PRC Livorno: comunicato stampa sulla situazione in ambito portuale

Partito della Rifondazione Comunista
– Federazione di Livorno –

 

Lo straordinario successo della manifestazione dei lavoratori portuali di mercoledì scorso è un fatto nuovo e di estrema importanza.
E’ stata una dimostrazione di forza. Non solo per la presenza di tanti lavoratori, ma per la forza delle loro ragioni e della loro consapevolezza che si è ormai giunti ad un punto di svolta.
La crisi di traffici, gli errori, i ritardi e la mancanza di investimenti, gli appetiti dei grandi gruppi imprenditoriali e finanziari rischiano di fare a pezzi l’occupazione e le condizioni di vita e di lavoro dei portuali.
Di fronte a tutto questo, le Istituzioni sono deboli e divise: alcune addirittura sostengono questo ritorno al passato con l’azione o con l’inerzia.
Si sente l’assenza di una guida politica autorevole e credibile e di un progetto forte e condiviso.
Mercoledì i lavoratori hanno detto che quel vuoto hanno tutte le carte in regola per poterlo riempire loro: con le proprie esigenze, con le proprie speranze e con i propri diritti, che sono già da sé un progetto alternativo al dominio crescente degli speculatori e degli avventurieri.
Si è ritrovata l’unità di cui si sentiva da tempo bisogno. La strada è quella giusta ora va percorsa fino in fondo, perché siamo solo agli inizi ed i colpi di coda e i tentativi di scaricare tutto sulle spalle dei lavoratori aumenteranno.
Serve un patto di unità di azione e di solidarietà tra i lavoratori del porto che permetta di far superare a tutti la crisi, conservando l’occupazione, salario e dignità.
Sul piatto stanno: – progetti economici per il lavoro; – interventi infrastrutturali pubblici; – difesa ed allargamento delle regole dalle banchine fino alle aree retroportuali.
La direzione di Rifondazione Comunista s’impegna a sostenere questo sforzo, cercando l’unità con tutti coloro che vorranno spendersi nella causa del lavoro e della rinascita del nostro Porto.

Direzione PRC Federazione di Livorno

Fiat condannata per discriminazione: “Deve assumere 145 operai Fiom a Pomigliano”

Roma – da IlFatto Quotidiano

 

Una nuova sentenza per Fiat. Il Tribunale di Roma ha infatti condannato l’azienda automobilistica per discriminazioni contro la Fiom a Pomigliano: 145 lavoratori con la tessera del sindacato dei metalmeccanici dovranno essere riassunti nella fabbrica. A renderlo noto è la stessa Fiom che in un comunicato precisa che 19 suoi iscritti avranno anche diritto a 3.000 euro per danno.
Il sindacato ha fatto causa al Lingotto sulla base di una normativa specifica del 2003 che recepisce direttive europee sulle discriminazioni. Alla data della costituzione in giudizio, circa un mese fa, su 2.093 assunti da Fabbrica Italia Pomigliano nessuno risultava iscritto alla Fiom. In base a una simulazione statistica affidata a un professore di Birmingham le possibilità che ciò accadesse casualmente risultavano meno di una su dieci milioni. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha agito per conto di tutti i 382 iscritti alla sua organizzazione (nel frattempo il numero è sceso a 207) e a questa cifra fa riferimento il giudice ordinando all’azienda di assumere 140 lavoratori con la tessera dei metalmeccanici Cgil. L’azione antidiscriminatoria – spiega ancora il legale della Fiom – può essere promossa dai diretti discriminati e se la discriminazione è collettiva dall’ente che li rappresenta. Per questo 19 lavoratori hanno deciso di sottoscrivere individualmente la causa e hanno ottenuto i 3.000 euro di risarcimento del danno. Leggi tutto “Fiat condannata per discriminazione: “Deve assumere 145 operai Fiom a Pomigliano””

