Mozione presentata al Consiglio Comunale di Livorno dal Gruppo della Federazione delle Sinistra

Testo della mozione:

Preso atto
che il Governo Monti ha chiuso le trattative sul pacchetto lavoro dichiarando che procederà senza l’ accordo del massimo sindacato italiano nella presentazione di un testo che –tra l’ altro- modifica l’ art. 18 dello Statuto dei Lavoratori eliminando una delle massime garanzie democratiche offerta dal nostro ordinamento giuridico;
che tale arrogante posizione, che si traduce in un inaccettabile “prendere o lasciare” dimostra come al Governo stia a cuore solamente la libertà imprenditoriale di licenziare a piacimento;
che vi è altresì il rischio che si voglia eludere anche un’ aperta discussione parlamentare proponendo il pacchetto governativo sotto forma di un decreto legge;
Manifesta
la propria contrarietà per il metodo seguito e, nel merito, alla abrogazione di fatto dell’ art. 18.
Considera
l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori nella sua attuale formulazione un ineliminabile baluardo contro i licenziamenti discrezionali e quindi una insopprimibile garanzia per la vita democratica del Paese.
Esprime
la propria solidarietà alla CGIL condividendone la scelta di mobilitare i lavoratori a difesa dei loro diritti democratici, già ampiamente aggrediti dalla FIAT
Auspica
Che sul problema vi sia un’ampia discussione parlamentare in grado di modificare le decisioni assunte dal Governo
Sostiene il Sindacato nella difesa dei diritti dei lavoratori.
Invita

Chiede
Al Presidente del Consiglio Comunale di inviare la presente mozione al Presidente del Consiglio dei Ministri, alla ministra del lavoro, ai presidenti dei gruppi parlamentari e ai segretari dei sindacati provinciali e nazionali.

I Consiglieri

Tiziana Bartimmo
Lorenzo Cosimi

Monti sponsor di se stesso, lancia un monito ai partiti ma “santifica” Berlusconi!

di Franco Frediani*

Il Premier mostra il suo vero volto. Lo fa sparando attraverso le agenzie di stampa, usando la comunicazione per far sapere che è più forte dei partiti. Non riflette però sul fatto che sono stati proprio Loro a chiamarlo a svolgere questo compito.  Inutile che l’ex Preside della Bocconi si mascheri da tecnico quando sta facendo più politica del politico più consumato! Non sembra essere più l’uomo che si era messo a disposizione del Parlamento, quanto Colui il quale mostra spavaldamente un volto deciso che lo aiuta nell’esternare affermazioni che non lasciano dubbi. Dall’altro capo del Mondo giungono le sue dichiarazioni che hanno il chiaro sapore di un monito nei confronti degli stessi partiti che lo hanno fortemente voluto: “Nonostante il calo degli ultimi giorni, a causa delle misure sul mercato del lavoro, il governo gode di un forte consenso nei sondaggi di opinione, ma i partiti no”, afferma infatti lo stesso Premier. Si cautela sottolineando che il compito dell’esecutivo tecnico “è e deve essere un’eccezione, quindi la vita politica tornerà ai partiti”, ma subito riprende lo scettro e lancia in resta, detta il suo duro segnale: “Quando però Questi torneranno al potere saranno un po diversi perché più consapevoli di prima rispetto alla richiesta di governance da parte degli italiani, mentre in passato l’offerta è stata carente”.   Su quali basi poggiano queste riflessioni non è dato saperlo.  Evidentemente Monti non vede, non sente e se c’era dormiva! Da mesi non passa giorno in cui non ci sia una protesta, uno sciopero, una dimostrazione; le trattative con le parti sociali e le Forze politiche sono sempre altalenanti e trovano ampio sconcerto tra i Cittadini che sono stanchi di essere trattati come le ultime ruote del carro. Leggi tutto “Monti sponsor di se stesso, lancia un monito ai partiti ma “santifica” Berlusconi!”

