“Livorno ed il suo Territorio costituiscono comunità fondate sul lavoro”: relazione introduttiva.

Iniziativa 8 giugno – Vittorio Vittori *

 

In una Italia turbata dal dramma dell’Emilia e dalla tragedia, in gran parte operaia, che là si è consumata, il Senato ha cancellato l’art.18; adesso toccherà alla Camera.
Il testo uscito dal Senato, liquidata praticamente la giusta causa nei licenziamenti,ha levato l’obbligo della  causale per i tempi determinati,non fanno lavoro subordinato quelle partite IVA che guadagnano meno di 700 euro al mese, per il lavoro a chiamata basta un sms, è abolita la responsabilità in solido della ditta appaltatrice sulla mancanza di rispetto di leggi contratti da parte della ditta in appalto;si da una mazzata al sistema degli ammortizzatori sociali esistenti (ed in una situazione di crisi perdurante, possiamo cogliere appieno l’angoscia dei lavoratori, di cui si è fatta interprete la FIOM livornese) ecc.. ecc.
Degna di apprezzamento la sensibilità politica dimostrata dall’Assessore Simoncini in risposta di cui abbiamo letto oggi sulla stampa.  Dobbiamo augurarci che qualcuno dei Senatori che ha votato a favore,lo abbia fatto con qualche sentimento di vergogna; se non ci sono le condizioni per pensare ad un “ravvedimento operoso” di nessuno di coloro che hanno deciso queste cose, sarà dura davvero…
Da un terremoto un paese sano può rialzarsi, dal cinismo e dalla incompetenza di una classe dirigente lo  potrà fare solo con grandi difficoltà. Assicuratosi il risultato di una legge che rende precario il futuro di un lavoratore quaranta- cinquantenne che ovviamente costa di più di un apprendista (il licenziamento per motivi economici è questo !) e non garantisce nulla ai giovani,di più del poco che hanno oggi, il Presidente Monti e la Fornero hanno avuto il coraggio di dire che da oggi siamo più europei; lo stesso coraggio che ha fatto dire alla Fornero  di fronte al dramma degli esodati, “ Abbiamo creato un problema, ma non possiamo farci nulla”; il parrossismo licenzaiolo (,o licenzioso ?), della Fornero l’ha portata addirittura ad un braccio di ferro con il Ministro della Funzione pubblica per garantire che anche nel Pubblico Impiego si abolisca la giusta causa. Leggi tutto ““Livorno ed il suo Territorio costituiscono comunità fondate sul lavoro”: relazione introduttiva.”

Rosignano farà centro?!

di Silvia Gesess – Giacomo Luppichini *

 

“Rosignano fa centro”, ecco il titolo che l’amministrazione comunale ha elaborato per il percorso partecipativo creato ad hoc dalla nota società fiorentina Sociolab per coinvolgere i cittadini del comune di Rosignano Marittimo rispetto alla proposta di sviluppo urbanistico dell’area denominata “h5 sotto”, progetto, questo, elaborato da Unicoop Tirreno, che, vale la pena ricordarlo è al tempo stesso la proprietaria dell’area, la committente del progetto e la finanziatrice del percorso partecipativo.
Partecipazione, è una bella parola, inclusiva e democratica. Tanto bella quanto dissonante, purtroppo, in un comune, come il nostro, dove sono stati cancellati i consigli di frazione da oltre due anni e dove ancora non si è riusciti a costruire una reale possibilità di partecipazione, non preconfezionata, della cittadinanza.
Partecipazione negata anche ai consiglieri comunali che, dopo aver palesato l’esigenza di un consiglio comunale dove confrontarsi sul progetto di sviluppo dell’area H5, si sono visti convocare invece per discutere esclusivamente del percorso partecipativo targato Unicoop e questo  quando già il gazebo era impiantato ed operativo. Leggi tutto “Rosignano farà centro?!”

Mozione in merito a “Rifiuti tossici, una questione tra modello economico e mare come discarica“.

S. Lami – M. Mazzola – E. Celanti – A. Cristiani

Livorno 07.06.2012
Prot. n°    24567  /Strutt. C.P. – cm

Al Presidente del Consiglio Provinciale
Dott. Fabio Di Bonito
Sede

Mozione in merito a “ Rifiuti tossici, una questione  tra modello economico e mare come discarica.“
PREMESSO

