Il Kit UE e la strategia della paura

L’Unione Europea lancia il consiglio di un kit di sopravvivenza per affrontare 72 ore di emergenza, presentato come una misura di sicurezza per i cittadini in caso di guerra o disastro naturale; il tutto serve a lanciare la “Preparedness Union Strategy”, piano “di preparazione” degli Stati e dei cittadini europei a possibili situazioni di crisi.

La trovata dovrebbe farci riflettere sul ruolo della paura come strumento di controllo politico.

L’idea di un kit di emergenza da un lato può apparire come un’azione di buon senso per promuovere la “resilienza” della popolazione, ma in questo caso si inserisce in una più ampia strategia di costruzione del consenso attorno a politiche di riarmo e militarizzazione. Vogliono normalizzare la guerra e usano la paura.

Negli ultimi anni, l’Unione Europea si è sempre più avvicinata a logiche belliche, aumentando i finanziamenti per la difesa e promuovendo una narrativa di “guerra imminente”. L’idea che i cittadini debbano essere preparati a uno scenario di conflitto viene veicolata non tanto come una misura di autodifesa consapevole, ma come un messaggio implicito che vuole giustificare l’espansione della spesa militare, il rafforzamento dei confini e la riduzione degli spazi di dissenso.

La paura diventa quindi una leva politica: uno strumento per distogliere l’attenzione dai fallimenti economici e sociali, giustificare scelte che vanno contro gli interessi dei lavoratori e delle classi popolari e alimentare il ciclo di militarizzazione che avvantaggia l’industria bellica e le élite politiche.

Sì, in situazioni di emergenza, avere a disposizione alcuni beni essenziali come acqua potabile, un powerbank per alimentare i cellulari, cibi non deperibili e materiale da pronto soccorso può fare la differenza tra sicurezza e vulnerabilità. Tuttavia, la preparazione individuale non può sostituire la responsabilità delle istituzioni di garantire infrastrutture sicure, servizi di protezione civile efficienti, e soprattutto non può sostituire politiche di prevenzione delle crisi.

Negare l’importanza della preparazione alle emergenze sarebbe un errore. La crisi climatica, il rischio di disastri ambientali richiedono una popolazione informata e capace di affrontare situazioni critiche. Una vera “Preparedness strategy” dovrebbe concentrarsi sulla salvaguardia ambientale, sulla costruzione di un ruolo dell’UE come mediatrice di conflitti, invece che parte attiva nella corsa al riarmo.

Dovrebbe creare corridoi umanitari e politiche di accoglienza dignitose per chi fugge da guerre e crisi climatiche.

Dovrebbe introdurre un reddito minimo europeo e misure di contrasto alla povertà.

Dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento dei servizi di protezione civile, sugli investimenti per rendere antisismiche tutte le strutture scolastiche e pubbliche in genere.

Spendere nel riarmo invece che in queste cose, e chiedere poi ai cittadini di prepararsi il kit d’emergenza per quando arriverà l’ennesima alluvione o scoppierà una bomba, è una deresponsabilizzazione inaccettabile.

Prepararsi alle emergenze è fondamentale, ma questa preparazione non può essere scollegata da un impegno attivo per la pace, l’ambiente e la giustizia sociale. Altrimenti, diventa solo l’ennesima arma ideologica per alimentare la paura e favorire chi specula sul conflitto.

EMERGENZA GAZA

Rilanciamo l’appello per il presidio cittadino livornese per Gaza e in solidarietà col popolo palestinese:

venerdì 28 marzo, in piazza grande alle 17:30 🇵🇸✊🏽

Domenica mattina al circolo Livorno Sud

Stamane lavori di pulizia e sistemazione del circolo Livorno Sud! C’è molto lavoro da fare e con orgoglio lo portiamo avanti: è importante curare i luoghi dedicati al lavoro politico di cui ha bisogno la classe lavoratrice di oggi e di domani, raccogliendo e rielaborando l’eredità ideale di chi ci ha preceduto!

Sabato 22 marzo conferenza stampa referendum cittadinanza

Sabato 22 marzo alle 11:30 in Via Terreni conferenza stampa del coordinamento territoriale livornese per presentare anche a Livorno il referendum sulla cittadinanza. Noi ci siamo! Venite ad ascoltare le ragioni del sì.

Estendere i diritti è giusto in sé, e sottrae persone al ricatto dei bassi salari e alla divisione creata con la legge Bossi Fini. Per noi di Rifondazione Comunista è una battaglia di civiltà a favore di tutta la classe lavoratrice, per questo siamo convintamente parte del comitato promotore nazionale di questo referendum per la cittadinanza!

CAMBIAMO LE PRIORITÀ

Ennesime giornate tragiche per il maltempo in Toscana.

Per le armi i soldi ci sono, per prevenire alluvioni no. È ora di dire BASTA!

Meno cemento, più cura del territorio: deve essere una priorità assoluta. Le alluvioni non sono più emergenze eccezionali, ma conseguenze di scelte sbagliate e di un clima che cambia.

Ci stringiamo ai cittadini colpiti, ma non basta la solidarietà. Serve un serio Piano Regionale per il dissesto idrogeologico, con lo stesso peso di quelli su rifiuti ed energia.

Basta passerelle e promesse vuote. Chiediamo alle istituzioni regionali di agire subito:

– Meno consumo di suolo

– Manutenzione straordinaria di fognature e corsi d’acqua

– Investimenti concreti, non solo in emergenza

Il clima è già cambiato. È ora di cambiare anche le priorità.

Manifestazione antimilitarista 24 febbraio

Ieri un centinaio di persone ha partecipato, nonostante la pioggia, alla manifestazione antimilitarista contro tutte le guerre nel terzo anniversario dall’inizio della guerra su larga scala in Ucraina.

Siamo scesi in piazza in solidarietà con i disertori di tutte gli eserciti e di tutti i fronti, a sostegno di chi ogni giorno si oppone alla macchina del militarismo e della guerra. Presenti oltre alle realtà politiche, sindacali e sociali che fanno parte del Coordinamento Antimilitarista Livornese, anche la Rete livornese contro le guerre, il Coordinamento Salute Ambiente Sanità Livorno, il Movimento non violento, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole i portuali del G A P Livorno. Importanti le testimonianze e gli interventi dei lavoratori del porto, dei ferrovieri, dei lavoratori della scuola e degli studenti delle scuole superiori, che hanno ribadito l’importanza dell’unità e della solidarietà nella lotta contro la guerra e il militarismo, a partire dai luoghi di studio e di lavoro, dove è possibile bloccare materialmente le politiche guerrafondaie.