Genova incorona Doria nelle primarie del centrosinistra. Un vento nuovo chiede il rinnovamento.

da www.dazebaonews.it

di Franco Frediani*

La vittoria di Marco Doria nelle primarie del centrosinistra a Genova attira ovviamente gli sguardi del mondo politico e non. Siamo di fronte ad un dato sicuramente significativo e forse sarebbe meglio capire il motivo di quella che viene sbandierata come una vera novità. Il Docente universitario vicino a Don Gallo, non è un politico di professione (pur avendo un passato nel PCI e tre anni di esperienza come consigliere comunale) ma nessuno può negare che interpreterà il ruolo del politico e, come Pisapia a Milano, ha una targa ben precisa che gli è stata assegnata dal partito di Vendola. Non è un politico ma è l’uomo indicato e presentato dai Vendoliani, non prendiamoci in giro… Stiamo forse giocando con le parole? In realtà c’è molta politica dietro questo risultato (ed anche se la cosa non ci dispiace assolutamente, crediamo sia opportuno che almeno le cose vengano chiamate con il loro nome!). Leggi tutto “Genova incorona Doria nelle primarie del centrosinistra. Un vento nuovo chiede il rinnovamento.”

Giorno del ricordo: un altro punto di vista

di Bianca Bracci Torsi

È una recente acquisizione la ricorrenza nazionale del ricordo degli italiani giustiziati e gettati poi nelle foibe slave accomunati alla Giornata della memoria, dedicata ai morti nei campi di sterminio tedeschi in gran parte per la sola colpa di appartenere ad una etnia che gli uccisori dichiaravano meritevole di sterminio, dal dato comune dell’innocenza: tutti ugualmente vittime di odio razziale, tutti senza colpe. Ma gli ebrei erano cittadini italiani, tedeschi, polacchi, francesi e slavi, da secoli, i rom trascorrevano la loro esistenza nomade in giro per l’Europa da millenni, c’erano fra loro ricchi e poveri, persone più o meno oneste, ma nessuno di loro aveva invaso un paese e oppresso un popolo.

Si può dire altrettanto degli italiani in quel pezzo di Yugoslavia che le potenze vincitrici della prima guerra mondiale avevano assegnato all’Italia nella spartizione dell’ex Impero Asburgico? Quella che era stata una delle tante società multietniche europee fu brutalmente italianizzata dal divieto di parlare la propria lingua, mentre i propri cognomi venivano cambiati per legge, gli autoctoni trattati come i popoli delle colonie, potevano essere espropriati delle proprie case e dei propri campi, per lasciare spazio ai coloni italiani e dovevano sottostare a Prefetti, Questori, Dirigenti scolastici e padroni di aziende e campagne arrivati da Roma. Privi di ogni diritto i popoli slavi erano soggetti a tutti gli obblighi delle leggi fasciste compreso il richiamo alle armi: chi fuggì per unirsi ai partigiani, fu fucilato come disertore. Il tutto si aggravò con la occupazione militare italo tedesca contro la quale insorse una delle più ampie e valorose resistenze europee. Dopo la liberazione, come in tutti i Paesi occupati, furono giustiziati gli occupanti, italiani e tedeschi e i collaborazionisti locali. Come ovunque ci furono certo dei morti innocenti o con responsabilità limitate ma il movente di quelle esecuzioni non aveva niente a che fare col razzismo, caso mai con l’odio di un popolo che aveva visto uccidere, deportare, angariare e umiliare tanti dei suoi. Le pulizie etniche e le stragi di innocenti ci furono e non solo per mano tedesca ma nessuno ne parla e nessuno propone nel nostro paese, una giornata del rimorso per ricordare uomini, donne e bambini di interi villaggi e perfino i giovanissimi allievi di una scuola ortodossa massacrati dall’esercito italiano perché colpevoli di essere libici o eritrei, albanesi o slavi.

