Perché il prezzo del petrolio è così alto?

Debolezza del dollaro, cattive politiche federali e speculazioni dei fondi ad alto rischio.
 
di Paul Craig Roberts* – CounterPunch

 Come si spiega il prezzo del petrolio? Perché è così alto? Lo stiamo davvero finendo? Sono state interrotte le forniture, o gli alti prezzi sono il riflesso della bramosia delle compagnie petrolifere, oppure dell’OPEC? Chavez e i sauditi ci stanno cospirando contro?
 
Secondo la mia opinione sono due i fattori principali dell’aumento del prezzo del greggio: la debolezza del valore di cambio del dollaro statunitense e la liquidità che la Federal Reserve Bank sta mettendo in circolazione.
 
Il dollaro debole è una conseguenza del grande deficit finanziario e commerciale il cui esito sfugge alla politica statunitense. Siccome gli abusi hanno finito con lo svilire il ruolo del dollaro statunitense come moneta di riserva, i venditori chiedono più dollari come copertura a fronte del cambio al ribasso e alla sua perdita di credibilità come valuta di riserva.

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Comunicato del Partito Comunista Portoghese sulle conseguenze della sconfitta del Trattato di Lisbona

Il Partito comunista portoghese ha diffuso un comunicato al termine di una conferenza stampa sulle conseguenze della sconfitta del Trattato di Lisbona
 
Ilda Figueiredo, membro del Parlamento europeo
Lisbona, 13/06/2008
 
Il Trattato di Lisbona è morto. La vittoria del No in Irlanda ha gettato nella spazzatura della storia un progetto di trattato che in realtà era un raggiro politico, poiché tentava di risuscitare la cosiddetta Costituzione europea, che era stata rifiutata dai popoli di Francia e Olanda.
 
La vittoria del No ha una grande importanza ed un significato politico.

Questo risultato rappresenta una sconfitta tangibile imposta dal popolo irlandese ai progetti di accrescimento del neoliberismo, del federalismo e del militarismo che i leader delle potenze europee e i gruppi economici e finanziari persistono nel portare avanti.

Un risultato anche indicativo a causa della campagna condotta dai principali leader dell’Unione Europea che, attraverso interferenze, pressioni e ricatti nei confronti del popolo irlandese, hanno tentato in ogni modo di condizionare il risultato del referendum.
 
Un risultato che evidenzia chiaramente le ragioni della paura che ha condotto, quelli maggiormente responsabili di aver predisposto questo Trattato, a prevenire in più paesi i referendum nazionali sul progetto di un nuovo Trattato europeo.

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In quel cpt una stanza dei pestaggi

di Orsola Casagrande

da Il Manifesto

I racconti dei migranti usciti dal centro di corso Brunelleschi a Torino

Non si respira una bella aria a Torino. Sali sull’autobus e l’unica cosa di cui si parla sono i rischi che si corrono sui tram e sui pullman. Rischi? «Non hai sentito? – dice una giovane donna – qui ormai è il Far West». L’autobus è il 67, lo stesso dove qualche giorno fa i vigili urbani hanno spadroneggiato con fare effettivamente un po’ da cowboys, intimando ai cittadini stranieri presenti di scendere, dividendo uomini da donne e esibendosi in controlli accompagnati da frasi come «la pacchia è finita». E a chi mostrava la carta d’identità italiana, «non ce ne frega nulla della vostra carta italiana, questo non è più il paese delle meraviglie».

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Falce e martello come la svastica

di Franco Romano

da L’Ernesto

La decisione del parlamento di Vilnius, Lituania, di mettere al bando il simbolo comunista della falce e martello, equiparandolo alla svastica, è una decisione che non ci sorprende se la si legge nel contesto mondiale di rimozione di tutto ciò che potrebbe impedire il cammino del capitalismo neoliberista, oggi padrone del mondo. Allo stesso tempo, questa decisione, non ci fa perdere di vista la battaglia che in questi giorni di congresso l’area dell’Ernesto stà portando avanti per salvaguardare l’esistenza di quel simbolo e del partito stesso in chiave comunista. Alla luce di questo ennesimo attacco all’alternativa di società, ogni tentativo di rimodulare l’azione della politica della sinistra italiana, che non preveda la presenza di una forza comunista capace di attrarre attorno al tema principale dell’abbattimento di questo capitalismo le altre forze progressiste di sinistra, risulta fallimentare.

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Chiediamo il rispetto degli impegni per le riparazioni navali nel porto di Livorno

della Federazione PRC di Livorno

Salvaguardare la filiera delle riparazioni navali, i suoi numerosi lavoratori e le strutture ad essa indispensabili: sono questi i punti fermi su cui il Partito della Rifondazione Comunista e le associazioni che rappresentano le aziende della navalmeccanica e carpenteria navale a Livorno, hanno trovato piena sintonia di vedute.
All’incontro svoltosi nella sede del PRC in Borgo Cappuccini, hanno preso parte il segretario provinciale Alessandro Trotta e Luciano Traversi, il direttore generale della CNA Gino Baldi, il vicepresidente dell’Associazione Riparatori Navali Paolo Zani, il suo direttore tecnico Roberto Pardini e l’imprenditore Massimo Luciani.

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Manifestazione cittadina

Il giorno 19 giugno 2008 alle ore 9:30

davanti alla sede dell’Autorità Portuale (scali rosciano) di Livorno

ci sarà una manifestazione dei riparatori navali contro lo smantellamento dei bacini di carenaggio e le banchine adibite alla riparazione.

 

E’ importante la solidarietà delle altre realtà produttive e della città.

Come partito sosteniamo la mobilitazione.

Chi può venga!