Sciopero Fiom: cadono le ultime resistenze all’interno del PD. L’unità del centrosinistra sembra allontanarsi ancora di più!

da www.dazebaonews.it

di Franco Frediani

Sinceramente non è facile esprimere una valutazione sui meccanismi in atto, ma la cosa certa è che il PD sta veramente avviandosi lungo una china disastrosa, per il paese e per la sua stessa politica. In molti stavano guardando a Stefano Fassina con speranza, come a colui il quale (malgrado abbiamo a suo tempo doverosamente ricordato che è pur sempre il Direttore scientifico di NENS, il periodico di Bersani & Visco) poteva mantenere saldo l’anello di congiunzione con una vera politica di sinistra. Così non sembra più. All’indomani dell’annunciata partecipazione allo sciopero della FIOM, il Responsabile economico dei Democratici ha fatto dietrofront! La motivazione sembra essere l’annunciata partecipazione allo sciopero di esponenti del movimento NO TAV.

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Saviano, prima di parlare di Gramsci leggi almeno l’indice

 

di Alberto Burgio
Martedì scorso sulla Repubblica Roberto Saviano ha recensito con toni entusiastici un libro sulle «due sinistre»: quella rivoluzionaria, brutta, sporca e cattiva, impersonata da Antonio Gramsci, e quella riformista, buona e gentile, rappresentata da Filippo Turati. Il libro, opera di Alessandro Orsini, giovane sociologo politico, sembra a Saviano niente meno che «la più bella riflessione teorica sulla sinistra fatta negli ultimi anni»…
La tesi del libro è semplice e niente affatto inedita. Da una parte c’è la sinistra riformista, realistica, sinceramente preoccupata delle sorti dei subalterni, quindi capace di valorizzare le piccole conquiste giorno per giorno (in una prospettiva che qualche tempo fa si sarebbe definita «migliorista»); dall’altra, la sinistra rivoluzionaria, violenta e pretenziosa, accecata dall’ideologia e intollerante delle altrui posizioni (la sinistra, per intenderci, dei faziosi e dei «fondamentalisti»).
Inutile dire che questa seconda sinistra – abituata ad aggredire gli avversari a suon di insulti e pugni in faccia, quindi un po’ fascista – è per Saviano la sinistra comunista, erede, scrive, della «pedagogia dell’intolleranza edificata per un secolo dal Partito Comunista»; mentre l’altra – riformista – è la sinistra socialista. Come nelle fiabe della nonna, insomma, tutti i buoni da una parte, tutti i cattivi dall’altra: un bel quadretto manicheo che la dice lunga sulla raffinatezza del personaggio e la complessità della sua visione.
Ma qual è il punto? Saviano, mascotte della fazione progressista, si arrabatta come può nell’argomentare, a suon di esempi ad hoc e citazioni estrapolate, una tesi inconfutabile perché arbitraria. Gli si potrebbe ricordare, se ne valesse la pena, che Benito Mussolini – non propriamente un campione di mitezza e tolleranza, come proprio Gramsci gli potrebbe ricordare – venne fuori dalle file socialiste, che del socialismo italiano sono purtroppo eredi i più facinorosi colonnelli berlusconiani e che senza i comunisti questo Paese non avrebbe avuto né la Resistenza né quella Costituzione antifascista che Saviano giura di venerare. Ma ne vale la pena?
No. E nemmeno merita tempo indugiare su altre stranezze di questo articolo: il suo argomentare a favore della mitezza ricorrendo a caricature e a mistificazioni; il suo perorare la causa delle buone eresie accodandosi ai più vieti luoghi comuni; il suo ridurre una vicenda complessa e contrastata a uno povero schemino di cui anche uno studentello svogliato si vergognerebbe. Meglio lasciar perdere, e limitarsi a constatare, desolati, a che cosa ci si può ridurre quando si è mossi dalla preoccupazione di piacere e di seguire l’onda. A Saviano diamo solo un suggerimento: legga quanto Gramsci scrive sul servilismo degli intellettuali. E stia tranquillo, non dovrà leggere tutti i Quaderni (il tempo, si sa, è denaro): nell’edizione c’è un ottimo indice analitico.

