Negozi aperti il 25 aprile: amarezza e contrarietà da parte dell’ANPI livornese

di Franco Frediani *

Crediamo sia doveroso aprire un momento di riflessione per sottolineare, non senza contrastarla, la deriva revisionista e conservatrice che caratterizza il momento politico-storico che stiamo attraversando, sia nel paese che nella Nostra città. Il riferimento è chiaramente rivolto alla giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, che da tempo viene osteggiato e boicottato dalle destre italiane. Ricordare il Suo significato potrebbe sembrare superfluo, e lo è, almeno per Noi Comunisti. Purtroppo non è così per altri, e la cosa che ci rattrista maggiormente è vedere come, tra le forze politiche che tendono a indebolire  l’importanza di  questa ricorrenza piuttosto che rilanciarla, vi siano quelle stesse forze democratiche che amministrano la Nostra città.
Di seguito mettiamo a conoscenza tutti coloro che ci seguono, riguardo la posizione espressa dal comitato esecutivo dell’ANPI livornese in occasione delle decisioni assunte dalla stessa Amministrazione comunale di Livorno.

Il comitato esecutivo dell’ANPI ha appreso dalla stampa di Sabato 31 Marzo  la decisione, assunta con delibera dell’amministrazione comunale di Livorno, dell’apertura dei negozi in occasione del 25 Aprile, festa della Liberazione nazionale.
l’ANPI aveva chiesto, con una lettera del Febbraio scorso indirizzata all’Amministrazione comunale,  alle associazioni dei commercianti ed ai sindacati,  di inserire il 25 Aprile tra le giornate festive nel calendario d’apertura dei negozi. Si è deciso diversamente e questo provoca nella nostra associazione amarezza e viva contrarietà.   Leggi tutto “Negozi aperti il 25 aprile: amarezza e contrarietà da parte dell’ANPI livornese”

Buon viaggio Sasà…

Addio a Rosario Bentivegna

Rosario Bentivegna, che tutti conoscevano come Sasà, è morto stasera (2 aprile, ndr.) a 90 anni. Era nei partigiani dei Gap (Gruppi di azione patriottica) che presero parte all’attentato di via Rasella il 23 marzo del 1944 contro le truppe tedesche che occupavano la Capitale. Morirono trentadue soldati nazisti. Ventidue ore dopo, ci fu la rappresaglia dei tedeschi alle Fosse Ardeatine, dove vennero fucilati 335 civili italiani.

L’attentato di via Rasella, che Bentivegna non si stancò mai di raccontare, avvenne in occasione delle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento. Una bomba scoppiò proprio in questa via del centro di Roma dove stava passando una compagnia del I battaglione del Reggimento SS-Polizei Bozen, composta da 156 uomini tra ufficiali, sottufficiali e soldati. Poco dopo due squadre dei Gap sotto il comando di Franco Calamandrei e Carlo Salinari, lanciarono bombe a mano e fecero fuoco sui sopravvissuti. Rosario Bentivegna, studente in medicina, con la copertura di Carla Capponi, anche lei studentessa in medicina e compagna di una vita con la quale ebbe una figlia, fece nel frattempo esplodere la bomba, nascosta in un carrettino da spazzino. Ancora oggi i palazzi di via Rasella portano i segni di quelle fucilate. Parlando di quei giorni agli studenti romani, Sasà raccontava che non si sarebbe «mai sognato di farlo», ma che fu «costretto a uccidere»; parlava loro della paura, del rischio per i partigiani di essere fucilati se venivano sorpresi armati dai nazisti. Leggi tutto “Buon viaggio Sasà…”

Saviano, prima di parlare di Gramsci leggi almeno l’indice

 