IL LAVORO E LA CRISI:CRONACHE DI ORDINARIO CAPITALISMO

(Livorno, 21 gennaio 2012 – Sintesi degli interventi durante le iniziative del 91° anniversario della nascita del PCd’I)

di Bruno Steri

Lavoro e capitale.
Avrei voluto celebrare questa data, così significativa per noi comunisti, con animo ben diverso. Noi sappiamo dare ai simboli il valore che meritano e, insieme, non ci piace togliere lo sguardo dalla realtà concreta. Per questo, i compagni di Livorno hanno voluto evitare di dare a questa ricorrenza un significato meramente celebrativo e hanno deciso di dedicare il nostro incontro alla realtà del lavoro.
Una realtà pesante, per questo territorio e in generale per il Paese, come si evince anche dall’intervento introduttivo che mi ha preceduto: decine e decine di fabbriche in crisi, migliaia di lavoratrici e lavoratori con la prospettiva immediata di perdere il loro posto di lavoro. Una miriade di aziende piccole e medie; e grandi insediamenti produttivi. Come Fincantieri, i cui lavoratori ad Ancona riescono con la lotta ad impedire la chiusura di una sede che è parte della storia di quella città; ma che in un’altra sede non troppo lontana da qui, a Sestri Ponente, intende mandare in cassa integrazione 740 addetti (2 mila e 500, considerando l’indotto), senza che sia indicata una vera prospettiva di sviluppo del settore. Qui a Livorno c’è gente di mare, siete cittadini di una città che gestisce uno dei grandi porti del Mediterraneo; e ne sapete più di me. Mi chiedo: ha Fincantieri un amministratore delegato? Lo ha avuto in questi ultimi anni? E dov’era il governo? Possibile che solo oggi si scopra che la nostra cantieristica deve far fronte ad un calo degli ordinativi? Leggo che la Francia ha sì ridotto il volume produttivo e ristrutturato il settore, ma che in tale contesto ha nel contempo varato un piano industriale e programmato ingenti investimenti. Anche aprendo la strada a processi di riconversione industriale; ma, innanzitutto, curando le potenzialità del settore. Da noi, ci fanno sapere che sono più che dimezzate le commesse per le navi da crociera. Questo però non significa che nel prossimo futuro non ci saranno più navi a solcare il mare: traghetti, navi per il trasporto merci, petroliere (casomai costruite alla luce di criteri innovativi e rese, grazie a ciò, “ecologiche”). Sono anni che si sente parlare di “trasporto intermodale”, di “autostrade del mare”: ma occorrerebbero piani generali, progettualità lungimiranti. Parliamo di settori di punta, di un lavoro che vanta altissime professionalità. Cos’hanno fatto i governi? E cos’ha fatto l’Europa?
In questi giorni, i quotidiani hanno pubblicato la mappa dei settori in crisi. E’ un quadro del nostro Paese assai desolante: si va dall’automobile (con la Fiat che nel 2010 ha prodotto un quarto delle vetture prodotte 20 anni fa, a fronte di un mercato sempre più saturo) alla chimica e alla siderurgia, fino agli elettrodomestici (con la crisi di nomi che – si pensi a Candy – hanno a suo tempo popolato l’immaginario dell’italico boom economico). Beninteso, tutto ciò non avviene per un accidente della natura, ha a che vedere con la crisi strutturale del modo di produzione capitalistico (come è stato sottolineato nel documento congressuale del Prc), con il “ciclo lungo” (più che trentennale) di questa crisi, che ha determinato un calo di redditività dell’economia reale: o, per dirla con Marx, una caduta dei tassi di profitto. E ciò ha altresì a che vedere con la risposta “globalizzata” con cui le élites del sistema economico hanno reagito: finanziarizzazione, libera circolazione dei capitali, attacco al salario (vedi metodo Marchionne). Per molti territori del nostro Paese l’esito di tali processi è devastante. A Porto Vesme, in Sardegna, gli americani se ne vanno, l’Alcoa cessa di produrre alluminio e un intero territorio precipita nella povertà: l’Italia dovrà cercarsi alluminio all’estero, mentre il Sulcis Iglesiente (130 mila abitanti, dove dal 2007 ad oggi hanno già chiuso 3.700 partite Iva) vede scomparire una prospettiva di ripresa. Da tempo, la multinazionale in questione lamentava un eccessivo costo dell’energia, al di sopra della media europea. Lo stato ha garantito per anni finanziamenti e tariffe agevolate: loro fino a ieri hanno preso i soldi e oggi se ne vanno lo stesso. Leggi tutto “IL LAVORO E LA CRISI:CRONACHE DI ORDINARIO CAPITALISMO”