La sinistra replica alle contraddizioni del “solito” Veltroni. PD di fronte al bivio?

di Franco Frediani*

Più che citare “Totem e tabù” di Freud, Walter “Uolter” Veltroni avrebbe dovuto ricorrere all’altrettanto ben conosciuto “Psicopatologia della vita quotidiana”, oltretutto scritto dallo stesso Autore e più attinente all’ossessiva idea di inseguire un percorso politico ormai proposto e iniziato tanti anni fa e altrettante volte sconfessato dall’insuccesso che ha regalato alle destre Nostrane lunghi periodi di agibilità politica. Ciò che in realtà muove “l’ex tutto” del PD, (ex segretario, che insieme a D’Alema ha sempre giocato a contendersi il ruolo di eminenza grigia nello stesso Partito Democratico) è proprio il futuro assetto del suo partito, che sa bene in quali condizioni navighi. Potremo sintetizzare la frenesia Veltroniana, peraltro esternata con affermazioni inaccettabili soprattutto sulle problematiche del Lavoro, prendendo in prestito le parole di Paolo Ferrero: “Veltroni fa la corte a Monti. Altro che riformismo – ha aggiunto il segretario di Rifondazione – qui c’è un asse bipartisan contro i lavoratori”. Come dargli torto?!

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Tagli alla Difesa? Il gioco delle tre carte continua!

da www.dazebaonews.it

di Franco Frediani

Il governo offre al paese un “contentino” per quanto riguarda le spese militari. Notizia ormai diffusa è quella di un ridimensionamento delle spese preventivate per l’acquisto di 131 aerei F35 che viene fissato invece a 90. Tutto ciò che porti risparmio è sicuramente ben visto da tutti, e Monti, da buon “tecnico politicizzato”, ha capito quanto conta l’immagine e la comunicazione, offrendo lo zuccherino agli italiani. Quello che rimane nel dubbio è “l’irrinunciabilità” del ricorso a tecnologie belliche quanto sofisticate. Con i capitali impegnati nell’acquisto di materiale bellico potremo sviluppare settori VITALI, necessari per un cambio di passo qualitativo della Nostra società. Il mondo della ricerca, non solo scientifica, potrebbe essere messo in condizioni di offrire maggiori e più utili risposte al posto di un F35!! La cultura della Pace non è ancora entrata nel Nostro sentire comune. Non ci aspettavamo certamente miracoli da un Generale, un Militare chiamato a ricoprire un ruolo politico nell’Esecutivo di Monti; come avrebbe potuto dimostrarsi soggetto neutro?! Il conflitto d’interessi, anche se di natura diversa da quello generalmente inteso, era e resta evidente. La Gente vuole pace e serenità, e questo non è il percorso che porta a quel traguardo. Le domande potrebbero levarsi numerose. Restiamo senza difesa? Rinunciamo alle armi? Bene, vediamo di dare una risposta sensata. Perché i vari stati e paesi non decidono di puntare alla ricostruzione (dalle fondamenta) di un Organo imparziale e supremo che vigili sulla pace nel Mondo? L’Onu è stato e continua ad essere troppe volte ostaggio di logiche politiche legate alle varie potenze, o superpotenze come vogliamo chiamarle, e questo lo rende solo parzialmente “efficiente”. Spendere molte altre parole non servirebbe a dare maggior senso rispetto a questo breve inciso. La difesa italiana non ha ragione di esistere se non fosse inquadrata (e così oggi è..!) in un piano più generale di alleanze militari. Ecco il motivo e la ragione di dover affrontare l’argomento in un contesto più ampio di quello prettamente nazionale. Comprendiamo benissimo quanto il cammino in questa direzione sia difficile e impervio, ma sacrificare miliardi in materiale bellico quando c’è chi non riesce a vivere (dobbiamo ricordare l’ormai cronica mancanza di lavoro, di prospettive, di un welfare che non include ma esclude, ed altro ancora??) ci resta impossibile da accettare! Leggi tutto “Tagli alla Difesa? Il gioco delle tre carte continua!”