con l’accordo del gennaio 2009 si concretizzi in atti di ricollocazione al lavoro, il prima possibile.

 

Silvio Lami – capogruppo PRC Provincia di Livorno

Michele Mazzola – capogruppo PdCI Provincia di Livorno