Finanziamento pubblico ai giornali: un giornalista precario risponde a Beppe Grillo

da contropiano.org

Dopo l’azzeramento dei contributi pubblici, Liberazione chiuderà il 1° gennaio, e altre 30 testate potrebbero fare prestissimo la stessa fine. Beppe Grillo gioisce: ‘così imparano a parlar male di noi’. La risposta di un bravo giornalista, precario

La fine del finanziamento pubblico ai giornali

“Il 2012 non sarà del tutto negativo. Porterà in dono anche la chiusura di molti giornali finanziati con soldi pubblici, veri cani da guardia dei partiti. Giornali che hanno attaccato il MoVimento 5 Stelle prima ancora che esistesse o che, nel migliore dei casi, ne hanno taciuto le iniziative. Il V2day del 2008 fu un atto di accusa contro la disinformazione dei giornali assistiti e legati a filo doppio ai partiti e venne chiesta l’abolizione dei finanziamenti pubblici. Tra le testate che attaccò l’iniziativa, prima, dopo e durante, spiccò l’Unità. Ora è in crisi, si metta sul mercato, si faccia pagare dai lettori come il Fatto Quotidiano e, se non vende, chiuda i battenti. Se qualche esponente del MoVimento 5 Stelle la pensa diversamente non è un problema. Il Pdmenoelle lo accoglierà subito tra le sue braccia.” Beppe Grillo
La risposta di Daniele Nalbone, giornalista di Liberazione:

Caro (nel senso di quanto costa seguire un suo spettacolo-comizio) sig. Beppe Grillo.
Sono un giornalista della casta: lavoro per Liberazione, sono precario da sempre, ho 30 anni e presto la mia professione, quella di giornalista pubblicista, sarà cancellata dalla faccia della terra. Il mio reddito annuo è pari a (circa) 8mila euro. Credo nel giornalismo libero e indipendente, sono stato tra i primi a scoperchiare le nefandezze dei mondiali di nuoto del 2009, per primo ho raccontato su un quotidiano italiano la vicenda di Niki Aprile Gatti e del maestro di Vallo della Lucania Franco Mastrogiovanni, il primo “morto” di carcere, il secondo “morto” di Trattamento Sanitario Obbligatorio. Potrei continuare, ma questo è per farle capire che il merito di aver trattato tra i primi questi temi non è mio, o soltanto mio, ma del quotidiano per il quale collaborerò ancora per due giorni: Liberazione. Leggi tutto “Finanziamento pubblico ai giornali: un giornalista precario risponde a Beppe Grillo”

Unità Sindacale contro il Governo Monti

Un incontro insoddisfacente.

Comincia cosi l’intervento di Maurizio Strazzullo, esponente della CGIL Livornese, toni troppo morbidi, data la situazione del paese, contestato dagli stessi operai che hanno voluto dire la propria, i lavoratori conoscono benissimo la situazione, i cittadini, anche loro sanno cosa li aspetta, il governo Monti, governo delle banche, non e legittimo.

Coloro che risiedono nelle stanze del potere, oggi hanno condannato a morte un’intera popolazione, ciò equivale ad un reato! Quello di voler defraudare, i diritti acquisiti, quello di portare alla fame la stragrande maggioranza della popolazione.
In Italia già da tempo cera questo clima, ma facevano finta di niente, il Partito Democratico, in primis, il partito che si definisce di sinistra, ecco il rimprovero sulle affermazioni di Strazzullo, (insufficienti) diciamo antipopolari, contro lo stato sociale, oggi facciamo i conti con quella indifferenza che da anni ci affligge con scissioni, astensioni, torniamo a compattarci, la FDS come è ben nota, intende portare avanti questa scelta, vogliamo ricreare quell’unità sociale, far pagare i debiti ai ricchi, risollevare il paese.