Che in riferimento al disastro ambientale, avvenuto nella notte del 17 dicembre 2011 a nord dell’isola di Gorgona, le ultime vicende suggeriscono scenari inquietanti e quanto poteva sembrare un’ipotesi lontana, oggi è invece diventata realtà e all’orizzonte non sembra esserci ancora una soluzione concreta.
Che ancora ci sono 102 bidoni carichi di sostanze tossiche abbandonati nei nostri fondali.
Che la dinamica sulla caduta dei fusti tossici in mare è ancora tutta da chiarire, in particolare per quanto attiene al fronte delle indagini sulle cause e responsabilità, dove non sembrano ancora emergere alcune novità.
Che nonostante le ultime analisi dell’istituto superiore della sanità non abbiano rilevato anomalie sulle acque campionate e sui pesci, ma che a fronte del rilascio di una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante, resta in ogni caso il rischio nel lungo periodo di trasformarsi in una bomba ecologica, capace di compromettere l’ecosistema di buona parte del Mar Tirreno e di conseguenza l’economia legata a pesca e turismo.
Che nello stesso dossier intitolato “Rischi” redatto dall’Arpat nel mese di febbraio (quando ancora ci rassicuravano che il recupero dei fusti sarebbe stato solo questione di giorni), i tecnici dell’Agenzia regionale esprimevano la preoccupazione di come il rischio contaminazione “potrebbe diventare più consistente se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo”. In questo caso gli effetti sull’ambiente e la biodiversità potrebbero avere gravi ricadute anche per la riserva marina, santuario dei cetacei.
Che la stessa Arpat ha potuto analizzare solo dopo quaranta giorni il contenuto dei fusti rimasti a bordo del Venezia, e scoprire così che le schede di carico contenevano informazioni non corrette e che nessuno, ad oggi ha dovuto rendere conto di questo.

PRESO ATTO

Che la ricerca dei fusti è stata sottovalutata, poco accurata e comunque attivata con mezzi inadeguati dimostrando tutta l’inadeguatezza delle istituzioni preposte a far fronte a questa emergenza. Emergenza che erroneamente o volutamente tale non è stata considerata.
Che a causa delle correnti, del fondo sabbioso e mobile, dei ritardi nelle ricerche, aumenta di giorno in giorno il rischio che i carichi persi non saranno più recuperati.
Che tutto questo ripropone, con serietà, il problema del numero sorprendente di perdite di carico e affondamenti (25 in 34anni) segnalati da reporters impegnati nelle inchieste sui traffici di rifiuti tossici.

CONSIDERATO

Che il traffico marittimo ha regole ormai inadeguate o comunque insufficienti, in materia di acque territoriali e che pertanto servono norme vincolanti, con veri piani regolatori regionali o interregionali per garantire navigazione in sicurezza e tutela ambientale. Altrettanto si dovrebbe fare anche per le aree demaniali, a difesa degli interessi generali e del bene comune secondo il principio del «chi inquina paga».
Che non può finire così, questi bidoni tossici vanno necessariamente recuperati, non possono essere abbandonati nei fondali a qualche miglio dal mare protetto di Pianosa ed in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, in un’area di mare anche trafficata dai pescherecci e interessata dal fenomeno dell’upwelling, dove la risalita delle acque profonde che favorisce la produttività biologica e la presenza di krill e piccoli pesci che attirano le grandi balenottere ed i delfini. Un pericolo da scongiurare per l’intera catena alimentare marina e conseguentemente anche per la salute delle persone.
Che per approfondire le cause dell’incidente e per monitorare con continuità le conseguenze possibili risulta indispensabile conoscere con esatta precisione la tipologia delle sostanze contenute nei bidoni, iniziando ad analizzare i residui presenti nell’unico bidone recuperato di cui ancora non è stata data alcuna comunicazione. Anche il monitoraggio Arpat (che deve essere esteso alle zone interessate dalle correnti ed essere costante) richiede di parametri e d’ipotesi di partenza sulla quale costruire modelli di rilevazione, altrimenti gli stessi controlli potrebbero risultare poco attendibili. Come pure è necessario obbligare mittente e vettore a fornire informazioni ufficiali e vere, perché la dinamica dell’incidente risulta, ancora ad oggi, piena di punti oscuri, a partire dal fatto di come fosse stato possibile trasportare un carico simile con un mare di quella natura e senza accurate precauzioni. Inoltre le imprecise indicazioni sulla zona della perdita, le irregolarità sulla documentazione di viaggio, i ritardi nella comunicazione dell’incidente e nelle operazioni legittimano o in ogni caso giustificano, di fatto, i molti dubbi e incertezze che potranno trovare risposte solo con l’avvio di procedimenti legali, per chiarire tutte le responsabilità e poter richiedere i dovuti risarcimenti.
Che l’ambiente rappresenta una rilevante ricchezza del nostro paese che va salvaguardata e curata anche per ragioni economiche oltre che etiche e di tutela della salute.
i proponenti chiedono