Bidoni tossici: attualità delle considerazioni espresse da Tiziana Bartimmo

Art. pubblicato da IlTirreno, il 30 aprile scorso

La drammatica lentezza con cui la vicenda del recupero dei bidoni tossici in mare viene gestita dalle autorità competenti e la ormai chiara inadeguatezza dei piani di recupero della società Grimaldi, hanno spinto la Federazione della Sinistra a presentare una mozione in Consiglio Comunale affinchè sia richiesto l’intervento dei sofisticati mezzi in possesso dell’Esercito e della Marina.
il Ministero della Difesa sarebbe così veramente a “difesa” dei territori, della salute dei cittadini, e la gestione del recupero sarebbe fatta dal “pubblico”, con il costo a carico della Grimaldi, perché è strano che il piano antinquinamento  fin ora sia stato gestito da chi ha inquinato. In questo momento non serve più fare polemiche con l’amministrazione, ma le Istituzioni devono operare affinchè questa vicenda non finisca nel dimenticatoio come altre, e devono finalmente riflettere su quanto la questione ambientale sia di fondamentale importanza per il nostro futuro, a partire dalla salvaguardia di quello che abbiamo, ma anche per delineare sul nostro territorio un percorso futuro che veda la consapevolezza che le risorse non sono infinite e che vanno risparmiate e rispettate (anche da attentati alla loro sopravvivenza), e che bisogna iniziare a investire in energie rinnovabili, tutela del territorio, e prodigarsi per il cambiamento degli stili di vita, che farebbe bene all’ambiente, ma anche all’occupazione. Leggi tutto “Bidoni tossici: attualità delle considerazioni espresse da Tiziana Bartimmo”

“Sui bidoni tante gufate..?”

di Redazione

 

Di seguito l’articolo di stampa dove viene riportata la risposta del Consigliere comunale del PDL,
Bruno Tamburini, sulla vicenda dei bidoni tossici.
Rimandiamo ogni tipo di valutazione e/o considerazione alla lettura dello stesso.

                                                  [Clicca sull’immagine per ingrandire]

 

Rosignano farà centro?!

di Silvia Gesess – Giacomo Luppichini *

 

“Rosignano fa centro”, ecco il titolo che l’amministrazione comunale ha elaborato per il percorso partecipativo creato ad hoc dalla nota società fiorentina Sociolab per coinvolgere i cittadini del comune di Rosignano Marittimo rispetto alla proposta di sviluppo urbanistico dell’area denominata “h5 sotto”, progetto, questo, elaborato da Unicoop Tirreno, che, vale la pena ricordarlo è al tempo stesso la proprietaria dell’area, la committente del progetto e la finanziatrice del percorso partecipativo.
Partecipazione, è una bella parola, inclusiva e democratica. Tanto bella quanto dissonante, purtroppo, in un comune, come il nostro, dove sono stati cancellati i consigli di frazione da oltre due anni e dove ancora non si è riusciti a costruire una reale possibilità di partecipazione, non preconfezionata, della cittadinanza.
Partecipazione negata anche ai consiglieri comunali che, dopo aver palesato l’esigenza di un consiglio comunale dove confrontarsi sul progetto di sviluppo dell’area H5, si sono visti convocare invece per discutere esclusivamente del percorso partecipativo targato Unicoop e questo  quando già il gazebo era impiantato ed operativo. Leggi tutto “Rosignano farà centro?!”

Mozione in merito a “Rifiuti tossici, una questione tra modello economico e mare come discarica“.

S. Lami – M. Mazzola – E. Celanti – A. Cristiani

Livorno 07.06.2012
Prot. n°    24567  /Strutt. C.P. – cm

Al Presidente del Consiglio Provinciale
Dott. Fabio Di Bonito
Sede

Mozione in merito a “ Rifiuti tossici, una questione  tra modello economico e mare come discarica.“
PREMESSO

Che in riferimento al disastro ambientale, avvenuto nella notte del 17 dicembre 2011 a nord dell’isola di Gorgona, le ultime vicende suggeriscono scenari inquietanti e quanto poteva sembrare un’ipotesi lontana, oggi è invece diventata realtà e all’orizzonte non sembra esserci ancora una soluzione concreta.
Che ancora ci sono 102 bidoni carichi di sostanze tossiche abbandonati nei nostri fondali.
Che la dinamica sulla caduta dei fusti tossici in mare è ancora tutta da chiarire, in particolare per quanto attiene al fronte delle indagini sulle cause e responsabilità, dove non sembrano ancora emergere alcune novità.
Che nonostante le ultime analisi dell’istituto superiore della sanità non abbiano rilevato anomalie sulle acque campionate e sui pesci, ma che a fronte del rilascio di una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante, resta in ogni caso il rischio nel lungo periodo di trasformarsi in una bomba ecologica, capace di compromettere l’ecosistema di buona parte del Mar Tirreno e di conseguenza l’economia legata a pesca e turismo.
Che nello stesso dossier intitolato “Rischi” redatto dall’Arpat nel mese di febbraio (quando ancora ci rassicuravano che il recupero dei fusti sarebbe stato solo questione di giorni), i tecnici dell’Agenzia regionale esprimevano la preoccupazione di come il rischio contaminazione “potrebbe diventare più consistente se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo”. In questo caso gli effetti sull’ambiente e la biodiversità potrebbero avere gravi ricadute anche per la riserva marina, santuario dei cetacei.
Che la stessa Arpat ha potuto analizzare solo dopo quaranta giorni il contenuto dei fusti rimasti a bordo del Venezia, e scoprire così che le schede di carico contenevano informazioni non corrette e che nessuno, ad oggi ha dovuto rendere conto di questo.

