Viaggio nella città più bertinottiana d’Italia. Dove i giovani non votano e i vecchi delusi si interrogano
da Il Messagero
di Michele Concina
LIVORNO – Pascolavano a testa china, da bravi dinosauri, convinti che il loro mondo sarebbe rimasto intatto in eterno. Non hanno visto, quelli di Rifondazione comunista, il meteorite che calava dal cielo, ad annientarli o quasi. Solo adesso, frastornati e increduli, ricordano quei segnali. Quel fischio, quello spostamento d’aria. Si domandano come è potuto succedere, meditano smarriti su un futuro a dir poco eventuale. Per leggere il dramma di militanti e quadri, il posto giusto è Livorno , la città più rifondarola d’Italia: 1620 iscritti (ma dieci anni fa erano quasi 2300); il 16 per cento dei voti da soli alle politiche del 2006, precipitato al 6 domenica scorsa nonostante il cartello Arcobaleno con Verdi, Pdci e sinistra ex Ds. O forse, proprio a causa di quell’alleanza.
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