Che L’amministrazione Provinciale di Livorno in collaborazione con le Provincie di Pisa e Grosseto e i Comuni interessati si facciano promotori di una protesta sostanziale verso il Ministero, affinché si impegni concretamente a trovare una soluzione per recuperare e mettere in sicurezza questi bidoni. Un punto fermo deve essere quello che “quei bidoni non possono e non devono restare in mare e che non c’è tempo da perdere”. Poco importa se l’intervento sarà eseguito da privati o dalla Marina Militare, l’importante è che i costi non ricadano sulla collettività e siano addebitati ai responsabili.
Che L’amministrazione Provinciale di Livorno in collaborazione con le Province di Pisa e Grosseto e i Comuni interessati solleciti e collabori con la Regione Toscana e il Presidente Rossi all’iter per istituire il prima possibile il PIANO REGOLATORE DEL MARE per le acque territoriali toscane, che comprenderebbe tutto l’arcipelago, con uno sviluppo costiero di 561 km e un’estensione del mare pari a 15.000 km2, fino alle coste corse, gettando le basi per una più stretta collaborazione con la Francia per la difesa del santuario dei cetacei.
Che il Consiglio Provinciale sia puntualmente informato sullo stato delle ricerche e del recupero, sulle indagini in corso e sugli sviluppi giudiziari, anche tramite convocazione della Conferenza dei Capigruppo.

 Silvio Lami – PRC – FdS
Michele Mazzola – PdCI – FdS
Enrico Celanti – IdV
Adriano Cristiani – SeL

FDS, IDV, SEL: mozione comune sui problemi abitativi su proposta dell’Unione Inquilini

Gruppi Consigliari FDS, IDV, SEL

IL CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO

 

Visto che:

·         dal 2009 è in corso nel nostro paese una profonda crisi economica e sociale, la crisi colpisce famiglie di lavoratori precari che vengono sfrattate dalle loro case, perché la perdita del lavoro o la cassa integrazione li rendono morosi incolpevoli; questo fenomeno coinvolge il 35 % delle famiglie in affitto, infatti, ogni bimestre si registrano a Livorno circa 70 provvedimenti di rilascio con l’intervento di forza pubblica;

·         il numero crescente delle esecuzioni, le poche risorse messe a disposizione dal Comune, la disperazione di famiglie buttate in strada senza soccorso pubblico, pur in presenza di minori e invalidi, non trova più argini, nonostante l’impegno dei sindacati CASA;

·         In questo mese 80 famiglie incluse nelle liste di emergenza abitativa, dopo molti rinvii del rilascio, saranno costrette ad un esodo forzoso senza passaggio da casa a casa.

Preso atto:

·         che questa grave situazione rischia di compromettere la tenuta sociale nella nostra città particolarmente colpita dall’emorragia di posti di lavoro e da una disoccupazione giovanile sopra la media nazionale;

·         che gli strumenti tradizionali per l’emergenza abitativa non riescono a rispondere la nuova situazione abitativa;

·         che stanno procedendo i piani di recupero, e gli assegnatari di Via Amendola saranno trasferiti in nuovi alloggi per permettere l’intervento di risanamento nel quartiere di Corea.

Considerato che:

·         il tempo medio tra lo svuotamento degli edifici soggetti a demolizione, e l’apertura del cantiere è statisticamente valutabile (negli ultimi tempi) da due a quattro anni, infatti, gli edifici di Via Gobetti sgomberati circa tre anni fa devono essere ancora demoliti.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO

Impegna altresì il Sindaco e la giunta:

·         a continuare ad accelerare gli interventi di recupero dei comparti ERP fatiscenti,

·         a destinare gli alloggi di via Amendola e le altre case interessate ai piani di recupero a struttura temporanea per l’emergenza abitativa fino a quando diventano realmente cantierabili, mettendole a disposizione, nello stato di fatto, dell’ufficio Casa Comunale perché possa provvedere a sistemarvi le famiglie sfrattate inserire in apposite liste comunali.

·         a completare la trasformazione dell’ex Caserma alla Lamarmora in abitazioni plurifamiliari con servizi comuni per il pronto soccorso in caso di sfratti con forza pubblica non più rinviabili

·         a varare entro un mese un piano di riuso delle strutture pubbliche non più utilizzate per sistemare le famiglie provvisoriamente sistemate nelle case destinate alla demolizione

IL CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO

Impegna il Presidente del Consiglio Comunale

·         a convocare nei prossimi 30 giorni una seduta straordinaria sulla questione abitativa e occupazione della città, in modo di far pervenire al Governo e alla Regione, anche attraverso l’Anci, proposte atte affrontare la difficile situazione del diritto all’abitazione nella nostra città.