di Alberto Burgio
Martedì scorso sulla Repubblica Roberto Saviano ha recensito con toni entusiastici un libro sulle «due sinistre»: quella rivoluzionaria, brutta, sporca e cattiva, impersonata da Antonio Gramsci, e quella riformista, buona e gentile, rappresentata da Filippo Turati. Il libro, opera di Alessandro Orsini, giovane sociologo politico, sembra a Saviano niente meno che «la più bella riflessione teorica sulla sinistra fatta negli ultimi anni»…
La tesi del libro è semplice e niente affatto inedita. Da una parte c’è la sinistra riformista, realistica, sinceramente preoccupata delle sorti dei subalterni, quindi capace di valorizzare le piccole conquiste giorno per giorno (in una prospettiva che qualche tempo fa si sarebbe definita «migliorista»); dall’altra, la sinistra rivoluzionaria, violenta e pretenziosa, accecata dall’ideologia e intollerante delle altrui posizioni (la sinistra, per intenderci, dei faziosi e dei «fondamentalisti»).
Inutile dire che questa seconda sinistra – abituata ad aggredire gli avversari a suon di insulti e pugni in faccia, quindi un po’ fascista – è per Saviano la sinistra comunista, erede, scrive, della «pedagogia dell’intolleranza edificata per un secolo dal Partito Comunista»; mentre l’altra – riformista – è la sinistra socialista. Come nelle fiabe della nonna, insomma, tutti i buoni da una parte, tutti i cattivi dall’altra: un bel quadretto manicheo che la dice lunga sulla raffinatezza del personaggio e la complessità della sua visione.
Ma qual è il punto? Saviano, mascotte della fazione progressista, si arrabatta come può nell’argomentare, a suon di esempi ad hoc e citazioni estrapolate, una tesi inconfutabile perché arbitraria. Gli si potrebbe ricordare, se ne valesse la pena, che Benito Mussolini – non propriamente un campione di mitezza e tolleranza, come proprio Gramsci gli potrebbe ricordare – venne fuori dalle file socialiste, che del socialismo italiano sono purtroppo eredi i più facinorosi colonnelli berlusconiani e che senza i comunisti questo Paese non avrebbe avuto né la Resistenza né quella Costituzione antifascista che Saviano giura di venerare. Ma ne vale la pena?
No. E nemmeno merita tempo indugiare su altre stranezze di questo articolo: il suo argomentare a favore della mitezza ricorrendo a caricature e a mistificazioni; il suo perorare la causa delle buone eresie accodandosi ai più vieti luoghi comuni; il suo ridurre una vicenda complessa e contrastata a uno povero schemino di cui anche uno studentello svogliato si vergognerebbe. Meglio lasciar perdere, e limitarsi a constatare, desolati, a che cosa ci si può ridurre quando si è mossi dalla preoccupazione di piacere e di seguire l’onda. A Saviano diamo solo un suggerimento: legga quanto Gramsci scrive sul servilismo degli intellettuali. E stia tranquillo, non dovrà leggere tutti i Quaderni (il tempo, si sa, è denaro): nell’edizione c’è un ottimo indice analitico.

Il Tar del Lazio accoglie il ricorso presentato dalla Federazione della Sinistra

Condannati al pagamento delle spese di giudizio il Comune di Roma e la Presidenza del Consiglio dei ministri. Peduzzi, Nobile e Alberti (Fds): “Con questa pronuncia è stato bloccato il tentativo subdolo della giunta capitolina di reprimere il conflitto sociale”

“Manifestare non è un reato, con buona pace di Alemanno e della Giunta di Roma. Lo ha stabilito stamane il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato dalla Federazione della Sinistra” lo rendono noto i consiglieri regionali della Federazione della Sinistra, Ivano Peduzzi e Fabio Nobile e il portavoce romano della Fds, Fabio Alberti.

“Il Tribunale Amministrativo ha annullato l’ordinanza condannando il Comune di Roma e la Presidenza del Consiglio dei ministri al pagamento delle spese di giudizio. E’ una sentenza molto importante – dichiarano in una nota congiunta Peduzzi, Nobile e Alberti – perché stabilisce l’impossibilità per Alemanno e la sua Giunta di porre in essere in futuro atti di analogo contenuto”.

“Grande soddisfazione per la Federazione della Sinistra, perché con questa pronuncia è stato bloccato il tentativo subdolo della giunta capitolina di reprimere il conflitto sociale. In un momento come questo – concludono – in cui i provvedimenti antipopolari sono all’ordine del giorno, è stato ripristinato un diritto fondamentale: quello di manifestare. Da oggi, le strade e le piazze di Roma tornano libere”.

FOIBE: BARBERA (PRC-FDS), QUERELA PER IL GIORNALISTA RAI UNO ALDO FORBICE

“Ho dato mandato ai miei legali di predisporre una querela nei confronti del giornalista di Rai Uno, Aldo Forbice, per le sue gravi affermazioni nei miei confronti rilasciate nel corso della trasmissione “Zapping” di venerdì scorso, in riferimento ad un mio comunicato stampa sulle foibe che aveva l’unica colpa di ricordare le vittime slave infoibate dal regime fascista. Le affermazioni di Forbice, durante l’intervista di Isabella Rauti, sono gravemente lesive della mia dignità e onorabilità in quanto, distorcendo i contenuti di un mio comunicato stampa, erano finalizzate ad attribuirmi, ingiustamente, una posizione ‘negazionista’ nei confronti della vicenda storica delle ‘foibe’. Affermazioni, queste, che sono peraltro in netto contrasto con quanto dichiarato nel mio comunicato in cui si rammentavano, invece, proprio quelle responsabilità che molti, in questi giorni, a causa di pregiudizi ideologici e politici, fanno finta di dimenticare, distorcendo la Storia e gettando discredito sui quei valori di libertà, democrazia e giustizia sociale che animarono la Resistenza e la lotta di Liberazione dal nazi-fascismo in Italia e in Europa. E’ grave che un giornalista della Rai, in una trasmissione pubblica, si permetta di fare certe affermazioni così poco accorte, senza approfondimenti e diritto di replica”.

E’ quanto dichiara Giovanni Barbera, membro del comitato politico romano del Prc-Federazione della Sinistra e presidente del Consiglio del Municipio Roma XVII.