PRESO ATTO

Che la ricerca dei fusti è stata sottovalutata, poco accurata e comunque attivata con mezzi inadeguati dimostrando tutta l’inadeguatezza delle istituzioni preposte a far fronte a questa emergenza. Emergenza che erroneamente o volutamente tale non è stata considerata.
Che a causa delle correnti, del fondo sabbioso e mobile, dei ritardi nelle ricerche, aumenta di giorno in giorno il rischio che i carichi persi non saranno più recuperati.
Che tutto questo ripropone, con serietà, il problema del numero sorprendente di perdite di carico e affondamenti (25 in 34anni) segnalati da reporters impegnati nelle inchieste sui traffici di rifiuti tossici.

CONSIDERATO

Che il traffico marittimo ha regole ormai inadeguate o comunque insufficienti, in materia di acque territoriali e che pertanto servono norme vincolanti, con veri piani regolatori regionali o interregionali per garantire navigazione in sicurezza e tutela ambientale. Altrettanto si dovrebbe fare anche per le aree demaniali, a difesa degli interessi generali e del bene comune secondo il principio del «chi inquina paga».
Che non può finire così, questi bidoni tossici vanno necessariamente recuperati, non possono essere abbandonati nei fondali a qualche miglio dal mare protetto di Pianosa ed in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, in un’area di mare anche trafficata dai pescherecci e interessata dal fenomeno dell’upwelling, dove la risalita delle acque profonde che favorisce la produttività biologica e la presenza di krill e piccoli pesci che attirano le grandi balenottere ed i delfini. Un pericolo da scongiurare per l’intera catena alimentare marina e conseguentemente anche per la salute delle persone.
Che per approfondire le cause dell’incidente e per monitorare con continuità le conseguenze possibili risulta indispensabile conoscere con esatta precisione la tipologia delle sostanze contenute nei bidoni, iniziando ad analizzare i residui presenti nell’unico bidone recuperato di cui ancora non è stata data alcuna comunicazione. Anche il monitoraggio Arpat (che deve essere esteso alle zone interessate dalle correnti ed essere costante) richiede di parametri e d’ipotesi di partenza sulla quale costruire modelli di rilevazione, altrimenti gli stessi controlli potrebbero risultare poco attendibili. Come pure è necessario obbligare mittente e vettore a fornire informazioni ufficiali e vere, perché la dinamica dell’incidente risulta, ancora ad oggi, piena di punti oscuri, a partire dal fatto di come fosse stato possibile trasportare un carico simile con un mare di quella natura e senza accurate precauzioni. Inoltre le imprecise indicazioni sulla zona della perdita, le irregolarità sulla documentazione di viaggio, i ritardi nella comunicazione dell’incidente e nelle operazioni legittimano o in ogni caso giustificano, di fatto, i molti dubbi e incertezze che potranno trovare risposte solo con l’avvio di procedimenti legali, per chiarire tutte le responsabilità e poter richiedere i dovuti risarcimenti.
Che l’ambiente rappresenta una rilevante ricchezza del nostro paese che va salvaguardata e curata anche per ragioni economiche oltre che etiche e di tutela della salute.
i proponenti chiedono

Che L’amministrazione Provinciale di Livorno in collaborazione con le Provincie di Pisa e Grosseto e i Comuni interessati si facciano promotori di una protesta sostanziale verso il Ministero, affinché si impegni concretamente a trovare una soluzione per recuperare e mettere in sicurezza questi bidoni. Un punto fermo deve essere quello che “quei bidoni non possono e non devono restare in mare e che non c’è tempo da perdere”. Poco importa se l’intervento sarà eseguito da privati o dalla Marina Militare, l’importante è che i costi non ricadano sulla collettività e siano addebitati ai responsabili.
Che L’amministrazione Provinciale di Livorno in collaborazione con le Province di Pisa e Grosseto e i Comuni interessati solleciti e collabori con la Regione Toscana e il Presidente Rossi all’iter per istituire il prima possibile il PIANO REGOLATORE DEL MARE per le acque territoriali toscane, che comprenderebbe tutto l’arcipelago, con uno sviluppo costiero di 561 km e un’estensione del mare pari a 15.000 km2, fino alle coste corse, gettando le basi per una più stretta collaborazione con la Francia per la difesa del santuario dei cetacei.
Che il Consiglio Provinciale sia puntualmente informato sullo stato delle ricerche e del recupero, sulle indagini in corso e sugli sviluppi giudiziari, anche tramite convocazione della Conferenza dei Capigruppo.

 Silvio Lami – PRC – FdS
Michele Mazzola – PdCI – FdS
Enrico Celanti – IdV
Adriano Cristiani – SeL